Panico, ribellione interna e fuga generalizzata. Sono questi le insistenti voci che arrivano da Mosul, ultima grande roccaforte irachena dello Stato Islamico (Isis), prossima ad essere liberata dalle forze irachene sostenute, in terra e in cielo, dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Abitanti del capoluogo citati dal portale “Vetogate”, riferiscono di “grande mobilitazione dei jihadisti in città da lunedì scorso dopo insistenti voci sulla fuga dalla città” di tre stretti collaboratori del Califfo Abu Bakr al Baghdadi (foto). Gli uomini neri in fuga sarebbero secondo il sito: Abu Iman al Iraq, indicato come direttore di al Bayan, principale radio del Califfato che trasmette proprio da Mosul; Mahmoud Mohammed Sliman, definito “rappresenta personale del Califfo”; ed infine “il capo della polizia segreta” dell’organizzazione il cui nome non viene indicato. Ieri, il generale Usa Joseph Dunford, che guida lo Stato maggiore congiunto ha fatto capire che l’assalto delle forze irachene a Mosul, potrebbe partire all’inizio di ottobre aggiungendo che: “gli iracheni avranno tutte le forze pronte ed equipaggiate per le operazioni a Mosul”. Ma l’offensiva in realta è già partita con la conquista della strategica cittadina a sud di Mosul, Shirqat come annunciato oggi da Baghdad. Secondo quanto scrive oggi il quotidiano panarabo al Sharq al Awsat, l’Isis, nell’ambito dei preparativi per difendere la sua roccaforte “ha scavato un fossato largo due metri intorono a tutta Mosul” lasciando solo una striscia nella parte occidentale del capolugo, probabilmente “per lasciare una via fuga nel deserto verso la Siria”, per i suoi combattenti, come sostengono le fonti di al Sharq al Awsat.
Lungo il tunnel scavato, i jihadisti avrebbero sistemato delle “taniche di petrolio per oscurare la vista agli aerei”. Il quotidiano raccoglie anche diverse testimonianze di abitanti della città secondo i quali gli uomini neri “hanno eretto barricate di cemento e di terrapieno introno a molti quartieri, reti di tunnel sottoterranei” oltre ad aver “trasportato grandi blocchi di cemento all’aeroporto d Mosul per impedire l’atterraggio sulla pista degli aerei” della coalizione. Oggi anche il Washington Post pubblica un lungo articolo nel quale parla di “segnali di panico e di ribellioni” a Mosul e riferisce di scritte apparse su un muro vicino alla grande moschea di Mosul dove al Baghdadi nell’estate del 2014 proclamò il suo Califfato. In particolare, il quotidiano Usa riferisce che sconosciuti hanno imbrattato con vernice spray la lettera “m” – inziale della parola araba “Mukawama”, ovvero “Resistenza”; parola d’ordina diffusa da “Kitaeb al-Mosul”; (“Brigate di Mosul”) una milizia nata di recente che combatte in segreto l’Isis in città. Brutale, la reazione degli uomini neri con esecuzioni sommarie di persone accusate di “spionaggio” con tanto di pubblicazione di video di decapitazione di decine di vittime proprio in questi ultimi giorni.
In particolare, in un filmato che mostra uomini inginocchiati in tute arancione, prima di essere colpite alla test, si vede la lettera “m” spruzzata sul muro alle spalle delle vittime. Un evidente un riferimento al loro presunto crimine, come riferisce il Washington Post. Che l’Isis si senta accercchiato e sia in difficoltà lo si apprende anche da una notizia pubblicata in questi giorni dal sito iraniano Iran Front Page, (IFP) secondo la quale dall’inizio di questo mese, per motivi di sicurezza, a Mosul gli uomini del Califfo (proprio loro!) avrebbero vietato il velo integrale alle donne. Nel capoluogo, secondo il sito, un preciso ordine proibisce alle donne coperte di entrare nei comandi militari e di polizia dopo che diversi comandanti dell`Isis sono stati uccisi uomini vestiti con abiti femminili; ovvero con in capo il Niqab, il velo che del volto fa vedere solo gli occhi. Non ci sono stime accurate del numero di civili che rimangono in città, ma le Nazioni Unite ha detto più di un milione di persone potrebbero abbandonare Mosul ei suoi dintorni durante l’offensiva. Alcuni funzionari e parenti dei residenti iracheni dicono che cifra potrebbe essere ancora più alto, perché migliaia di persone sono arrivate a Mosul dopo offensive in altre aree stato islamico.