Prima dell’addio Napolitano blinda Renzi: serve continuità istituzionale

Il governo di Matteo Renzi sta operando bene, a partire dal capitolo delle riforme, e lo sta facendo in maniera ‘concreta’, ‘accorta’ e ‘tenace’. Per questo motivo, con ricadute positive anche in Europa, un ricorso alle elezioni anticipate – da alcuni viste come soluzione degli attuali scontri politici o come strada per affermare la supremazia politica di una formazione politica sull’altra – o di scissioni nei partiti (segnatamente il Pd) rappresenterebbero solo un ‘grave danno’ per il Paese e il segno di una montante ‘instabilita”. Ecco allora che la ‘continuita’ istituzionale’ rappresenta un bene da perseguire, al di la’ della ‘piena legittimita’ dell’opposizione’ di operare contro il governo e la maggioranza. Continuita’ istituzionale che deve essere assicurata ai massimi livelli, a partire evidentemente dalla carica di Presidente della Repubblica, in queste settimane al centro dell’attenzione dei media e degli italiani per le voci che danno Giorgio Napolitano in procinto di dimettersi. Tanto da provocare una precisazione dello stesso Napolitano, che ha sostenuto che semmai si parlera’ di dimissioni al termine del semestre di presidenza italiano. Che terminera’, ha ricordato il 13 gennaio. Come dire, io prima di quella data non vado via. Napolitano ha preso la parola nel consueto scambio di auguri natalizi al Quirinale con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della societa’ civile e ha tracciato un ritratto piu’ che lusinghiero del governo guidato da Renzi. Anche se, viene da sottolineare, diversamente non avrebbe potuto fare a meno di non voler essere (criticando o non sostenendo apertamente l’operato dell’esecutivo) la causa di quella instabilita’ da lui stesso tanto temuta. ‘Sta per concludersi l’anno 2014, che non e’ stato certo di ordinaria amministrazione per la politica italiana – ha sottolineato Napolitano – e si concludera’ tra poco, il 13 gennaio, col discorso a Strasburgo del nostro Presidente del Consiglio, il semestre italiano di presidenza europea’.

Un modo come un altro per dire, di passaggio, che bisognera’ aspettare almeno quella data per cominciare a pensare sulle sue dimissioni. Ma e’ sull’operato del governo Renzi che Napolitano ha usato parole chiare. ‘Il forte consenso espressosi nelle elezioni del 25 maggio per il partito che guida il governo italiano – ha detto – ha oggettivamente garantito accresciuto ascolto e autorita’ all’Italia nel concerto europeo, come si e’ visto nel peso esercitato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel concorrere a soluzioni unitarie e significative nella definizione dei nuovi vertici dell’Unione, e innanzitutto nella composizione e nella guida della nuova Commissione’. Nello stesso tempo, durante il semestre della sua presidenza, il governo italiano, ‘partendo dall’accurato lavoro preparatorio svolto dal precedente esecutivo, ha potuto operare validamente, e con senso di maggior sicurezza, in un clima nuovo di attenzione, per porre al centro dello sforzo comune esigenze, elaborazioni, proposte per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei Ventotto, oltre i limiti divenuti soffocanti e controproducenti della austerita”. Ecco poi il tema di quelle riforme ‘necessarie per determinare condizioni idonee allo sviluppo degli investimenti, alla creazione di nuovo lavoro, alla maggior produttivita’ e competitivita’ delle nostre economie, e’ stato, in un passato anche recente, prospettato con qualche nebulosita’ in ripetute discussioni nelle istituzioni europee, ma ha oramai assunto dei contorni precisi, un’ampia articolazione concreta. E in questo senso – non ha dubbi il Capo dello Stato – bisogna considerare il programma di riforme messo a fuoco dal Presidente Renzi e dal suo governo. Riforme su cui ogni forza politica potesse misurarsi, senza pregiudiziali e in termini di confronto tra visioni e approcci seriamente sostenibili. Si tratta di un programma vasto, da scaglionare nel tempo complessivo che lo stesso governo ha voluto assegnarsi: ma che ha dato il senso di quale cambiamento fosse divenuto indispensabile, e non piu’ eludibile o rinviabile’. Napolitano non ha dimenticato di sottolineare, in tema di crisi aziendali, come ‘non si possa obbiettivamente negare la rilevanza e l’efficacia degli interventi accorti e tenaci del vertice del ministero dello Sviluppo Economico e della Presidenza del Consiglio in prima persona per risolvere con soddisfacenti intese le crisi di almeno quaranta aziende tra febbraio e novembre, non solo salvaguardando migliaia di posti di lavoro a rischio ma in qualche modo configurando importanti scelte di politica industriale’.

Il Capo dello Stato ha ribadito poi, parlando del clima sociale, la presenza di ‘malessere diffuso tra milioni di famiglie impoverite, tra giovani che si vedono senza prospettive, tra lavoratori che sentono vacillare ogni sicurezza; c’e’ molta sofferenza autentica, e c’e’ dunque tensione, volonta’ di reagire, impulso di protesta piu’ che di rassegnazione: non dico ‘rabbia’ perché questo lessico non appartiene, credo, alla tradizione civile delle lotte operaie e popolari in Italia’. Ma, nell’insieme, ha aggiunto, ‘ci deve preoccupare un clima sociale troppo impregnato di negativita’, troppo lontano da forme di dialogo e sforzi di avvicinamento parziale che hanno nel passato spesso contrassegnato le relazioni sociali o politico-sociali. E allora dico – non solo ma anche ai sindacati, che sempre auspico (cosa volete, per un antico condizionamento di storia personale) costruttivamente uniti a cominciare dalle maggiori Confederazioni – allora dico: rispetto delle prerogative di decisione del governo e del Parlamento, senza improprie e devianti commistioni, e rispetto del ruolo che e’ naturale dei sindacati, di rappresentanza e – negli ambiti appropriati – negoziale; e sforzo convergente di dialogo anche su questioni vitali di interesse generale’. Tornando a parlare di riforme istituzionali Napolitano ha sostenuto che ‘non si puo’ comunque negare l’importanza delle ricadute’ di queste ‘sul funzionamento del nostro sistema-Paese e sulla forza di attrazione dell’Italia come luogo di investimenti e di proficue iniziative da parte di soggetti stranieri o in collaborazione con essi’. Riguardo il clima politico Napolitano ha rammentato che il governo ‘ha enunciato puntualmente una non breve serie di azioni di cambiamento da condurre, dalla scuola alla giustizia. Ha mostrato, raccogliendo come si e’ visto un’aspettativa largamente maturata nel Paese, un tasso di volonta’ riformatrice e di determinazione politica e istituzionale, che ha riscosso riconoscimenti e aperture di credito assolutamente notevoli sul piano internazionale, i cui riflessi si sono gia’ registrati in disponibilita’ di nuovi interlocutori dell’Italia a investire e operare da noi. Si sono in sostanza messi in moto processi di cambiamento all’interno, e un fenomeno di attenzione fiduciosa dall’esterno, che mi fanno registrare con un segno positivo la conclusione del 2014. Non si attenti in qualsiasi modo – ha avvertito – alla continuita’ di questo nuovo corso’. Percio’, ha continuato, ‘preoccupazione costante per la continuita’ istituzionale e politica, ferma restando la piena legittimita’ dell’opposizione di legislatura che varie forze tendono a perseguire. Un’opposizione – ha spiegato – che non escluda le disponibilita’ gia’ positivamente espresse per serie intese sulle riforme.

Un’opposizione che tenga conto, con senso di responsabilita’ nazionale, delle sfide e dei rischi cui e’ esposta l’Italia, innanzitutto per la vicinanza e virulenza di fenomeni di tensione, di conflitto, di disgregazione non lontano dai nostri confini’. Tutto cio’, ha rilevato il Capo delo Stato, ‘deve indurre al massimo senso del limite, al massimo rispetto della legge e del costume civile, nello svolgimento, non privo di incognite, della dialettica tra movimenti di opposizione e di protesta e autorita’ dello Stato garante dei diritti di tutti i cittadini. E davvero occorrerebbe la piu’ larga condivisione di responsabilita’ nel dare, dell’Italia che opera e discute, che si divide ma che sa anche essere unita per salvaguardare i suoi interessi vitali e la sua dignita’, un’immagine seria. Non possiamo essere ancora – e’ vizio antico – il Paese attraversato da discussioni che chiamerei ipotetiche: se, quando e come si possa o si voglia puntare su elezioni anticipate, da parte di chi e con quali intenti; o se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito di maggioranza relativa. E’ solo tempo – e inchiostro – che si sottrae all’esame dei problemi reali, anche politici, che sono sul tappeto; e’ solo un confuso, nervoso agitarsi che torna ad evocare, in quanti seguono le vicende dell’Italia, lo spettro dell’instabilita’. E il danno puo’ essere grave’. Ma per portare a casa tutto questo, ha detto ancora, si ‘richiede continuita’ istituzionale. A rappresentarla e garantirla mi ero personalmente impegnato ancora una volta, per tutto lo speciale periodo del semestre italiano di presidenza europea. E qualche giorno fa, in occasione dell’incontro italo-tedesco di alto livello a Torino da me aperto insieme con il Presidente Joachim Gauck, ho sentito come i nostri amici in Europa e nel mondo si attendano da noi precisamente questo: nuove, serie prove di continuita’ nel cambiamento. Non deludiamoli e non veniamo meno ai doveri che abbiamo verso il nostro Paese e il nostro popolo in frangenti tra i piu’ complessi, e aperti nell’esito, che abbiamo vissuto’.

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