Museo Novecento Firenze, la magia semplice di Gianni Caravaggio
Un dialogo con Piero Manzoni: arte come atto demiurgico video
Una sorta di gioco da tavolo sul nostro mondo; un blocco di marmo decorato in modo molto particolare; un ammasso di nylon che pare una nuvola o un Achrome e, sullo sfondo come una sorta di nobile padre concettuale, la Base magica di Piero Manzoni. Al Museo Novecento di Firenze è aperta la mostra “Iniziare un tempo II” di Gianni Caravaggio, uno dei più importanti artisti della scena italiana che qui si confronta, come vuole il format “Duel” ideato dal direttore artistico del museo, Sergio Risaliti, con un’opera della collezione: in questo caso, per l’appunto, di Manzoni.
E, ancora una volta, il lavoro di Caravaggio, appare come un nuovo modo di pensare, oltre che di occupare, lo spazio. “Il dispositivo per creare spazio – ha detto l’artista ad askanews – è l’unico detentore dell’atto demiurgico, che è una specificazione dell’atto creativo, come lo è la Base magica di Piero Manzoni, con la sua capacità di creare l’opera d’arte per chi si fosse messo sopra”. Non solo: a creare l’opera possono essere anche soluzioni imprevedibili, come per esempio l’uso di materiali lontani dalla classica grammatica dell’arte, ma che Caravaggio riesce a gestire con la stessa tensione, ma anche con la stessa leggerezza, di Piero Manzoni.
“La magia, al contrario di quanto si possa immaginare – ha aggiunto l’artista – sta nelle cose semplici, come ricoprire una torta al cioccolato con lo zucchero a velo”. E nel caso dell’opera “Il mistero nascosto da una nuvola” a essere sparso su un blocco di marmo è dello zucchero a velo. Ma, attenzione, anche il marmo potrebbe non essere esattamente ciò che sembra. “Un pezzo di marmo – ha concluso Gianni Caravaggio – per me è quasi in un secondo momento un pezzo di marmo, tautologicamente, ma è un’atmosfera buia, come può esserlo anche un’atmosfera paesaggistica di un certo tipo di stagione o di un momento del giorno”. La mostra fiorentina, curata come sempre alla perfezione da Gaspare Luigi Marcone, resta aperta al pubblico fino al 28 febbraio 2019.[irp]