Mosul, la sconfitta dell’Isis si legge sul numero delle parabole
Nei quartieri liberati rispuntano le antenne televisive una volta vietate
A Mosul la sconfitta dell’Isis si legge anche sul numero delle antenne paraboliche che stanno fiorendo sui tetti della strategica località dell’Iraq settentrionale, dove è tuttora in corso la riconquista delle forze governative. Nelle parte orientale, strappata nel gennaio scorso alle milizie islamiste, gli abitanti della città martire stanno riannodando i legami con il mondo esterno, vietati da oltre due anni a causa delle feroce censura imposta dai terroristi di al Baghdadi. Guardare la televisione era proibito ma oggi Ali, 16 anni, passa la giornata a montare le antenne che vende nel quartiere. “Vengo al mattino presto e preparo qui le antenne” spiega. “Quando ho finito le metto in una sacca e andiamo dai clienti. Ogni giorno è così. I clienti vengono qui a scegliere e comprare”.
Nelle strade di Mosul Est, le parabole vengono esposte sui marciapiedi anche se gli abitanti continuano ad avere paura, dopo due anni e mezzo passati sotto il tallone dell’Isis. “I miliziani islamisti venivano a chiudere i negozi di elettronica, li passavano in rassegna uno per uno per essere certi che non vendessero niente” ricorda Alaa, neo installatore di antenne paraboliche. “Andavano a cercare le persone che avevano delle parabole e quando li trovavano li frustavano o li arrestavano”. Oggi i tecnici, più o meno improvvisati, non hanno nemmeno un minuto libero, nonostante una concorrenza feroce. Le parabole vengono acquistate al mercato nero e rivendute ai clienti in attesa. La coda è lunga perché nessuno è in grado di farlo da solo e tutti hanno bisogno di un esperto in grado di eseguire il lavoro. Oggi l’Isis controlla solo il 7% del territorio del paese. E anche per questo la televisione, insieme all’acqua corrente, è tornata a essere una risorsa alla quale gli iracheni possono di nuovo dare del tu.