E’ morto Alain Chevalier, uno dei fondatori di LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy), numero uno dei marchi del lusso nel mondo. Lo ha annunciato l’Eliseo che ha salutato un “uomo visionario”. “Ha messo la sua intelligenza e il suo talento al servizio della politica e dell’industria, contribuendo con la sua visione e la sua determinazione a fare della Francia il primo posto nel settore del lusso”, ha dichiarato la presidenza della Repubblica.
Chi era
Correva l’anno 1987 e presso l’Hotel Plaza di Parigi, Alain Chevalier e Henri Racamier annunciano le nozze e la creazione di un nuovo gruppo del lusso, LVMH: si tratta di un acronimo per Louis Vuitton Moet Hennessy, nato appunto dalla fusione tra le imprese Louis Vuitton, specializzata negli accessori di moda guidata da Racamier, e Moet Hennessy, specializzata in vini e alcolici, di cui a sua volta era patron Chevalier. Pare che i due manager pero’ non filassero d’accordo, e proprio grazie a questo fatto, diventera’ in seguito capo indiscusso Bernard Arnault e l’azienda continuera’ la sua ascesa fino ad arrivare a risultati di bilancio da capogiro: solo nel 2017, l’utile netto e’ ammontato a 5,13 miliardi di euro. Alain Chevalier, morto oggi, ebbe il merito di portare in ‘dote’ nel matrimonio lo champagne Moet, il cognac Henessy e i profumi Dior e Givenchy.[irp]
Si era cosi’ formato, appunto nel 1987, la grande azienda Louis Vuitton-Moet Hennessy (Lvmh) ma dopo appena un anno, ci fu un colpo di scena: la Financie’re Agache (holding della stella montante della finanza d’ Oltralpe, Bernard Arnault), alleata con la Guinness, il gigante inglese di bibite e liquori, riesce a rastrellare il 24% delle azioni diventando di fatto gli azionisti di maggioranza relativa.
Pur lasciando il timone a Alain Chevalier, Arnault era diventato di fatto l’uomo forte del gruppo. Nel 1999 inizia il suo processo d’internazionalizzazione con l’acquisto di 25 marche leader. Poco dopo, la societa’ diventa leader mondiale nel lusso con un portafoglio di oltre settanta marchi di prestigio nel campo di vini e liquori, tra cui Chateau d’Yquem, Moet & Chandon, Veuve Clicquot, Krug, e Hennessy Glenmorangie e in il settore della moda con Louis Vuitton, Celine, Kenzo, Fendi, Guerlain, Marc Jacobs, Givenchy, Chaumet e Bulgari.
Diventa presente anche nel campo dei media, tra cui Les Echos, Le Parisien e Radio Classique, in distribuzione con Sephora e Le Bon Marche’, e nel settore alberghiero di lusso con il palazzo Cheval Blanc Courchevel. Morto a 87 anni nella sua casa di Mege’ve, nell’Alta Savoia, Chevalier era considerato un ottimo manager d’azienda, con una vasta esperienza alle spalle e refrattario ai grandi riflettori. Ma per molti, era un visionario come ha detto oggi l’Eliseo: il suo progetto, quello di fondare un impero multimiliardario del lusso di stampo francese, e’ comunque diventato realta’. Solo nel 2017 il suo fatturato annuo ammontava a 42,64 miliardi, e non ha conosciuto i veri contraccolpi della recessione. Nato il 16 agosto 1931 ad Algeri, dove la sua famiglia risiedeva dal 1880, ha studiato legge e scienze politiche e si e’ laureato nel 1959.[irp]
Revisore dei conti presso la Corte dei conti, ha ricoperto varie posizioni nei ministeri (affari algerini, istruzione nazionale, industria) prima di lasciare l’amministrazione per impegnarsi nel settore privato. Nel 1970, assume la direzione generale di Moet et Chandon, allora il primo gruppo francese di champagne, con un obiettivo: trasformare gradualmente questa vecchia casa a Reims in una societa’ di beni di lusso con una vocazione globale. Dalle acquisizioni alle conoscenze (cognac Hennessy, profumi autorizzati da Christian Dior, laboratori Roc), trasforma la casa in un modello di crescita e gestione. Poi il matrimonio con Louis Vuitton: ma Chevalier non ha mai posseduto alcuna azione, ne’ a Moet ne’ a LVMH. Il suo lavoro era prettamente gestionale. Nel 1989, disse, “c’era il tempo dei manager, ora e’ la ripresa in mano del capitale”. Tra il 1989 e il 1991, presiede la maison Pierre Balmain. Appassionato di antichita’ romana, Alain Chevalier era sposato con quattro figli.