Morto Erriquez, “voce, chitarra e ukulele”, anima della Bandabardò

Anima e fondatore nel 1993 del gruppo folk italiano. Il decesso nella sua casa di Fiesole

Enrico Greppi

E morto questa mattina, nella sua casa di Fiesole, Enrico Greppi, in arte Erriquez, “voce, chitarra, ukulele”, anima e fondatore nel 1993 della Bandabardò, il “più scatenato, roboante, appassionato e colorato gruppo folk italiano”, come amano descriversi sul proprio sito.

L’artista, spentosi a 61 anni, combatteva con un brutto male da tempo, ma la sua riservatezza e la sua energia non avevano mai permesso di far trasparire nulla all’esterno. Con la Bandabardò aveva da poco festeggiato i 25 anni di carriera con un grande evento al Mandela Forum di Firenze, insieme a tanti artisti amici, e sin dalla sua nascita, nel 1993, il gruppo era sempre rimasto fedele a se stesso e ai suoi ideali, diventando un punto di riferimento della scena musicale degli anni ’90 e non solo, tanto che ancora oggi il coro “Se mi rilasso collasso”, continua a essere cantato da ogni generazione.

Molto riservato ma solare, Erriquez si anche battuto da sempre nel sociale sposando le cause dei più deboli. “Salutiamo con gratitudine un guerriero generoso e un grande Poeta”, sono le parole commosse della sua famiglia. Il commosso ricordo dei compagni nella Bandabardò non si fa attendere e arriva attraverso un post su Instagram dove viene citato uno dei suoi tanti “componimenti”: “Ogni storia ha una sua vita e ogni vita ha mille storie. La mia vita è stata musica che accade, incontri di popoli, magie, racconti, mille soli splendenti e vento in faccia”.

Erriquez scriveva di non aver avuto rimorsi ne rimpianti nella propria vita: “È stata tutta un’avventura. Finalmente, dopo tanto inutile errare, ho trovato la donna perfetta e l’ho sposata, rendendola mia per sempre, la mia compagna di vita, di viaggio e di sogni, la mia migliore amica, la mia donna, mia moglie Silvia a cui devo tanto, a cui devo tutto”. Il primo album della Bandabardò uscì nel 1996 e si faceva notare fin dal titolo: Il circo Mangione e bastava guardare la copertina per capire che era già un programma: una due cavalli carica fino all’impossibile di persone, strumenti musicali tra cui un contrabbasso e una batteria, speaker, microfoni bassi e chitarre: l’eterno mito della strada come programma di vita, una vita piena di sacrifici ma anche di gioia, amore, bellezza, combattuta in nome della musica, dello stare insieme, del condividere esperienze. Il gruppo aveva festeggiato di recente i 25 anni di storia, con un evento che era andato in scena al Mandela Forum di Firenze, celebrando un quarto secolo di una band influente che perde oggi il suo pezzo più importante.