A San Paolo del Brasile agenti della polizia brasiliana hanno localizzato e catturato il latitante della `ndrangheta calabrese Vincenzo Macrì, 52enne di Siderno (Reggio Calabria), boss della potente cosca della `ndrangheta Comisso di Siderno, già proposto per l`inserimento nell`elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Ministero dell`Interno. La cattura di Macrì è scaturita al termine di articolate indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotte dal Servizio Centrale Operativo della Polizia e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con l’attività di raccordo svolta del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e dalla rete dell`Interpol. L`arrestato è il figlio del leader carismatico Antonio Macrì, soprannominato per la sua caratura criminale “boss dei due mondi”, particolarmente influente anche oltreoceano (in Canada e Stati Uniti), ucciso in un agguato a Siderno il 20 gennaio 1975, nell`ambito della prima guerra di `ndrangheta. Vincenzo Macrì, che negli ultimi anni si era stabilito ad Aalsmeer in Olanda, dove gestiva gli interessi illeciti del clan di riferimento, è stato rintracciato all`aeroporto di San Paolo del Brasile: era diretto a Caracas, in Venezuela, dove viveva da qualche tempo utilizzando una falsa identità, individuata proprio dagli investigatori della Squadra Mobile reggina e dello SCO.
I profili internazionali dell’inchiesta hanno visto un diretto scambio di informazioni tra il Servizio Centrale Operativo, il Federal Bureau of Investigation e l’Homeland Security. In particolare la collaborazione tra SCO e FBI è avvenuta nell’ambito del progetto “Pantheon”, siglato nel 2005, che ha dato nuovo impulso agli storici rapporti che legano i due Uffici investigativi. Si è rivelato decisivo ai fini della cattura anche lo scambio di informazioni, attivato tramite il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, tra le polizie del Venezuela e Brasile, in un’ampia cornice di collaborazione tra l’Italia ed i Paesi del Sud-America interessati. L’inserimento di Vincenzo Macrì nella cosca Commisso di Siderno è ampiamente comprovata dalle risultanze probatorie dell’ambito dell’operazione “Acero-Krupy Connection” della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, condotta da polizia e carabinieri nel settembre 2015, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria per i reati di associazione mafiosa e di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della transnazionalità. Macrì è stato ritenuto, appunto, appartenente al vertice della famiglia di ‘ndrangheta “Commisso” nel territorio sidernese e zone limitrofe ed oltre i confini nazionali, in particolare in Canada (a Toronto) ed in Olanda, determinando decisioni criminali con altri soggetti di vertice della medesima organizzazione. In particolar modo con Antonio Commisso, detto “u’ Bucatu”, detenuto; Giuseppe Coluccio, detenuto; Angelo Figliomeni, detto “Brigante” latitante; Cosimo Figliomeni, detto “Brigante” latitante.
I profili internazionali dell’inchiesta hanno visto un diretto scambio di informazioni tra il Servizio Centrale Operativo, il Federal Bureau of Investigation e l’Homeland Security. In particolare la collaborazione tra SCO e FBI è avvenuta nell’ambito del progetto “Pantheon”, siglato nel 2005, che ha dato nuovo impulso agli storici rapporti che legano i due Uffici investigativi. Si è rivelato decisivo ai fini della cattura anche lo scambio di informazioni, attivato tramite il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, tra le polizie del Venezuela e Brasile, in un’ampia cornice di collaborazione tra l’Italia ed i Paesi del Sud-America interessati. L’inserimento di Vincenzo Macrì nella cosca Commisso di Siderno è ampiamente comprovata dalle risultanze probatorie dell’ambito dell’operazione “Acero-Krupy Connection” della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, condotta da polizia e carabinieri nel settembre 2015, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria per i reati di associazione mafiosa e di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della transnazionalità. Macrì è stato ritenuto, appunto, appartenente al vertice della famiglia di ‘ndrangheta “Commisso” nel territorio sidernese e zone limitrofe ed oltre i confini nazionali, in particolare in Canada (a Toronto) ed in Olanda, determinando decisioni criminali con altri soggetti di vertice della medesima organizzazione. In particolar modo con Antonio Commisso, detto “u’ Bucatu”, detenuto; Giuseppe Coluccio, detenuto; Angelo Figliomeni, detto “Brigante” latitante; Cosimo Figliomeni, detto “Brigante” latitante.