Un caso internazionale quello del sequestro della nave della Ong spagnola Proactiva open arms che rimbalza tra Libia, Spagna e Italia. Ieri la Procura di Catania ha disposto il sequestro della nave della Ong, ormeggiata nel porto di Pozzallo (Ragusa) dopo lo sbarco di 218 migranti che l’equipaggio aveva salvato e rifiutato di consegnare alla Libia. L’approdo in Italia è al centro dell’inchiesta per la mancata consegna alle motovedette libiche intervenute sul luogo del soccorso o a Malta. Il fermo della nave è stato eseguito su indagini della squadra mobile di Ragusa e del Servizio centrale operativo (Sco). Associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina è il reato ipotizzato dalla Procura di Catania: secondo l’accusa ci sarebbe una volontà di portare i migranti in Italia anche violando legge e accordi internazionali, non consegnandoli ai libici. Tre gli indagati. Due sono il capo della missione, Anabel Montes, e il capitano della nave, Marc Reig, come rende noto la stessa organizzazione. I due “hanno passato diverse ore alla stazione di polizia, dopo essere stati sottoposti volontariamente sabato a un interrogatorio di oltre quattro ore ciascuno, e dopo aver consegnato, anche su base volontaria, tutte le registrazioni dei salvataggi di giovedì, quando si è verificato un incidente con le guardie costiere libiche”. Il terzo indagato è il responsabile dell’Ong che ha parlato con loro dando indicazioni durante le operazioni di salvataggio dei 218 migranti e degli avvenimenti successivi che hanno portato la nave ad approdare e Pozzallo, e che per la Procura risulta ancora ufficialmente non identificato.[irp]
Quello delle Ong e’ stato sempre un tema sensibile per il procuratore etneo Carmelo Zuccaro che circa un anno fa aveva sollevato il caso del comportamento di alcune organizzazioni che – allora disse, pur parlando di “mera ipotesi di lavoro” – “potrebbe essere stata finanziata dai trafficanti”. Sotto sequestro da tempo c’e’ anche la nave di un’altra Ong. Si tratta della “Iuventa” dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet. Il prossimo 23 aprile, la Corte di Roma decidera’ sul rilascio del natante fermato lo scorso 2 agosto da un provvedimento del Gip del Tribunale di Trapani con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Intanto protesta la Ong spagnola: “E’ un provvedimento preventivo, una mera ipotesi di reato, ma siamo ingiustamente accusati di associazione criminale e di incoraggiare l’immigrazione clandestina disobbedendo ai libici ai quali non abbiamo voluto consegnare donne e bambini… Proteggere la vita umana in mare dovrebbe essere la priorita’ assoluta di ogni corpo civile o militare che si rispetti, chiamato guardia costiera, soccorso marittimo o Marina. Questo e’ anche definito dal diritto del mare”, rivendica Oscar Camps, team leader della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Insomma, impedire il salvataggio delle vite a rischio in alto mare “al fine di riportarle con la forza in un Paese non sicuro, come e’ la Libia, equivale a riconsegnarle a una situazione infernale, rischiosa e a forte tensione; e’ in contrasto con lo status dei rifugiati delle Nazioni Unite”. E insiste il legale Emanuela Lo Faro che cita la norma italiana: “Non costituiscono reato le attivita’ di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato”. Insomma, “non esiste il reato di solidarieta’ e salvataggio di vite”.[irp]