Nasce il nuovo Senato dell’Autonomia

 In tutto i senatori saranno 148. “No voto di fiducia, no voto sul bilancio, no elezione diretta, no indennità”. Abolito il Cnel. Il premier: “Una svolta, il tempo dei rinvii è finito”

Si chiamerà Senato delle Autonomie. I moniti, gli altolà, gli avvertimenti e le resistenze non hanno fermato il premier Matteo Renzi. Determinato a portare a casa il disegno di riforma della Costituzione sul quale, aveva detto, si gioca “la faccia”, ha ottenuto il via libera da parte del Consiglio dei ministri. Il Governo ha approvato il disegno di legge costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e la revisione del Titolo V della parte seconda della Carta costituzionale. Una “svolta per la politica”, ha detto il premier, “che mette la parola fine a una discussione trentennale”. la decisione è arrivata all’unanimità, nonostante la critiche avanzate dalla ministra Giannini.

Subito dopo la riunione i governo, Renzi ha spiegato che il nuovo Senato non voterà la fiducia e il bilancio, che non ci sarà l’Elezione diretta dei senatori e nessuna indennità. Questi i “quattro paletti” su cui il governo non farà concessioni. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha spiegato che i senatori saranno in tutto 148: membri dei comuni, delle Regioni e 21 indicati. Gli ex presidenti della Repubblica e i senatori a vita continueranno a far parte dell’Assemblea “meno politica”. Il numero di rappresentanti del Senato sarà uguale per ogni Regione, “ma c’è disponibilità a discuterne, purché si mantenga il dimezzamento del numero dei membri”, prevedendo un numero proporziale di rappresentanti rispetto al numero di abitanti di ogni Regione.

I 21 cittadini indicati saranno rappresentanti della società civile nominati dal presidente della Repubblica, per la durata di sette anni, che abbiano onorato l’Italia per meriti in campo sociale, artistico, letterario o scientifico. Della nuova Assemblea di non eletti faranno parte poi: i presidenti delle Giunte regionali e delle Province di Trento e Bolzano; i sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma; due membri eletti tra i componenti del Consiglio regionale (con voto limitato); due sindaci eletti dai sindaci della Regione (con voto limitato). La composizione sarà paritaria tra rappresentanti dei Comuni e quelli delle Regioni.

Per quanto riguarda il procedimento legislativo, si prevede “il voto della Camera ogni qual volta il Senato si pronunci e con l’obbligo di approvare le modifiche proposte dal Senato o confermare il testo precedentemente approvato dalla Camera nei 20 giorni successivi”, ha spiegato la ministra Boschi. Sono state poi introdotte delle “maggioranze rafforzate per il voto della Camera in certe materie, sulle autonomie o sulla ratifica di trattati internazionale, laddove il Senato ha dato parere negativo o chiesto delle modifiche”. I provvedimenti di bilancio vengono esaminati “in automatico da parte del Senato, ma per discostarsi dal testo uscito dalla Camera il Senato deve votare a maggioranza assoluta”. Sono state poi ridefinite alcune materie che “restano di competenza delle Regioni, rimettendo però allo Stato l’individuazione di linee generali, tra queste la salute, la sicurezza alimentare e la tutela paesaggistica”. Rientrano nella competenza dello Stato anche “l’ambiente e il territorio, è stata dunque espunta l’urbanistica rispetto alla bozza del 12 marzo”.

Il presidente del Consiglio si è detto fiducioso sul passaggio in Parlamento della riforma: “Non ci saranno tra i senatori persone che non colgano la straordinaria opportunità che stiamo vivendo. In Italia sta tornando la speranza che le cose cambino davvero. Sono certo che la maggioranza dei senatori non caccerà indietro la speranza. Non c’è alternativa al futuro”. E Poi: “Non so se ci sarà il lieto fine. Ma questo è un buon inizio. Perché è il simbolo di una classe politica che ha capito che è finito il tempo dei rinvii. Questo ddl costituzionale ha una forza straordinaria”. Sui tempi avverte: “E’ fondamentale che si arrivi il 25 maggio, entro le elezioni europee, con una prima lettura”.

Il disegno abolisce anche il Cnel, ed è “un antipasto del processo di semplificazione e taglio che arriverà nella prossima settimane alla pubblica amministrazione”. Sul Titolo V della Costituzione, la parte della Carte che disciplina i poteri delle autonomie territoriali, il premier ha spiegato che “nella formulazione del testo si è tenuto molto presente il lavoro della Commissione dei 35, un lavoro dunque molto apprezzato e significativo dal punto di vista scientifico con cui si fa chiarezza sul Titolo V. In sintesi: mai più eccessi di conflitti tra Regioni e Stato, questo Paese deve essere più semplice: chi si interfaccia con le amministrazioni deve sapere chi è il responsabile”. “Ora i sacrifici li devono fare i politici non più solo i cittadini. Con la riforma ci saranno meno soldi per i politici e più denari alle famiglie”, ha spiegato Renzi. “Non sprechiamo questa chance”. (Il Tempo)