Nato e Cremlino, effetto May su Trump: “Relazione speciale” e occhio a Putin

Nato e Cremlino, effetto May su Trump: “Relazione speciale” e occhio a Putin
28 gennaio 2017

Effetto May su Trump. Il premier britannico Theresa May è riuscita a strappare al 45esimo presidente americano un “impegno inamovibile” nei confronti della Nato e un po’ di cautela nei confronti della Russia, una nazione vista da Londra come sempre più aggressiva in politica estera. Non a caso alla vigilia del loro incontro alla Casa Bianca lei lo aveva avvertito parlando al raduno dei repubblicani al Congresso a Filadelfia: “Engage but beware”, fatti coinvolgere ma facendo attenzione. Sottolineando la “relazione speciale” e “mai così forte” tra Regno Unito e Stati Uniti, i due hanno concordato siglare un accordo commerciale sull’asse Londra-Washington (che però dovrà aspettare fino alla uscita, attesa nel 2019, dalle nazione d’Oltremanica dall’Unione europea). Intanto il “terreno” viene preparato perché – come spiegato da May – “è nell’interesse nazionale di ambo i Paesi”…musica per le orecchie di Trump, che punta ad accordi commerciali bilaterali e a rinegoziare gli altri per mettere “l’America al primo posto”.

LA TELEFONATA Non a caso ha iniziato la sua prima settimana piena al civico 1600 di Pennsylvania Avenue a Washington ritirando gli Usa dalla Trans-Pacific Partnership e facendo salire la tensione con il Messico attenuata con una telefonata “costruttiva” di un’ora con il presidente Enrique Pena Nieto. Nella brevissima conferenza stampa congiunta, durata meno di 20 minuti, il primo leader straniero a mettere piede alla Casa Bianca dall’uscita di Barack Obama ha detto che Donald Trump è “al 100% in favore” della North Atlantic Treaty Organization. Si tratta di un cambio di rotta per colui che ha sempre definito pubblicamente come “obsoleta” l’organizzazione creata nel Secondo dopoguerra, un’organizzazione che per il suo segretario alla Difesa James Mattis ha invece un “ruolo chiave nella sicurezza transatlantica”. Su questo il numero uno del Pentagono non ha mai avuto dubbi, come dimostrato dal contenuto della telefonata del 23 gennaio tra lui e Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. Dal canto suo Trump, che in campagna elettorale si è sempre lamentato del fatto che molti nella Nato non investono a sufficienza e gli Usa devono pagare il conto finale, apprezzerà se May spingerà i partner europei a spendere il 2% del loro Pil nella difesa, un target che non è tuttavia obbligatorio.

CREMLINO Anche sulla Russia, May è riuscita a strappare forse un punto a suo favore. Alla vigilia della telefonata tra Trump e Vladimir Putin, il leader Usa ha detto che “è troppo presto per parlare della rimozione delle sanzioni” imposte al Cremlino prima dall’Occidente per l’annessione della penisola di Crimea (strappata all’Ucraina nel marzo 2014) e per sostenere i separatisti pro-Mosca nei territori ucraini orientali e poi da Barack Obama sul finire del 2016 per la presunta interferenza russa nelle elezioni presidenziali in cui – per citare May – Trump ha ottenuto una “vittoria incredibile”. Comunque sia, il miliardario di New York continua a puntare ad avere “buone relazioni con tutti”, Russia e Cina inclusi, “anche se sarà impossibile” averle con tutti. Quanto a Putin, “non lo conosco”. Spero di avere una relazione fantastica. E’ possibile”. E’ sulla tortura che Trump e May la pensano in modo diverso. Se lei è categoricamente contraria, lui è convinto che “funzioni”. Eppure Trump lascerà che sia Mattis a decidere se farvi ricorso. “Lascerò decidere i nostri leader ma vinceremo, con o senza” tecniche ‘potenziate’ come l’annegamento simulato (che è illegale dal 2015, quando il Congresso ha passato una legge, firmata da Obama, in base alla quale gli interrogatori dovranno usare tecniche comprese nell’Army Field Manual).

CHURCHILL In una visita incominciata dentro lo Studio Ovale davanti al busto di Winston Churchill – che Obama aveva fatto mettere in un altro posto della Casa Bianca e che Trump ha spostato forse per l’occasione per simbolizzare la forza della partnership tra le due nazioni – May e Trump sembrano comunque andare d’accordo: “Ci troviamo in un momento in cui possiamo costruire una relazione speciale ancora più forte”, ha detto il premier. Lui ha voluto sottolineare (ma non potrebbe essere che così) il rispetto che gli Usa hanno per la “sovranità” del popolo britannico che ha scelto di lasciare la Ue: la “Brexit sarà una cosa fantastica per il Regno Unito”, ha detto un Trump che in campagna elettorale aveva anticipato l’addio di altri Paesi Ue. Perché il Regno Unito “sarà capace di raggiungere accordi di libero scambio senza nessuno abbia da ridire su cosa fate” e “potrà controllare chi entra” nella nazione (lo ha detto lui che è convinto che chiunque arrivi da Siria, Iraq, Iran, Libia, Sudan, Somalia o Yemen è pericoloso). Non sorprende che May – arrivata al civico 10 di Downing Street al posto di David Cameron, sconfitto dall’esito del referendum sulla Brexit del 23 giugno scorso – abbia invitato Trump per una visita di Stato a Buckingham Palace più avanti nell’anno. Non è chiaro se sarà prima o dopo il G7 che l’Italia terrà a maggio a Taormina (Sicilia). In attesa di essere accolto dalla Regina Elizabetta II, Trump ha superato la prova con la sua prima conferenza stampa con un leader straniero attenendosi al testo preparato, controllando le battute e mostrandosi calmo anche quando parlava di un deficit commerciale con il Messico che proprio non gli va giù.

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