Nazionale calcio, Ventura: “Orgoglioso di essere stato scelto”

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“Sono felice di essere qui ma soprattutto orgiglioso di essere stato scelto rappresentare una delle Nazioni più importanti dal punto di vista calcistico. Ringrazio tutti anche Antonio Conte perché mi ha lasciato innanzitutto una squadra, con delle conoscenze con cultura del lavoro”. Sono queste le prime parole da commissario tecnico dell’Italia per Giampiero Ventura, che si è presentato alla stampa: “Lavorare su quello che ha fatto Conte mi fa partire leggermente avvantaggiato con delle basi in più rispetto a quando invece ha iniziato lui. Quando si parte già da un calcio organizzato, può essere migliorato nei dettagli. Conte in poco tempo ha fatto qualcosa di importante perché io così posso mettermi a lavorare sui dettagli, quindi ho la possibilità di fare non bene ma benissimo”. Dopo Ventura, parla anche dell’Europeo in cui gli azzurri sono usciti ai quarti di finale: “L’europeo ci ha detto che con l’organizzazione, l’unione e la compattezza si possono raggiungere risultati importanti. C’è la possibilità di migliorarci e ritagliarci uno spazio da protagonisti. Noi vogliamo essere protagonisti con la squadra, c’è stato un riavvicinamento verso la maglia azzurra da parte dei tifosi e questo non va dilapidato” . “Qualsiasi gioco se viene fatto bene paga -continua Ventura – altrimenti no. Il calcio di Conte ha pagato in un momento particolare del nostro calcio perché ad esempio al Mondiale di Lippi in panchina c’erano fuoriclasse, invece Conte in panchina aveva buoni giocatori che dovevano lavorare molto di più per diventarlo”.

Quando gli viene chiesto se è preoccupato della mancanza di talenti del calcio italiano: “La realtà del nostro campionato è quella che ha detto questo Europeo. A casa sono rimasti pochi giocatori di quelli che potevano essere convocati. Il problema del calcio italiano è evidente, e mentre i giovani che sono in rampa di lancio siano pronti, dobbiamo dargli la possibilità, senza però bruciarli e metterli in condizione di fare bene. Dobbiamo pensare prima alla qualificazione mondiale e poi entrare piano piano con gli schemi. Ci vuole una crescita graduale per non bruciare i giovani. La base di partenza non potrà che essere quella già data perché non c’è tempo visto che vedrò i giocatori 3 giorni prima: ad esempio il 1° settembre giochiamo con la Francia in amichevole, ma io vedrò i giocatori solo 3 giorni prima”. “Un giocatore deve essere forte psicologicamente e forte in campo per avere la grinta giusta per giocare in Nazionale. I 23 dell’Europeo per quello che hanno dato su tutti i piani sono persone con cui parlerò, su questo non c’è dubbio anche per una forma di rispetto”. Il nuovo commissario tecnico dell’Italia, durante la conferenza stampa di presentazione parla di come strutturerà la sua squadra: “Le Nazionali vincenti del futuro non vengono per caso ma attraverso un processo di crescita dei giovani. Evidente che ci sono calciatori che oggi danno un contributo ma che tra quattro anni potrebbero dare una mano ai giovani di crescere”.

Quando gli viene chiesto la sua sul presunto ‘catenaccio’ effettuato dall’Italia di Antonio Conte: “Ho visto Francia-Albania e quando gli albanesi attaccavano i francesi erano tutti nella loro trequarti. Se la vedi così la Francia faceva catenaccio ma non è così perché c’è stata una grande evoluzione tattica, oggi invece quando una squadra non è in possesso di palla difende in dieci ma non è catenaccio. E’ un discorso che coinvolge tutti”. Poi parla di Balotelli: “E’ esattamente come tutti quanti, deve giocare e fare il professionista. Tecnicamente è importante ma dal punto di vista di gestione e caratteriale a volte può aver lasciato a desiderare”. Infine gli viene chiesto se il non avere un palmares di vittorie ampio possa influire: “Se parliamo di campionati o coppe e credo sia impossibile non vincere se non alleni le 5 squadre più forti del campionato. Le mie vittorie invece, per le squadre che ho allenato, sono quella di aver mandato dopo solo un anno un ragazzo di 20 anni agli Europei o ai Mondiali. Oppure prendere una società che perde 20-30 milioni all’anno e invece farla guadagnare l’anno successivo”.