di Enzo Marino
I prossimi giorni diranno se sarà un “confronto” o un braccio di ferro. In ogni caso sulle pensioni sale la tensione dopo le indiscrezioni secondo cui il premier Matteo Renzi vorrebbe far slittare a data da destinarsi il dossier per introdurre la flessibilità in uscita saltando l’appuntamento con la legge di Stabilità. I sindacati sono pronti ad alzare le barricate ma anche all’interno dell’esecutivo e della maggioranza la scelta di accantonare il tema previdenza produrrebbe più di un mal di pancia. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è convinto che non si possa tornare alla situazione precedente la Fornero, ma che si debba comunque valutare un intervento sulle pensioni anche per “aiutare l’occupazione giovanile”. E intervenire sulle pensioni non potrà essere a costo zero. Ma da Palazzo Chigi e dal Tesoro frenano: la lista delle misure da introdurre nella Stabilità è lunga e per il premier questa non sembra più essere una priorità dopo il suo annuncio sul taglio delle tasse sulla casa e sulle imprese che sembra aver spazzato via il resto. Una scelta definitiva ancora non c’è. Nei prossimi giorni si approfondirà necessariamente la discussione interna al governo in vista della legge di Stabilità. Quanto a dimensioni della manovra, un quadro meno incerto si avrà dopo l’aggiornamento del Def in calendario il 20 settembre. Il consigliere economico di Renzi nonché commissario alla spending review, Yoram Gutgeld, è sempre stato netto sulla previdenza: c’è un problema di sostenibilità finanziaria nel breve-medio periodo e le regole europee non consentono spazi. Un’eventuale partita con Bruxelles difficilmente si potrebbe concludere in tempo per la Stabilità.
Il confronto in Parlamento è assicurato. Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che ha firmato con il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta, una proposta di legge che prevede la possibilità di ritirarsi prima del tempo in cambio di penalizzazioni, di fronte all’ipotesi che le pensioni “possano saltare il giro”, invita Renzi a chiarire che intenzioni ha il governo viste le attese di una parte consistente del Paese. Dal mondo sindacale il coro di no è unanime. Per il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, “è indispensabile che la legge di Stabilità affronti il tema delle pensioni, introducendo quella flessibilità necessaria da un lato a dare risposte più eque a chi è in procinto di uscire dal mondo del lavoro e dall’altro in grado di consentire l’accesso allo stesso per i giovani”. Del resto le coperture “quando vi è l’intenzione, si cercano e si trovano”, ha osservato la sindacalista. Dello stesso avviso il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, convinto che “rinviare ulteriormente questo tema sulla base di un calcolo ragioneristico, perché mancano le coperture finanziarie atte a sostenerlo, sarebbe sbagliato perché le conseguenze dell`aumento repentino dell`età pensionabile, realizzato con la legge Fornero, sono sotto gli occhi di tutti e il mantenimento della rigidità nell`accesso alla pensione rischia di riprodurre nuovi disagi economici e sociali, con effetti negativi sul funzionamento del mercato del lavoro, sulla produttività del sistema economico, e, indirettamente, sulla stessa finanza pubblica”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti: “sarebbe letteralmente incredibile se il governo, come da indiscrezioni giornalistiche, rinviasse l`introduzione della flessibilità di accesso alla pensione ripetutamente annunciata negli ultimi mesi dal presidente del Consiglio e dal ministro del Lavoro”. Intanto mercoledì prossimo è previsto un nuovo incontro promosso dalla commissione Lavoro di Montecitorio con i ministeri delle Finanze e del Lavoro, la Ragioneria e l’Inps sull’opzione donna e sulla settima salvaguardia per gli esodati. Sul tavolo anche la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che punta tutto sul contributivo con l’obiettivo di calibrare gli assegni sulla base dei contributi versati anche per chi ancora gode dei vantaggi del retributivo (sugli stipendi degli ultimi anni del percorso lavorativo). Certo è che il tema scotta. Vale la pena ricordare che la Lega era riuscita a raccogliere le firme necessarie e anche più di quelle necessarie per proporre un referendum abrogativo sulla riforma Fornero. Referendum poi dichiarato inammissibile dalla Consulta nel gennaio scorso.