Unità del Paese, recupero fuori dalla retorica dei simboli dell’Italia unita, dal Tricolore all’Inno di Mameli, difesa a spada tratta della Costituzione e dei suoi principi fondamentali che ‘non vanno mai toccati’, proiezione dell’Italia in una dimensione europea. Sono state queste le stelle polari di Carlo Azeglio Ciampi nel settennato al Quirinale, iniziato il 13 maggio 1999 e conclusosi il 15 maggio 2006 con il passaggio di testimone a Giorgio Napolitano. Decimo presidente della Repubblica Ciampi ha speso il suo mandato per rafforzare, contro ogni tentazione separatista e davanti all’esplodere di un fenomeno come quello della Lega Nord, l’unità del Paese e la coesione sociale. Ha richiamato in più occasioni il mondo politico ‘a quel civile confronto tra le parti che è premessa e condizione indispensabile della saldezza delle istituzioni e quindi della salute della Repubblica’. E’ stato anche uno dei più convinti sostenitori dell’euro e della costruzione europea tanto da meritare, nel 2005, il premio Carlo Magno dalla città tedesca di Aquisgrana per il suo impegno volto a garantire il progetto di un’Europa unita e pacifica. Il suo stile è stato quello di un presidente che si tiene lontano dalla bagarre politica quotidiana, che sceglie e calibra attentamente i suoi interventi, che mette sempre in cima all’agenda i temi economici per il rilancio della competitività del Paese.
Un Capo dello Stato che ‘inventa’, tra l’altro, una formula di viaggi all’estero che diventano vere e proprie ‘missioni’ di sostegno al made in Italy: Ciampi, dall’India alla Cina alla Turchia, è stato sempre accompagnato da una folta delegazione di imprenditori e di rappresentanti del mondo economico e bancario italiano. La passione per l’economia, del resto, è il filo rosso che attraversa tutta la sua vita di banchiere e di uomo politico. Nato a Livorno il 9 dicembre 1920, laureato in Lettere alla Scuola Normale di Pisa nel 1941 e poi in Giurisprudenza, Ciampi inizia fin da 1946 la carriera in Banca d’Italia, prestando inizialmente servizio presso alcune filiali. Nel 1960 viene chiamato all’amministrazione centrale della Banca d’Italia, presso il Servizio Studi, di cui assume la direzione nel luglio 1970. Segretario generale della Banca d’Italia nel 1973, vice direttore generale nel 1976, direttore generale nel 1978, nell’ottobre 1979 viene nominato Governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Ufficio Italiano Cambi, funzioni che ha assolve fino al 28 aprile 1993. Alla carriera di banchiere centrale si associa quella politica. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 Ciampi è il premier che guida il governo chiamato a svolgere un compito di transizione dopo gli scandali di Tangentopoli e il referendum sulla legge elettorale. Durante la XIII legislatura è ministro del Tesoro nel governo Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) e nel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio 1999) quando si trova a gestire il delicato passaggio dalla lira all’euro.
Cambiamento che Ciampi considera epocale e scelta che durante la sua permanenza al Colle non smetterà mai di difendere, anche davanti al crescere di correnti euroscettiche nell’opinione pubblica e nella politica italiane. L’euro resta una delle ‘stelle polari’ per Ciampi perché è la moneta unica che ha difeso l’Italia da perduranti e continue crisi inflazionistiche che avrebbero potuto travolgerla. Il 13 maggio del 1999 viene eletto, in prima votazione, decimo presidente della Repubblica Italiana con 707 voti (quasi trenta in più della maggioranza richiesta di due terzi dell’assemblea) su 1.010. Un mandato pieno, un segno di ‘unità’ che Ciampi terrà sempre presente. Non a caso, nel suo discorso di insediamento, davanti alle Camere riunite, spiega che eleggendolo il Parlamento si è reso interprete della ‘pienezza di unità nazionale’: ‘Io – ribadisce – mi adopererò per far perdurare questa significativa convergenza costituzionale creata. Una convergenza costituzionale che, nella sua specificità, non nega, anzi presuppone il normale, vitale, netto confronto tra maggioranza e opposizione. Il senso dell’unità nazionale ci deve guidare nel compito primario del rafforzamento del nostro sistema politico’. Del resto solo tre presidenti della Repubblica, nell’arco di sessant’anni di storia repubblicana, sono stati eletti al primo scrutinio: Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga ed Enrico De Nicola. Per gli altri si è dovuto aspettare più giorni, addirittura ventitré votazioni nel caso di Giovanni Leone. Nel 2006, nonostante il pressing bipartisan di un vasto schieramento di forze politiche, non accetta la possibilità di un ‘bis’ spiegando che ‘il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato’.
Fin dall’inizio del settennato Ciampi intraprende un vero e proprio ‘viaggio in Italia’ che lo porta a toccare, da Nord a Sud, tutte le province italiane in un itinerario simbolico di riunificazione del Paese alla luce del comune interesse nazionale. In più di un’occasione e nei momenti più duri degli scontri con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, Ciampi non smette di ripetere che ‘la Costituzione è stata e rimane la mia bibbia civile, il testo su cui ho riflettuto in ogni momento civile’. Un riferimento che dà anche il senso del suo modo di interpretare il mandato al Quirinale. ‘Io – ha detto nell’ultimo discorso del 25 aprile da presidente della Repubblica, nel 2006 – non sono mai stato un uomo politico ma soltanto un cittadino al servizio dello Stato -. E’ nel dettato della Costituzione che un presidente della Repubblica eletto come supremo garante delle istituzioni e delle libertà di tutti trova le parole illuminanti, i principi, i valori, le regole che gli indicano con chiarezza quali debbano essere le sue mansioni’. La convivenza con Berlusconi presidente del Consiglio non è facile. I rapporti tra tra Palazzo Chigi e il Palazzo del Quirinale vengono tenuti da due ‘pontieri’ esperti come il sottosegretario Gianni Letta e il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni. Ma non mancano gli scontri – soprattutto in occasione del rinvio alle Camere della legge Gasparri e di quella sull’ordinamento giudiziario – e lunghi periodi di ‘gelo’ tra Berlusconi e Ciampi. Il dossier giustizia e le tensioni tra politica e toghe, del resto, caratterizzano ampia parte del settennato.
Ciampi di fronte a un’escalation di attacchi della Cdl contro i giudici traccia un confine molto netto: ‘Le pronunce degli organi giudiziari, di ogni ordine e grado – dice a uno degli ultimi plenum del Csm a cui partecipa – possono essere criticate anche con toni forti ma l’esercizio del diritto di critica non deve mai tradursi in prese di posizioni che possano suonare delegittimazione della magistratura’. Difende anche l’operato della Consulta che sarà poi al centro di un duro scontro tra Berlusconi e Napolitano sul Lodo Alfano. ‘Come ho avuto modo più volte di ricordare – dice – gli stessi conflitti politici possono e debbono essere regolati dai principi di leale collaborazione, di coesione, di rispetto reciproco tra le istituzioni, che sono propri di ogni democrazia e che la giurisprudenza delle Corti costituzionali costantemente ci ripropone’. Ciampi conclude il mandato non senza un rammarico, su uno dei nodi più spinosi dell’agenda politica. ‘Sta per concludersi il mio mandato presidenziale e devo dichiarare – dice a pochi giorni dall’elezione di Napolitano al Colle – che il mio più grande rammarico è quello di non aver visto avviato a soluzione il problema della lentezza della giustizia in Italia che obiettivamente incide sulla credibilità stessa dello Stato’. Un ruolo particolare nel settennato di Ciampi l’ha giocato la firts lady, la signora Franca spesso presente agli incontri del marito in Italia e all’estero. E con idee molto precise. Famose le sue esternazioni, assolutamente fuori dal protocollo, come quella sulla ‘tv deficiente’, l’elogio dei napoletani (‘la gente del Sud è più buona e intelligente’), l’affettuosa raccomandazione a Papa Wojtyla a non ‘strapazzarsi’.
Il 10 aprile del 2003, invece, è la volta della legge di semplificazione 2001 (‘Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione’), rinviata per ragioni che attenevano ‘alla quantificazione e alla copertura degli oneri finanziari’. Si tratta della prima richiesta da parte di Ciampi di un nuovo esame di un provvedimento per mancata copertura finanziaria. Il 15 dicembre del 2003, indicando fra le motivazioni il contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale, viene rinviata la Legge Gasparri sul riassetto radio-tv; la mancata indicazione di scadenze e di sanzioni da applicare in caso di inosservanza della legge stessa; il richiamo a un decreto legge dichiarato incostituzionale. Il 16 dicembre del 2004, c’è la richiesta di un nuovo esame per la legge sull’ordinamento giudiziario, rinviata al Parlamento per quattro rilievi di incostituzionalità: l’attribuzione al ministro della Giustizia della fissazione delle linee di politica giudiziaria; l’ufficio per il monitoraggio dei processi; il potere del ministro di impugnare alcune nomine decise dal Csm; la ‘menomazione’ dei poteri del Csm su assunzioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari. Sempre in tema di giustizia, il 20 gennaio 2006 Ciampi ritiene necessario un nuovo esame per la legge sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Un provvedimento, nota il capo dello Stato, che non può essere promulgato perché la Corte di Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito; perché si creano delle asimmetrie tra accusa e difesa; perché si determinerà un insostenibile aggravio di lavoro con allungamento certo dei tempi del processo. Infine il 3 marzo 2006 Ciampi rinvia la legge di conversione di un decreto legge in materia di agricoltura. Sotto la lente del capo dello Stato finiscono, per mancanza di copertura finanziaria, le norme sul versamento di contributi previdenziali agricoli, legate all’emergenza relativa all’influenza aviaria. Dopo le dimissioni dal Quirinale il 15 maggio 2006 Ciampi diventa senatore a vita di diritto. Un mese dopo annuncia il suo ‘no’ al referendum confermativo sulle riforme istituzionali, motivando questa scelta in coerenza con il suo costante impegno a difesa della Costituzione. Si scatenano le critiche del centrodestra reiterate tutte le volte che in Senato Ciampi si schiera con l’opposizione. L’ultimo incarico, dopo essere divenuto membro onorario del Pd, la presidenza del comitato per il 150 anni dell’Unità d’Italia nel 2011.
IL CORDOGLIO
MATTARELLA “La morte di Carlo Azeglio Ciampi mi addolora profondamente. Con grande intensita’ esprimo i sentimenti di vicinanza, di solidarieta’ e di gratitudine ai suoi familiari, sapendo di interpretare cosi’ l’animo degli italiani, che hanno apprezzato e amato il loro Presidente della Repubblica, con il suo stile istituzionale, con la sua fedelta’ alla democrazia e alla Costituzione, sempre attento alle parti piu’ svantaggiate della societa’, sempre appassionato in quel lavoro di rafforzamento dei fili che legano il nostro popolo”. Cosi’ il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Ciampi – riprende – e’ stato un grande italiano e un grande europeo. La stima e la considerazione di cui la sua figura ha goduto e gode in tutto il Continente e nel mondo e’ il giusto tributo a una vita spesa per il bene comune, e costituisce un grande privilegio per l’intero Paese. Anche grazie a uomini come Ciampi, l’Italia ha ottenuto e meritato un prestigio sul piano internazionale che oggi va a beneficio dell’intera nostra comunita’”. “E’ stato un vero uomo di Stato – osserva ancora Mattarella – che ha prestato con visioni lungimiranti il suo servizio in ruoli di grande rilevanza politica, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, avendo nella mente e nel cuore una incrollabile fede democratica e la profonda convinzione che l’Italia ha nella sua gente e nella sua societa’ le risorse per generare un nuovo sviluppo e per contribuire, in modo decisivo, al rilancio del progetto europeo”, conclude Mattarella.
NAPOLITANO “Carlo Azeglio Ciampi è stata una straordinaria figura di italiano e di europeo. Nell’esprimere la sua personalità in sempre più alte funzioni ed esperienze, ha operato ininterrottamente al servizio dello Stato e dell’interesse pubblico. Ha ridato forza all’idea e ai simboli della patria. E nel sentimento comune degli italiani ha impersonato valori preziosi di probità, integrità morale, talento operoso e multiforme cultura, dedizione alle cause più nobili. Lo ha nello stesso tempo circondato il più grande rispetto e prestigio internazionale, innanzitutto come alfiere della costruzione di un’Europa integrata e unita”. Lo afferma l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. “In questo momento doloroso desidero rendere commosso omaggio alla sua lunga storica resistenza ai mali che lo hanno via via assalito in oltre dieci anni, e alla fede nella vita che lo ha sempre ispirato e guidato nei momenti più duri. Il mio abbraccio alla appassionata e instancabile compagna della sua vita, Franca, ai figli e ai famigliari tutti”, conclude.
RENZI “L’abbraccio del Governo alla signora Franca. E un pensiero grato all’uomo delle Istituzioni che ha servito con passione l’Italia”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo aver appreso la notizia della morte dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
POLETTI “Sono profondamente rattristato dalla scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi. L’Italia perde una personalità di grande statura morale e intellettuale, che ha messo la sua vita al servizio del Paese, con un altissimo senso delle istituzioni e una forte passione civile”. Lo afferma il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti.
SERRACCHIANI-GUERINI “Il Partito Democratico saluta con commozione il Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi. La sua scomparsa addolora noi e gli italiani. Carlo Azeglio Ciampi è stato un uomo delle istituzioni che ha servito il Paese nel senso più alto e nobile con competenza, rigore e misura. La sua lezione resta uno degli esempi più significativi della storia del nostro Paese e rimarrà impressa nella memoria di tutti gli italiani e nelle future generazioni. Un pensiero affettuoso va alla signora Franca e alla sua famiglia.” Così Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, vicesegretari del Pd.
SALVINI “La morte è sempre una brutta notizia, di fronte alla quale si deve preghiera e cordoglio. Politicamente Ciampi è uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, come Napolitano, Prodi e Monti. Come gli altri si porta sulla coscienza il disastro sulle spalle di 50 milioni italiani”: lo ha detto Matteo Salvini, commentando da Pontida la morter dell’ex presidente. “Politicamente parlando uno dei complici della svendita dell’Italia ai poteri forti”, ha aggiunto il segretario della Lega.
PRODI “La morte di Carlo Azeglio Ciampi mi addolora in modo particolare e profondo. Sono sempre stato colpito dalla sua carica umana e dalla sua autorevolezza. È infatti per queste sue grandi doti che gli sono stati affidati i compiti più alti proprio nei momenti di maggiore difficoltà del nostro paese. Ogni volta in cui era necessario fare uscire l’Italia da problemi che sembravano insolubili si è fatto ricorso alla sua saggezza e alla sua umanità. A lui e al suo impegno si deve la riscoperta dei simboli che rappresentano la nostra comune appartenenza e quel sentimento di unità che ci lega quali cittadini di una stessa nazione. Senza mai rinunciare al suo spirito fortemente europeista, Ciampi ha vissuto sempre come “cittadino europeo nato in terra d’Italia” indicando così alle nuove generazioni un orizzonte più vasto e irrinunciabile”. Così l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ricorda Carlo Azeglio Ciampi. “Insieme a Flavia esprimo alla moglie Franca, ai figli Gabriella e Claudio e a tutta la famiglia, cui ci legano affetto e amicizia profondi, il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, aggiunge Prodi.
BOLDRINI “Tutto il Paese piange in queste ore la perdita di una grande figura di straordinaria integrità morale”. Lo ha dichiarato la presidente della Camera Laura Boldrini. “Impegnato da giovane nella Resistenza antifascista – ha sottolineato Boldrini- Carlo Azeglio Ciampi è stato uomo delle istituzioni, alle quali ha dato prestigio in ognuno dei numerosi incarichi pubblici ricoperti. Di lui ricordiamo l’europeismo convinto che ha saputo coniugarsi ad una potente azione di rilancio dell’identità e dell’orgoglio nazionale”.
BOSCHI “Addio al Presidente Ciampi che per tanti giovani italiani è stato un esempio di dedizione alle Istituzioni”. Lo scrive su Twitter il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
CASINI “Piangiamo oggi con profonda commozione il Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ho avuto l’onore di collaborare con lui 5 anni, nel periodo della sua presidenza. Penso che l’Italia debba avere verso quest’uomo un debito di riconoscenza e di gratitudine”, dice Pier Ferdinando Casini. “Ha servito le istituzioni con onesta’, rettitudine, intelligenza e profondissima sensibilita’ istituzionale ed internazionale”, aggiunge l’ex presidente della Camera.
ORLANDO “Con Carlo Azeglio Ciampi scompare uno dei protagonisti della vita politica ed economica italiana, al quale il Paese deve grande riconoscenza. Da primo Presidente del Consiglio non parlamentare della storia repubblicana, ha contribuito a risollevare le sorti dell’Italia, restituendole credibilità e autorevolezza nel consesso europeo. Da Presidente della Repubblica, ci ha restituito l’orgoglio di essere italiani, facendoci riscoprire quel pezzo di religione civile, fondato sull’amor di patria, che ne ha ispirato l’azione durante tutto il settennato. Da antifascista convinto, da europeista tenace, da rigoroso uomo delle istituzioni, Ciampi è stato uno dei volti più illustri della nostra storia recente.” Lo afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
FITTO “Di #Ciampi conservo il ricordo di un italiano colto e innamorato del nostro #inno e della nostra #bandiera. Riposi in pace”. Così Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, su Twitter.
FRANCESCHINI “Carlo Azeglio Ciampi e’ stato un grande italiano e un grande europeo”. Lo ha dichiarato il Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, Dario Franceschini, secondo cui Ciampi “fu capace di mettere il proprio talento al servizio delle istituzioni con equilibrio e misura in un momento particolarmente delicato per il Paese. Da economista si rivelo’ statista, affrontando dapprima la difficile stagione delle stragi di mafia e la complicata congiuntura della svalutazione monetaria per poi accompagnare il Paese nell’ingresso nell’euro e nel processo di allargamento europeo. Con lui se ne va un pezzo di storia italiana, di cui e’ ora nostro dovere mantenere la memoria per seguirne l esempio”.