Cronaca

‘Ndrangheta, colpo alle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno. Arrestate 11 persone, una ricercata

Non c’è solo la ricostruzione della fitta rete dei fiancheggiatori che ha permesso al boss Marcello Pesce, “u ballerinu”, di sottrarsi alla giustizia per oltre sei anni, nell’inchiesta “Recherche” portata a compimento questa notte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura, su coordinamento della Dda di Reggio Calabria, è stata smantellata un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga tra la Sicilia, Calabria ed il nord Italia e anche una serie di intestazioni fittizie che per anni ha permesso alle ‘ndrine di accumulare patrimoni milionari. “A Rosarno, come in tutta la Piana di Gioia Tauro – ha esordito il questore Raffaele Grassi – l’attenzione degli investigatori è al massimo livello. L’indagine prende le mosse dalle ricerche del latitante Pesce, ma siamo andati oltre. Abbiamo una ‘ndrina dinamica che per anni è riuscita a investire non solo nei traffici di droga, ed in particolare marijuana, ma anche nel settore dei trasporti su gomma”.

In tutto sono undici le persone colpite dal decreto di fermo emesso dai pm Luca Miceli, Adriana Sciglio e Francesco Ponzetta; un’altra invece, risulta essere ancora ricercata. “Ci troviamo di fronte ad un’organizzazione criminale – ha affermato il Procuratore della Dda dello Stretto, Federico Cafiero De Raho – che è riuscita a spostare il proprio interessi dalla cocaina alla marijuana poiché sono risultati saldi i legami con i trafficanti della costa orientale siciliana. I Pesce al momento stavano esportando lo stupefacente sulle piazze del cosentino; in due occasioni abbiamo infatti, sequestrato carichi di hashish e marijuana per un valore di oltre 100 mila euro”. Le accuse contestate agli indagati sono, a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia di beni e favoreggiamento personale nei confronti del boss Marcello Pesce, arrestato nel dicembre scorso dalla polizia. “Abbiamo appurato – ha proseguito Cafiero – che gran parte del trasporto merci su mezzi gommati era in mano alla ‘ndrangheta. E se lavorano le cosche, non è possibile che ci sia sul territorio un’iniziativa economica libera, come è garantito dalla Costituzione. Anche le stesse ‘teste di legno’, che lavoravano per conto dell’organizzazione mafiosa, per commercializzare dovevano essere autorizzate dai capi e nel caso dovevano pagare, pur essendo inseriti nel contesto criminale”.

Non è un caso che l’indagine odierna è stata chiamata “Recherche”. Il nome prende spunto infatti, da un’opera letteraria di Marcel Proust, scrittore e critico letterario parigino, molto amato dal boss Pesce. Quando lo catturarono infatti, gli agenti della mobile trovarono nel suo covo molti libri dell’autore. “Pesce non era un boss “in sonno” – ha affermato il procuratore aggiunto Gaetano Paci – era attivissimo e per tutto il periodo della latitanza ha dettato regole e strategie ai sodali attraverso il figlio Rocco Pesce ossia la sua “longa manus” sul territorio. Insieme a lui altro elemento di spicco era Filippo Scordino; entrambi curavano i rapporti con gli intestatari fittizi del settore del trasporto merce su gomma e gestivano altre attività economiche, come aziende agricole e centri scommesse”. Ad “aiutare” gli inquirenti reggini nella ricostruzione dei traffici e della rete dei fiancheggiatori del “ballerinu” sono stati anche alcuni collaboratori di giustizia. Tra questi spicca il nome di Giuseppe Tirintino che, dopo un passato di narcotrafficante per conto dei Pesce, ha deciso da uomo “libero” di affidarsi all’Antimafia reggina.

Ammonta a 10 milioni di euro il valore dei beni sequestrati dalla Polizia nell’ambito dell’operazione “Recherche”. Gli interessi del gruppo erano variegati e si estendevano dal monopolio forzoso del settore del trasporto merci su gomma di prodotti ortofrutticoli per conto terzi, alle intestazioni fittizie di beni ed al traffico degli stupefacenti. L’attivismo criminale del clan si era allargato soprattutto alle attivita’ di illecita mediazione nel settore del trasporto merce per conto terzi, storicamente di competenza dell’articolazione della cosca Pesce facente capo al boss Marcello. Centrale in tutti questi ambiti, secondo l’accusa, era anche la figura di Filippo Scordino, luogotenente di Marcello Pesce e persona di estrema fiducia del figlio Rocco, pure arrestato durante il blitz di oggi, che e’ risultato essere il principale gestore dell’agenzia di mediazione del trasporto merci su gomma attraverso la quale il settore era monopolizzato dal clan. Il monopolio del trasporto di prodotti ortofrutticoli su gomma era esercitato attraverso alcune societa’ fittiziamente intestate a prestanomi. Gli elementi raccolti nel corso delle investigazioni hanno consentito di emettere, contestualmente ai fermi degli indagati un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni e societa’ e dei relativi patrimoni aziendali tra cui la Ge.Tra.L., societa’ cooperativa esercente l’attivita’ di trasporto ed autotrasporto di persone e merci per conto proprio o di terzi, con sede a Rosarno ed un’azienda agricola chre si occupa del l commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi freschi oltre che di lavorazione, confezionamento, produzione, trasformazione e commercializzazione, sia all’ingrosso che al dettaglio, di prodotti alimentari.

I NOMI Sono undici le persone raggiunte dal provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Recherche”, condotta dalla Squadra mobile reggina diretta dal primo dirigente Francesco Ratta’ e dal suo vice Fabio Catalano, che, in sinergia con lo Sco della Polizia, ha assestato un colpo alla rete di fiancheggiatori dell’ex latitante Marcello Pesce e all’ omonima cosca operante a Rosarno. I fermati sono Rocco Pesce, 29enne nato a Polistena; Savino Pesce, 28enne nato a Cinquefrondi; Filippo Scordino, 42enne nato a Rosarno; Bruno Stilo, 51enne nato a Melito di Porto Salvo; Carmelo Garruzzo, 46enne nato a Rosarno; Michelangelo Raso, 36enne nato a Gioia Tauro; Rosario Armeli, 34enne nato a Cinquefrondi; Michelino Mangiaruga, 38enne nato a Taurianova; Giosafatte Giuseppe Elia, 43enne nato a Rosarno; Consolato Salvatore Coppola, 49enne nato a Paterno’ (Catania); Antonio Cimato, 33enne nato a Cinquefrondi. Un dodicesimo indiziato, Antonino Pesce, 25enne nato a Cinquefrondi, e’ attivamente ricercato.

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