Muos, da Associazione antimafie esposto contro sentenza Cga. Consiglio: Niscemi non aveva vinto ricorso al Tar
GIUSTIZIA E AMBIENTE Si chiede di verificare la sussistenza del reato di abuso in atti di ufficio. “La decisione rischia di sovvertire quanto stabilito dal Tar”
L’Associazione Antimafie Rita Atria, tramite il proprio avvocato Goffredo D’Antona, ha depositato un esposto alla Procura di Palermo nei confronti di Marco Lipari e Gabriele Carlotti, rispettivamente Presidente del Collegio del Consiglio di Giustizia Amministrativa ed estensore della sentenza, non definitiva, sul MUOS per verificare la sussistenza del reato di abuso in atti di ufficio. “La denunzia – si legge in una nota dell’associazione – scaturisce dalla lettura della sentenza non definitiva del CGA depositata il 3 settembre 2015 con la quale, tra l’altro, veniva ordinata una nuova verificazione riguardante la costruzione ed il procedimento amministrativo del MUOS di Niscemi”. “Nonostante nell’ambito del procedimento amministrativo fosse stata già disposta una verificazione ad opera del prof. D’Amore dell’Università La Sapienza di Roma, il CGA ha ordinato una nuova verificazione nominando, tra gli altri, tre Ministri della Repubblica – prosegue il comunicato -. Fatto non solo non opportuno, visto che il CGA si deve pronunziare su un appello proposto da un Ministro della Repubblica, ma anche assolutamente singolare che per quanto sta apparendo, non ha precedenti nella storia giudiziaria italiana”. “Si rifiuta l’idea che tre ministri possano dirsi estranei ad un altro Ministro della stessa Repubblica. Violazione della norma reiterata anche in merito alle specifiche competenze tecniche di tre soggetti politici quali sono i ministri, dal momento che il medesimo articolo normativo prescrive per i membri di tale commissione una competenza tecnica estranea alle suddette figure politiche”.
Ancora si legge in sentenza che tutte le spese della verificazione, che appaiono ingentissime, sono poste a carico del Comune di Niscemi, cioè di un piccolo Comune della Sicilia che difficilmente potrà sostenerle anche a causa dei tagli governativi nazionali e regionali. Appare assolutamente irrituale, se non punitivo, che le spese vengano poste non a carico del soggetto appellante ma di un soggetto comunque `vincitore’ in primo grado. Irritualità che si amplifica leggendo che la mancata anticipazione delle spese potrà essere valutata ai fini della decisione”. “Secondo il CGA – scrive ancora l’associazione -, il Muos di Niscemi potrebbe divenire legittimo (e forse legale) sovvertendo una sentenza di un Tar, solo perché un Comune non può anticipare le spese di una verificazione amministrativa dai costi ingentissimi”. L’Associazione Antimafie Rita Atria chiede dunque alla Magistratura se queste circostanze “non siano imputabili a conflitti di interessi raffigurabili in incarichi governativi che il Presidente del Collegio ha ricoperto in varie Istituzioni, tra queste: capo ufficio legislativo ministero affari esteri e capo di gabinetto ministero beni culturali e turismo; così come il Giudice estensore della sentenza che ricopre tutt’ora incarichi extra giudiziari tra questi anche presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, perché se così fosse i due Giudici Amministrativi starebbero commettendo il reato di abuso in atti di ufficio.
CGA “Il Comune di Niscemi formalmente non aveva vinto in primo grado, atteso che il suo ricorso era stato dichiarato improcedibile”. Lo dice il presidente del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga), Raffaele Maria De Lipsis, in riferimento alla recente pubblicazione della sentenza, non definitiva, del Cga relativa al Muos di Niscemi. “E’ stata disposta una verificazione e non una consulenza ed è noto che le spese per la sua effettuazione sono, di norma, molto più basse rispetto alla consulenza tecnica; comunque, si tratta di una anticipazione per la quale il Comune può rappresentare – con istanza motivata – eventuali impossibilità oggettive al suo pagamento, lasciando al Collegio l’adozione di scelte alternative – aggiunge il presidente del Cga – Inoltre, la scelta del verificatore tra amministrazioni statali non parti in causa, anche su un giudizio nei confronti di ministeri (diversi) è normalissima; così come l’affidamento della scelta del nominativo affidata al vertice del soggetto incaricato. In ogni caso, la regola processuale sempre applicata dal Cga è che le spese della verificazione (al pari di quelle della consulenza) siano anticipate dalla parte che avanza il motivo in relazione al quale si pone un’esigenza di accertamenti istruttori e, nella fattispecie, la verificazione è stata disposta in relazione a un motivo formulato in primo grado dal Comune di Niscemi”.
Infine, non è stato scritto in sentenza che il mancato pagamento della consulenza comporterebbe sicuramente la vittoria del Ministero della difesa, ma solo che il collegio valuterà le ragioni dell’eventuale mancato pagamento delle spese della verificazione a norma dell’art. 116 c.p.c.”. La puntualizzazione arriva anche sulla incompatibilità del magistrato relatore, in quanto titolare di un incarico presso l’Autorità per l’energia elettrica gas e sistema idrico e componente di un gruppo di studio per la redazione di un Codice dell’ambiente. “Si precisa – aggiunge il presidente De Lipsis – da un lato, che l’Aeegsi non ha alcuna competenza in materia di emissioni elettromagnetiche, di difesa, di ambiente e di tutela della salute e, dall’altro, che la nomina in seno al citato gruppo di studio (che avrebbe operato a titolo gratuito presso il Ministero dell’ambiente, che non è parte in causa nel contenzioso de quo) non ha mai avuto ulteriore corso, in quanto l’iniziativa dell’allora ministro Orlando non ha avuto alcun seguito e il gruppo di studio non si è mai riunito”.
Articolo aggiornato alle 19:26