Nel centrosinistra nessuno vuole premier Enrico Letta. Di certo né Carlo Calenda, né Matteo Renzi. Ma intanto lo stesso segretario PD continua a corteggiare il leader di Azione. Il capo del Nazareno è al lavoro sulla lista Democratici e progressisti, con cui provare a battere le destre. Ma finora si ritrova tra due fuochi: da un lato c’è proprio Calenda che del M5s non vuole sentir parlare, come d’altronde lo stesso Letta; dall’altro lato, c’è una sinistra, come quella di Nicola Fratoianni (Si) che chiede al segretario Pd e a Giuseppe Conte “uno sforzo per costruire un’alleanza”.
“Io non farò un campagna astiosa o arrabbiata – spiega Letta – Non mi sono pentito di aver dialogato coi 5 stelle, perché c’è stata un’evoluzione. Ma poi Conte ha abbandonato quella evoluzione”. Quindi capitolo chiuso? Vedremo. Intanto, i pentastellati finora hanno mandato alle ortiche il tanto agognato ‘campo largo’ lettiano. Roberto Speranza, frattanto, ha già messo le tende nel Nazareno, dicendo sì alla lista unitaria. C’è già infatti l’ufficialità dell’adesione di Articolo 1. “Andiamo avanti sul progetto unitario – sostiene il ministro della Salute -. E lo facciamo con grande convinzione”. Per il resto, Letta apre le porte alle alleanze con chi “ha dato la fiducia al governo Draghi“.
Da Calenda (“il più consistente dal punto di vista dei numeri”, sottolinea) quindi, a Luigi Di Maio (“la più influente tra le personalità che vengono dal M5s”), fino a Renzi e i ministri ex FI Gelmini, Carfagna e Brunetta che “meritano apprezzamento” perché, dice il segretario del Pd, “hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l’incerto, e un seggio garantito”. Ed è proprio Di Maio l’altro muro che divide Letta da Calenda. Infatti, ieri, nel corso della presentazione del Patto repubblicano lanciato da Azione e +Europa, al nome Di Maio, l’ex ministro per lo Sviluppo economico ha sbottato: “Non so di chi lei stia parlando…”. A Letta, invece, “gli vogliamo bene, è una persona seria e siamo disponibili a discutere con tutti sulle cose da fare”, spiega Calenda, che però non vede il segretario del Pd a Palazzo Chigi in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 25 settembre.
“C’è una sola persona che bisogna tenere a fare il presidente del Consiglio, si chiama Mario Draghi e se i cittadini italiani ci faranno vincere – aggiunge il leader di Azione – prometto che andremo a chiuderlo a chiave nella presidenza del Consiglio”. Letta vorrebbe anche Italia Viva nella sua alleanza elettorale per battere il centrodestra, ma l’apertura del segretario Dem non convince l’ex compagno di partito, anzi, Renzi sarebbe pronto anche a correre da solo. In un’intervista al Corriere dice: “In una coalizione che va da Fratoianni a Toti passando per Brunetta, Gelmini e Orlando qualcuno mette veti su di noi? Per cosa? Forse perché siamo stati gli unici a proporre Draghi mentre loro inneggiavano a Conte creandone il mito di ‘fortissimo riferimento progressista’”. Poi l’affondo sul premierato: “Fossi al suo posto sceglierei uno bravo a vincere elezioni che sembravano già perse: Stefano Bonaccini. Ha preso il voto dei moderati e quello degli estremisti di sinistra e ha fermato Salvini nel momento in cui sembrava impossibile. Bonaccini ha fatto meno campagne elettorali di Letta, ma ne ha vinte qualcuna in più”. E’ solo l’inizio.