Nagorno Karabakh, accordo per cessate il fuoco

Verso il negoziato. Le formazioni armene hanno accettato di deporre le arm

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Poco più di 24 ore dopo l’inizio di una massiccia “operazione antiterrorismo” contro i separatisti armeni del Nagorno Karabakh, e dopo ripetuti appelli dei leader mondiali per la fine delle ostilità – in ultimo il Papa, questa mattina -, il governo di Baku ha annunciato oggi un accordo per il cessate il fuoco. Le formazioni armene hanno accettato di deporre le armi, come richiesto daall’Azerbaigian, anche grazie alla mediazione dei peacekepeers russi nella regione, e domani, a Evlakh, le due parti si ritroveranno attorno a un tavolo per nuovi negoziati.

 

Morte una trentina di persone

 

Nell’operazione, che l’Azerbaigian ha detto essere rivolta solo contro obiettivi militari di Erevan, risparmiando i civili, hanno perso la vita almeno una trentina di persone. I soldati di pace russi, da parte loro, hanno evacuato oltre 2.000 civili, tra cui 1.049 bambini, a cui sono stati forniti alloggi tempoiranei e pasti caldi. Per l’ex capo del governo regionale armeno, Ruben Vardanyan, il bilancio di questo giorno di scontri sarebbero però molto più alto: almeno 100 le vittime e alcune centinaia i feriti. “Questa è una grande guerra”, ha detto. “In pratica ci stanno dicendo che dobbiamo andarcene, non restare qui, o accettare che questa sia una parte dell’Azerbaigian: questa è fondamentalmente una tipica operazione di pulizia etnica e una guerra in cui molti civili vengono uccisi”.

 

tVerso il negoziato

 

Una dura presa di posizione che domani dovrebbe lasciare spazio al negoziato. A Evlakh, secondo quanto reso noto da Baku, saranno discusse le questioni sollevate dalla parte azerbaigiana sulla reintegrazione, sulla garanzia dei diritti e sulla sicurezza degli armeni del Nagorno Karabakh, nonché sulla questione di garantire il sostentamento della popolazione del Nagorno Karabakh nel quadro della Costituzione dell’Azerbaigian. Parallelamente, è atteso un colloquio telefonico tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il leader del Cremlino Vladimir Putin.

Cremlino, che attraverso le parole del suo portavoce Dimitri Peskov, ha respinto con decisione le critiche armene per il mancato intervento a difesa del Nagorno Karabakh. “Non accettiamo tali rimproveri contro di noi, soprattutto dopo la decisione ufficiale della parte armena di riconoscere il Karabakh come parte dell’Azerbaigian. De iure, ora stiamo parlando delle azioni della Repubblica dell’Azerbaigian sul suo territorio. Pertanto, tali accuse contro di noi sono assolutamente infondate”, ha commentato Peskov.