Nel nuovo parlamento meno donne che nel vecchio
Doveva arrivare proprio in tempo per l’8 marzo, la notizia che deputate e senatrici non sono affatto aumentate nel nuovo parlamento, e questo nonostante la legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, che imponeva almeno il 40% di candidature femminili e l’alternanza di genere nei listini. I dati potrebbero cambiare lievemente per i ripescaggi ma il trend è chiaro. Ci sono 185 deputate in questa legislatura contro le 198 elette alla Camera nel 2013. Ci sono 86 senatrici, esattamente il numero del Senato uscente. Com’è possibile? Fatta la legge, trovato l’inganno. Sia all’uninominale che al proporzionale. Molti collegi sicuri all’uninominale sono stati assegnati agli uomini. Inoltre, la legge consente anche fino a cinque pluricandidature nei listini del proporzionale in diversi collegi. E siccome, per l’alternanza, dopo ogni donna in lista c’è un uomo, se una donna viene candidata cinque volte, ed eletta una volta sola, possono entrare i quattro uomini che erano in seconda posizione. Il meccanismo è stato applicato molto meno all’inverso. Al Senato il partito più virtuoso è il Movimento Cinque Stelle, 42 donne su 112 eletti, poco al di sotto della soglia del 40%. Misere percentuali per il centrodestra con 30 senatrici su 137, e per il centrosinistra, 13 su 59 eletti. Anche alla Camera le donne sono circa il 30% in media. Il 37% per i Cinque stelle, il 26% per il centrodestra, il 28% per il centrosinistra.