Nasrallah: fronte libanese “rimarrà un fronte di pressione” per Israele

Nasrallah: fronte libanese “rimarrà un fronte di pressione” per Israele
Hassan Nasrallah
11 novembre 2023

Il fronte libanese “rimarrà un fronte di pressione” per Israele fino a quando durerà la guerra nella Striscia di Gaza, e questa “pressione deve continuare”, anche sull’amministrazione americana, l’unica che “può fermare” il conflitto. Un conflitto che secondo il leader del gruppo libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, non mira solo a “vendicare” l’attacco messo a segno da Hamas contro Israele il 7 ottobre scorso, ma “a sottomettere i popoli della regione” e a “dire a tutti i palestinesi di dimenticare la loro terra e i loro luoghi santi”. Nel suo secondo discorso dall’inizio della guerra, tenuto in occasione della “giornata dei martiri Hezbollah” e nel giorno in cui per la prima volta Israele ha colpito più in profondità in territorio libanese rispetto agli scontri registrati al confine nell’ultimo mese, Nasrallah ha rimarcato che “il tempo non è a favore del nemico” e che sarà “il tempo ad aiutare a sconfiggere gli occupanti”.

ISRAELE VUOLE SOTTOMETTERE POPOLI REGIONE

Secondo Nasrallah, il conflitto in corso nella Striscia di Gaza “dimostra che il nemico israeliano cerca vendetta senza limiti morali, legali o umanitari”, colpendo la popolazione civile e prendendo di mira “gli ospedali sotto false accuse”. Ma l’obiettivo di questa campagna, ha aggiunto, non è solo la vendetta, ma “la sottomissione dei palestinesi, dei libanesi, dei popoli della regione”.

“Il nemico vuole spezzare la volontà di rivendicare diritti legittimi e vuole promuovere la cultura della resa e, attraverso i suoi crimini a Gaza, vuole dire a tutti i palestinesi di dimenticare la loro terra e i loro luoghi santi”, ha sostenuto il capo Hezbollah, rimarcando che “dal 1948 i massacri di Israele non hanno impedito ai palestinesi di rivendicare i propri diritti”. Nè la guerra in Libano del 1982 “ha portato i libanesi ad abbandonare la resistenza. Al contrario, è da quella data che ha avuto inizio la resistenza libanese”. Così, ha aggiunto, “dai brandelli dei bambini e degli anziani di Gaza partirà la resistenza”.

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PREMERE SU USA PER FERMARE CONFLITTO

Ma “quelli che possono fermare questa aggressione” alla Striscia di Gaza “sono quelli che la guidano, sono gli americani”, ha ribadito il leader libanese, sottolineando come “la cosa più importante in questo momento sia il cambiamento dell’opinione pubblica mondiale riguardo ad Israele, che sta uccidendo migliaia di bambini e donne”. Una situazione che fa “l’interesse della resistenza e della popolazione di Gaza, soprattutto attraverso le manifestazioni a Washington, Londra, New York”. “Il tempo mette pressione sul nemico e su quelli che proteggono il nemico”, ha sottolineato.

 

VERTICE ARABO-ISLAMICO A RIAD

Nasrallah ha tenuto il suo discorso mentre a Riad si teneva il vertice straordinario arabo-islamico, da cui “i popoli della regione e della Palestina si aspettano il minimo”. Ossia, ha detto il leader libanese, “adottare una posizione unitaria per chiedere agli americani di porre fine a questa offensiva e a questi crimini”. Quindi la provocazione: “Anche se Gaza continua a combattere, 57 Stati non potrebbero aprire un passaggio per fornire aiuti e curare i feriti?”.

FRONTI IN YEMEN, IRAQ E SIRIA

“Le speranze sono riposte nei fronti di supporto”, ha affermato Nasrallah, sottolineando che gli attacchi lanciati dal gruppo Houthi dello Yemen contro Israele, così come i raid messi a segno contro obiettivi Usa in Iraq e in Siria “hanno l’obiettivo di garantire la fine dell’aggressione contro Gaza”. Quindi rivolgendosi all’amministrazione Usa, ha dichiarato: “Se volete che cessino gli attacchi su questi fronti secondari, dovete fermare la guerra a Gaza”.

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FRONTE LIBANESE RIMANE DI PRESSIONE

Riguardo al fronte libanese, Nasrallah ha sottolineato che “nell’ultima settimana c’è stata un’escalation in termini di numero di operazioni e di tipologia di armi utilizzate”, affermando che l’organizzazione ha usato “per la prima volta droni suicidi e razzi Burkan, che sono razzi che pesano dai 300 ai 500 chilogrammi ciascuno”. Nasrallah ha anche rivelato che Hezbollah ha inviato “droni da ricognizione” in Israele “su base giornaliera”, alcuni dei quali “hanno raggiunto Haifa”.

Nasrallah ha quindi definito “un evento di grande importanza” il drone arrivato nei giorni scorsi nella città israeliana di Eilat: “Israele era confuso nel determinare l’origine di questo drone, se provenisse dallo Yemen, dall’Iraq o altrove. Alla fine hanno accusato una cellula di Hezbollah in Siria. Quindi hanno bombardato la Siria e lì abbiamo perso diversi martiri”. Sarebbero sette i miliziani rimasti uccisi nell’attacco lanciato da Israele nei pressi di Homs.

Alla luce di questi sviluppi, ha spiegato, “la nostra politica in questo scontro è che sia il campo di battaglia a decidere, non spetta a me annunciare una misura che poi i fratelli attuano. Sono i fratelli che conducono l’azione sul campo e noi poi facciamo la nostra valutazione”. “Siamo impegnati in una battaglia di resilienza, pazienza e accumulo di risultati e punti”, ha affermato Nasrallah, secondo cui “il tempo non è a favore del nemico” messo sotto pressione da una serie di fattori, tra cui “il timore di un’espansione dei fronti, la pressione economica diretta e indiretta, la popolazione sfollata e la pressione delle famiglie dei prigionieri a Gaza”. “Tutti questi fattori alla fine porteranno alla sconfitta del nemico – ha concluso – questa pressione deve continuare”.

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