Nel mondo si vendono meno armi, ma non in Russia

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La vendita di armi e di equipaggiamento militare da parte delle 100 maggiori fabbriche del mondo scende ancora per il terzo anno consecutivo, ma non in Russia. I nuovi dati sulla produzione bellica raccolti quest’anno dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), registrano un declino del 2% in termini reali, per un volume d’affari complessivo di 402 miliardi di dollari nel 2013. La decrescita ha rallentato leggermente rispetto all’anno precedente (quando era del -3,9%) a causa dell’incremento della vendita di armi da parte delle aziende russe, pari al 20%.

In Occidente – che rappresenta comunque i due-terzi della produzione bellica totale – il segno è negativo, a cominciare dal Nordamerica con Stati Uniti e Canada; in Europa, precisa il Sipri, la vendita della armi è aumentata solo per le aziende francesi, quelle britanniche sono rimaste stabili, quelle spagnole e, soprattutto, italiane (-17%) hanno diminuito il giro di affari. Il Sipri non riporta i dati della Cina a causa della carenza di dati affidabili. Nella classifica dei primi 100 produttori di armi vi sono 10 aziende russe, ma dei primi 5 posti, 4 sono americani e uno britannico. L’italiana Finmeccanica è all’ottavo posto.

La russa Tactical Missiles Corporation ha aumentato le vendite del 118% per un volume d’affari di 2,2 miliardi di dollari; ugualmente la Almaz-Antey, azienda creata con un decreto del Cremlino, ha segnato un +34%, raggiungendo la 12esima posizione fra i maggiori produttori.