E’ morto nella notte l’ex esponente socialista Gianni De Michelis. Nato il 26 novembre 1940, aveva 78 anni. De Michelis è stato deputato del Psi dal 1976 al 1993 e ministro in vari governi dal 1980 al 1992. Dal 2001 al 2007 ha ricoperto l’incarico di segretario nazionale del Nuovo Psi. La notizia della morte arriva a pochi giorni da quelle che sono considerate le elezioni europee piu’ importanti della storia. E fu proprio di De Michelis la firma per l’Italia sul trattato di Maastricht nel 1992. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, in quanto non riusciva piu’ ad alimentarsi. “Ero stato a trovarlo a casa l’ultima volta una quindicina di giorni fa – ha detto Nereo Laroni, ex deputato socialista ed ex sindaco di Venezia – e purtroppo non era piu’ cosciente”.
DA CRAXI A DE MITA Ma l’esponente del Partito Socialista Italiano attraverso’ tutta la storia della Prima Repubblica ricoprendo incarichi, oltre che nell’esecutivo Craxi, anche in quelli di Francesco Cossiga, Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani, Bettino Craxi, Ciriaco De Mita. Nel 2009 fu consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Berlusconi. Il nome di Gianni De Michelis e’ anche un ponte tra la Prima e la Seconda repubblica, avendo ricoperto la carica di primo segretario del Nuovo Psi, nato sulle ceneri di tangentopoli. L’ultimo incarico elettivo e’ stato al Parlamento europeo, nella legislatura chiusa nel 2009. –
GLI ESORDI Nato a Venezia il 26 novembre 1940, Gianni De Michelis debutta in politica nel 1964 quando venne eletto consigliere comunale di Venezia e, poi, con come assessore all’Urbanistica. Nel 1969 entra nella direzione del Psi e poco dopo riceve l’incarico ‘strategico’ di responsabile nazionale dell’organizzazione del partito. Nel corso degli anni Ottanta e’ emersa agli occhi dell’opinione pubblica la sua passione per il ballo: pur ricoprendo importanti incarichi di governo, era appassionato di discoteche tanto da raccogliere i piu’ importanti locali notturni in una guida illustrata.
TANGENTOPOLI Travolto dagli scandali di Tangentopoli, il nome di De Michelis compare in ben 35 diversi procedimenti giudiziari. Moltissime le assoluzioni e due le condanne in via definitiva dopo due patteggiamenti a processo: 1 anno e 6 mesi per corruzione nell’ambito delle tangenti autostradali del Veneto e 6 mesi nell’ambito dello scandalo Enimont.
“Scompare con la morte di Gianni De Michelis uno dei protagonisti della attività di governo dell’ultima parte del Novecento – dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella -. Intelligente e appassionato esponente della causa socialista ha segnato con la sua azione una significativa stagione della politica estera del nostro Paese, nella fase che faceva seguito al venir meno del contrasto est/ovest”. “Le sue intuizioni e il suo impegno sulla vicenda europea, dei Balcani, del Medio Oriente e del Mediterraneo, hanno consolidato il ruolo internazionale dell’Italia e contribuito alla causa della pace e della cooperazione internazionale”, conclude Mattarella.
IL CORDOGLIO
“Sono molto triste per la scomparsa di Gianni De Michelis, uno dei piu’ intelligenti e brillanti ministri degli Esteri della Repubblica Italiana”. Lo dichiara Pier Ferdinando Casini. De Michelis era “un uomo leale con gli avversari – aggiunge – che non ha mai tradito i suoi amici nella buona e nella cattiva sorte. Dovremo approfondire certe sue intuizioni sulla politica internazionale. Ha sofferto molto negli ultimi anni. Ora riposi in pace”.
“Piango l’amico caro e il maestro vero che ha insegnato a me, come a molti altri, a coniugare sempre nella dimensione pubblica l’azione immediata con la visione di lungo periodo. Fu non a caso capace di preveggenza e di intuizioni che, se ascoltate, avrebbero consentito di affrontare per tempo grandi fenomeni come le migrazioni e di cogliere grandi opportunita’ come i cambiamenti geopolitici. Aveva una cultura larga, di base, che alimentava con la continua curiosita’ del leggere e del vedere. Lascia il monito a che la politica non sia mai cosa piccola e contingente”. Cosi’ l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, legato a De Michelis da stretta amicizia e militanza nel Psi, ricoprendo negli Ottanta i ruoli di vicepresidente del gruppo socialista alla Camera e di sottosegretario al Tesoro dal 1987 al 1994.
Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e vicepresidente della commissione Affari esteri, in una nota, afferma: “Apprendo con grande dolore della scomparsa di Gianni De Michelis, spentosi dopo una lunga e travagliata stagione di sofferenza trascorsa nella sua amata Venezia. Gianni, genio e sregolatezza, visionario lucido con lo sguardo sempre proteso oltre il confine, e’ stato innanzitutto un socialista generoso e coraggioso che ha saputo attraversare anche le stagioni piu’ infami e buie della storia socialista e del paese con la schiena dritta, senza abiure, difendendo sempre il ruolo ed il primato della politica”. Craxi inoltre nel ricordarlo, sottolinea: “Gianni e’ poi stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell’esilio tunisino. Per me e’ stato un amico sincero ed un compagno di tante battaglie di verita’. La sue sferzate e le sue letture mancheranno a tutti noi ed al paese. Ciao Gianni”.
“Gianni De Michelis e’ stato molto leale a mio padre, di una lealta’ che non era servile, ma frutto di coerenza e intelligenza”. Cosi’ Bobo Craxi racconta Gianni De Michelis. L’ultimo ricordo e’ recente. “Abitiamo a due passi – dice Bobo Craxi – una volta sono andato a trovarlo e ho capito che sarebbe stata l’ultima. Ho pensato: non tornero’. Fra noi c’era un sottinteso, quello di cercare sempre di guardare oltre. Anche perche’ condividevamo l’elemento della tragedia che ci colpi’, per noi Tangentopoli e’ stata una guerra e, per sopravvivere a una guerra, i sopravvissuti non vogliono parlarne”. L’aspetto che Bobo Craxi sottolinea di De Michelis e’ “la lungimiranza. A volte sembrava uno zio matto, ma solo perche’ vedeva oltre, grazie all’intuito, alla conoscenza della questioni di fondo”. Come quella volta, prima del G8 a Genova: “Disse a Berlusconi e a Letta: voi non capite niente, o lo rimandate o succedera’ un disastro, ci saranno incidenti. Berlusconi lo guardo’ esterrefatto, quella di Gianni sembrava una predica del male. In verita’ aveva capito che non era aria”. Le serate in discoteca? “Gianni era figlio del suo tempo e aveva un dinamismo che interpretava anche in maniera corporea – ricorda Bobo – papa’ apprezzava il suo entusiasmo. Certo, a volte storceva un po’ il naso, ma a lui interessava che facesse il bene del Paese, e questo per lui non era in discussione”. “Gli ultimi anni – conclude Bobo – Gianni li ha passati in un’ansia ricostruttiva. Ci teneva che non restasse l’idea che i socialisti di quella stagione avessero lasciato un segno negativo. Invece e’ il contrario, quella generazione anticipo’ la fine della guerra fredda e si predisponeva a costruire le fondamenta di un’Italia protagonista in Europa”.
-“Morto a 78 anni Gianni De Michelis, uno dei protagonisti con Bettino Craxi, Claudio Martelli e Giuliano Amato della svolta socialista del Midas e delle esperienze di governo degli anni 80. A quel gruppo dirigente la lungimiranza e il coraggio di Sandro Pertini, interrompendo la lunga serie di presidenti del consiglio democristiani, avevano dato l’opportunita’ di dirigere il governo del paese”. Lo afferma Emma Bonino. “Fu una stagione che avrebbe potuto preludere alla vittoria di un riformismo socialista e che, invece, nonostante le molte scelte positive che furono compiute, si concluse con una serie di “occasioni mancate” che impedirono la riforma democratica del nostro sistema politico. Quando nel 1989 cadde il muro di Berlino, le classi dirigenti, democristiana e comunista, che si erano divise il monopolio del governo e quello dell’opposizione si trovarono impreparate ad affrontare il cambiamento imposto dalla fine della divisione del mondo in due blocchi. Ma anche il riformismo dei laici e dei socialisti – che in quel momento, per cio’ che aveva rappresentato nella storia del dopoguerra, avrebbe dovuto mettere in campo tutte le sue ambizioni riformatrici – si rivelo’ indeciso ed esitante, incapace di capire che avrebbe dovuto ambire ad essere protagonista di un cambiamento che assicurasse, con la stabilita’ politica ed elettorale, una nuova governabilita’ democratica fondata sulla legalita’ e sull’alternanza. Non ebbero, non avemmo, la capacita’ di divenire da terza forza la prima forza del paese. Non avemmo il cambiamento, ma l’illusione del cambiamento: l’ingannevole falo’ moralizzatore di tangentopoli, la speranza di una via giudiziaria al socialismo, di cui i socialisti furono le prime e pressoche’ esclusive vittime. La stessa sorte tocco’ agli altri laici. E i radicali – dice ancora Bonino – che avevano messo in atto la riforma elettorale con il passaggio dal proporzionale all’uninominale, da soli non ebbero la forza di tramutarla in una stabile riforma democratica, con le conseguenze sulla governabilita’ del sistema con cui anche oggi dobbiamo fare i conti”.
“Esprimiamo profondo cordoglio per la scomparsa di Gianni De Michelis e vicinanza alla famiglia e ai suoi cari”. Cosi’ in una nota la Cgil nazionale. “A pochi giorni dal voto per l’elezione dei membri del Parlamento europeo – aggiunge il sindacato di Corso d’Italia – vogliamo ricordarlo, per l’impegno profuso, quando era ministro degli Esteri, per la costruzione di un’Europa unita, solidale e in pace”.
DA VICEPREMIER NEL 1988 SCRISSE GUIDA A 250 DISCOTECHE
“Le discoteche sono ormai, dopo la famiglia e la scuola, il più importante luogo di socializzazione per le nuove generazioni. Per dirla con una battuta, nell’Italia di fine secolo le discoteche stanno sostituendo il servizio militare dell’Italia dell’inizio del secolo come prima grande scuola di vita e di comportamento per i giovani”. Non era solo un politico che amava frequentare i locali notturni, ballare e circondarsi di belle donne Gianni De Michelis. Negli anni la sua passione mondana per la notte danzante ne aveva fatto un esperto in materia tant’è che sentì il bisogno di scrivere una guida che indicasse dove andare a ballare in Italia.
Nacque così, nel periodo in cui era vicepresidente del Consiglio nel governo di Ciriaco De Mita, “Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane” (Mondadori, 1988) un libro che si presentava come una guida che non aveva l’obiettivo di indicare le migliori discoteche d’Italia ma solo di introdurre “250 discoteche raccomandabili, frequentabili, a cui poter rivolgersi con sicurezza per passare bene il proprio tempo e per spendere bene il proprio denaro”. La pubblicazione di un libro del genere da parte di un ministro socialista, figura istituzionale di rilievo seppur conosciuto dalle cronache mondane per la sua fama di viveur, era un evento spiazzante anche per quell’epoca, tanto che il libro stesso iniziava così: “Devo ammetterlo, sono stati molti quelli che, mentre stavo lavorando alla preparazione della Guida, mi hanno chiesto Perchè questo libro? Come mai è venuto in mente proprio a te, che sei un politico, di scriverlo?”.