L’assemblea del Pd di domenica prossima è confermata, e già questo non era scontato. Le trattative nel partito per frenare la corsa di Matteo Renzi verso la riconferma alla guida del partito e, poi, verso nuove elezioni martedì avevano spinto anche a ipotizzare un rinvio della riunione, ma alla fine si è deciso di procedere comunque. Ancora da trovare, invece, l’intesa per evitare una spaccatura drammatica: la minoranza non accetta l’idea pensata dal leader, il congresso a marzo solo per rieleggere il segretario “vuol dire buttarci fuori”, diceva ancora ieri un bersaniano. Ma anche diverse componenti di maggioranza – e persino qualche renziano – stanno chiedendo al segretario di evitare strappi. “Giusto andare al congresso – ragionano ambienti dell’area Franceschini – e va bene anche l’idea del voto anticipato, ma non possiamo continuare a perdere pezzi per strada. Abbiamo già perso parecchi elettori…”.
Renzi, secondo i rumori di Transatlantico, sta valutando. L’ex premier avrebbe una certezza, stando ai racconti di chi lo ha sentito: bisogna andare a votare in primavera, se possibile ad aprile, ma non oltre giugno. Lorenzo Guerini lo ha detto esplicitamente a Porta a porta, votare a giugno è “possibile”, ed è anzi realistico, il Pd non accetterà giochi sulla legge per “perdere tempo” e le scadenze internazionali non sono un problema. Guerini, peraltro, secondo quanto raccontano molti dei ‘big’ Pd impegnati nelle trattative, sarebbe a sua volta tra i più prudenti, tra i renziani. Renzi, spiegano, non intende lasciare a M5s, Lega e Fdi la possibilità di sparare sul governo Gentiloni restando comodamente all’opposizione. Lo schema-Monti – con il Pd che sostiene il governo e Fi che fa campagna elettorale – non si deve ripetere.
Ma se l’obiettivo è chiaro, i percorsi per arrivarci possono essere diversi. Se l’anticipo del congresso deve diventare una rissa – ragionano anche i renziani – si può scegliere una strada alternativa: congresso a scadenza naturale, o comunque dopo il voto, e primarie stile Bersani-2012 per scegliere il candidato premier prima delle elezioni: un modo per ricevere comunque una nuova forte legittimazione dal basso prima del voto. “Ci dica la minoranza – spiega un parlamentare che sostiene Renzi – qualche mese fa volevano il congresso, ora dicono che sarebbe un modo per cacciarli. Dicano loro, se vogliono fare il congresso anticipato o rinviarlo”. Ma, appunto, questa è soprattutto la linea delle correnti che sostengono Renzi, non è dato al momento sapere quale sarà la scelta del premier. Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni, con due sole certezze: il leader vuole un percorso che lo porti a elezioni in primavera con una nuova legittimazione popolare, le varie correnti Pd vogliono evitare strappi laceranti e anche un semplice plebiscito nei confronti del leader.