Charlie Gard, il bimbo inglese di 11 mesi affetto da una grave malattia genetica, è morto. La notizia è stata confermata da un portavoce della famiglia. Al piccolo sono stati staccati i macchinari che lo tenevano in vita poco dopo il suo trasferimento dal Great Ormond Hospital di Londra dove era ricoverato in un centro per malati terminali. I genitori del piccolo, la cui storia ha commosso il mondo intero, avevano chiesto di poter trascorrere più tempo con il loro figlio dopo il trasferimento nel centro ma il giudice dell’Alta corte ha dato ragione ai medici e ha stabilito che il bambino dovessero essere sottratti i sostegni vitali poco dopo il suo arrivo. Il piccolo di soli 11 mesi era affetto da una rarissima malattia genetica degenerativa (Sindrome di deplezione del Dna mitocondriale, di cui si conoscono solo altri 16 casi, che provoca il mancato sviluppo di tutti i muscoli). “Affido al Padre il piccolo Charlie e prego per i genitori e le persone che gli hanno voluto bene”, ha scritto Papa Francesco in un tweet sull’account Pontifex.. Ieri il piccolo su ordine dell’Alta Corte di Giustizia era stato trasferito in una struttura per malati terminali (hospice) dove oggi e’ stato estubato – e’ stato staccato dalla macchina per la ventilazione che gli permetteva di respirare – ed e’ deceduto poco dopo.
I genitori hanno combattuto a lungo per tentare una cura alternativa ma alla fine si sono arresi anche se hanno attaccato il giudice Nicolas Francis e i medici del Great Hormond Street, che lo hanno in cura dalla nascita, per non aver consentito al piccolo di morire a casa. Cosa impossibile per l’ostacolo materiale che le macchine che lo tenevano in vita non passavano dalla porta di casa. Per lui si e’ mosso il mondo intero, incluso Papa Francesco ed il presidente Usa Donald Trump. “Preghiera e vicinanza” sono stati espressi da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dopo la notizia della morte del piccolo Charlie Gard. Monsignor Paglia ha ribadito la grandezza dell’Amore di Dio che “non stacca la spina”: questa vicenda, ha detto il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ci spinge a “promuovere una cultura dell’accompagnamento” e “dire tre grandi no: quello all’eutanasia, all’abbandono e all’accanimento terapeutico” a favore di “grandi si'” come “l’accompagnamento, il progresso della scienza e il si’ alla terapia del dolore”.