E’ morta all’età di 73 anni a Los Angeles Sue Lyon, la Lolita di Stanley Kubrick. L’attrice era malata da tempo, come ha confermato l`amico Phil Syracopoulos al New York Times. Esordì sul grande schermo da adolescente come protagonista del film Lolita di Stanley Kubrick, la ragazzina per cui il professore di liceo Humbert (interpretato da James Mason) perde la testa, tratto dall`omonimo romanzo di Vladimir Nabokov che fece scandalo nel 1955. Il corpo adolescente adagiato sul prato del giardino; il gesto pieno di grazia con cui si toglie gli occhiali da sole, scoprendo in tutto il suo splendore il volto angelico e conturbante; gli occhi ridenti, e quello sguardo intenso in cui convivono candore e malizia: l’entrata in scena di Dolores Haze detta “Lolita” nel capolavoro di Kubrick è memorabile, una delle immagini consegnate alla storia del cinema. Lyon fu scelta tra 800 ragazze dallo stesso scrittore che la definì “una ninfetta perfetta”.
Vinse il Golden Globe come migliore attrice esordiente e resterà il suo ruolo più importante, quello di Lolita che trasformò Sue Lyon rapidamente in una promettente stellina di Hollywood, consentendole di interpretare altri ruoli di giovane tentatrice, piuttosto conturbante e audace per l’epoca, in film come “La notte dell’iguana” (1964) di John Huston, “Missione in Manciuria” (1966) di John Ford, “L’investigatore” (1967) di Gordon Douglas e “Carta che vince, carta che perde” (1967) di Irvin Kershner. Il successo si affievolì alla fine degli anni Sessanta e il cinema rapidamente dimenticò Sue Lyon, relegandola soprattutto al ricordo del famoso film di Kubrick e anche di quello di Huston. Saltuariamente attiva sul set, dopo essere apparsa in qualche produzione cinematografica e televisiva minore (compresa la pellicola “Erica… un soffio di perversa sessualità” di José María Forqué del 1973) e nel film horror “Alligator” (1980) di Lewis Teague, l’attrice si ritirò definitivamente dal mondo dello spettacolo e dalle apparizioni in pubblico. Sue Lyon era nata a Davenport, nello stato dello Iowa, il 10 luglio del 1946, ultima di cinque figli. Quando il padre muore la piccola Sue ha solo dieci mesi e la madre rimane da sola a combattere contro la povertà.
La vita privata di Sue Lyon è stata piuttosto turbolenta, con cinque matrimoni alle spalle. Sul set di “La notte dell’iguana” in Messico flirta con molti giovani della zona creando non poche difficoltà alle riprese, dove viene raggiunta dal fidanzato Hampton Fancher, poi allontanato dal regista John Huston, esasperato dai continui litigi. Nel 1964 Sue Lyon e Hampton Fancher si sposano e divorziano un anno dopo. Pochi mesi dopo rimane vittima di un incidente automobilistico sulla Pacific Coast Highway assieme alla madre: la giovane attrice riporta lesioni alla testa, al collo e alla schiena, con il ricorso per quasi due anni di una sedia a rotelle. Nel 1970 Sue sposa Roland Harrison, fotografo e allenatore di football afroamericano. Gli episodi di razzismo costringono la coppia a trasferirsi in Spagna e poi al divorzio nel 1973: dal matrimonio nasce la figlia Nona. Dalle luci di Hollywood Sue Lyon si ritrova ben presto a vivere in squallidi hotel, lavorando come cameriera e commessa. Conosce Gary “Cotton” Adamson al Colorado State Penitentiary, dove lui sta scontando una condanna a vent’anni per rapina e omicidio, e lo sposa in prigione il 4 novembre 1973. Un anno dopo divorzia anche da Adamson, perchè era evaso e aveva commesso una rapina. Dopo brevi nozze con Edward Weathers, durante appena 11 mesi, si unisce in matrimonio con l’ingegnere Richard Rudman, con cui resterà unita dal 1985 a 2002, anno del divorzio.