Morto a 100 anni segretario di Giovanni XXIII. L’ultima telefonata di Papa Francesco a Capovilla
VITE PARALLELE Le ultime disposizioni del porporato: “Vorrei andarmene in silenzio così come sono venuto al mondo. La messa celebrata alla mattina presto da preti a me familiari, compagni di viaggio di una vita
Raccontano che prima di scegliere il nome di Francesco, Jorge Mario Bergoglio abbia valutato per alcuni istanti di assumere il nome di Giovanni XXIV, a significare il legame che sentiva di avere con Giovanni XXIII e la sua opera principale, il Concilio vaticano II (1962-1965). Certo è che il Pontefice argentino di Angelo Roncalli ha molti tratti. E` il primo Papa a non aver partecipato al Concilio, che, forse proprio per questo, dà per acquisito. Un legame profondo, di cui è stato testimone, e tramite, Loris Francesco Capovilla, che si è spento oggi a cento anni, presso la clinica Palazzolo di Bergamo, già segretario particolare di Papa Giovanni. Mezzo secolo dopo il Concilio, il porporato aveva cento anni. Mezzo secolo dopo il Concilio vaticano II (1962-1965), nel 2014, Papa Francesco lo aveva creato cardinale. E solo pochi giorni fa il Pontefice aveva chiamato Capovilla, che dopo quella telefonata ha quasi perso la parola, come racconta un vaticanista di lungo corso, Carlo di Cicco, quasi a prepararsi per l`ultima dipartita. “Francesco lo aveva salutato un`ultima volta al telefono il 16 maggio scorso rendendolo felice”, scrive Di Cicco sul sito delle notizie di Tiscali. “Dopo questa felicità espressa ai suoi più stretti amici e collaboratori che lo attorniavano nella clinica del Palazzolo a Bergamo, Loris Francesco Capovilla aveva quasi perso la parola. Fino alla morte che lo ha colto oggi a metà del giorno, ha mantenuto la sua piena e invidiabile lucidità di mente e di cuore, ma la comunicazione con l`esterno è andata scemando per una crescente afonia. Il saluto di Francesco è stato un amichevole viatico. Capovilla, segretario di Papa Giovanni XXIII, il Papa del concilio Vaticano II, del quale era stato fedele e intelligente esecutore testamentario e curatore della sua eredità documentaria, è voluto andarsene nello stile giovanneo e perciò era felice della chiamata di Francesco”.
Capovilla era nato a Pontelongo (Padova) il 14 ottobre 1915, viene ordinato sacerdote a Venezia il 23 maggio 1940. Era stato segretario di Roncalli dapprima cardinale patriarca di Venezia dal 1953 al 1958, poi Papa, fino alla morte avvenuta il 3 giugno 1963. Il successore, Paolo VI, lo nomino nel 1967 arcivescovo di Chieti-Vasto, conferendogli l`ordinazione episcopale il 16 luglio successivo, nella basilica di San Pietro. Lo stesso Pontefice bresciano lo nominò poi, il 25 settembre 1971, prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario lauretano. Capovilla rinunciò all`ufficio pastorale il 10 dicembre 1988 e si ritirò a Sotto il Monte, paese natale di Roncalli, dove, il primo marzo del 2014, impossibilitato dall`età a viaggiare fino a Roma, ricevette la berretta e l`anello cardinalizio che Papa Francesco gli aveva assegnato, creandolo cardinale, con il Concistoro del 22 febbraio 2014, con il titolo di Santa Maria in Trastevere. A Sotto il Monte, dove si era ritirato, si era dedicato a coltivarne la memoria e a promuovere la conoscenza della figura e dell`opera di Giovanni XXIII. Una figura molto amata anche oltre il perimetro della Chiesa cattolica, ma non per questo facile da difendere. “Per favore non chiamatelo più il “Papa buono”. Sono cinquant’anni che combatto contro questa definizione”, affermò ad esempio quando Francesco canonizzò Roncalli. Erano i semplici, gli umili che lo chiamavano così “ma i giornali usavano questa parola in realtà per mortificare il suo pontificato, che invece, lo sappiamo, è stato molto importante per la Chiesa e per il mondo, per il Concilio, per la causa della pace”.
Il feeling di Capovilla con Papa Bergoglio, racconta Di Cicco, vicedirettore dell`Osservatore Romano dopo lunghi anni come vaticanista dell`agenzia Asca, era nato da subito. Fin dall`apparire di Francesco alla loggia centrale di san Pietro. Aveva commentato estasiato davanti alla televisione: “Mi pare di rivedere Papa Giovanni”. Una convinzione che più volte aveva confidato ai suoi amici più stretti. “I segni che Papa Francesco va seminando, accendendo l`entusiasmo per una Chiesa fraterna e umile sono una vera Pentecoste”, ripeteva più volte Capovilla allo stesso Di Cicco. “Non solo fisicamente Francesco e Giovanni si somigliano in qualche misura, ma è l`anima che si specchia nella stessa sequela di Gesù e nel desiderio che la Chiesa sia segno rinnovato della testimonianza del Vangelo per i poveri e il mondo intero”. Era stato sorpreso della porpora cardinalizia che non si aspettava certamente a una età tanto avanzata. “Mi è stata riservata in coincidenza con i 50 anni della conclusione del concilio aperto da papa Giovanni. Un segno chiarissimo della volontà di Francesco di onorare quel santo Pontefice che iniziò il concilio con il famoso discorso della gioia e dei segni dei tempi: Gaudet mater Ecclesia”, Gioisce la madre Chiesa che ora propone l`aggiornamento della Chiesa per stare più vicina alla gente di ogni cultura e di ogni colore perché tutti siamo fratelli della stessa famiglia umana”. E in altra circostanza, quando Francesco ha pubblicato Amoris laetitia, Capovilla osservò: “Mi convinco che Dio donando Francesco alla Chiesa sta spingendo la storia per far intendere la bellezza della fraternità universale e che il vangelo da predicare è quello delle beatitudini. Francesco lo ripete sempre e la Chiesa viene onorata anche da chi non crede ed è lontano da noi”.
Nelle sue ultime disposizioni per il suo funerale e la sepoltura che Di Cicco su Tiscali diffonde in anteprima, si legge: “Vorrei andarmene in silenzio così come sono venuto al mondo. Senza battimani o clamori. La mia bara deposta nella cappella di Camaitino. Una cerimonia riservata agli amici più intimi e fedeli che mi sono stati vicini nel corso di moltissimi anni. La messa celebrata alla mattina presto da preti a me familiari, compagni di viaggio di una vita. Dopo la celebrazione il viaggio verso il Cimitero di Fontanella dove è sepolto David Maria Turoldo, uno dei gradi poeti che la Chiesa cattolica ha avuto. Nessuna celebrazione pubblica. Se reiterranno, potranno poi fare una messa in mio suffragio ma solo dopo che le mie ossa mortali saranno poste nella nuda terra”. Sapore di san Giovanni XXIII in queste disposizioni, chiosa Di Cicco. Il cimitero di Fontanella è un cimitero semi abbandonato, con pochi corpi di frati inumati in terra a cinque chilometri da Sotto il Monte, dove Capovilla ha trascorso gli ultimi 5 lustri. Le sue ultime volontà mantengono integra la fedeltà alla semplicità di vita che la Chiesa del concilio aperto da Papa Giovanni richiede ai cristiani e ai pastori della Chiesa in particolare.