Nel Pd si tratta su Italicum, ma per Bersani è troppo tardi. Anche minoranza verso scissione

TORMENTI DEMOCRATICI Cuperlo è deciso a vedere le carte di Renzi al tavolo della commissione e per il momento non segue i bersaniani

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mfront_cuperloNel Pd si tratta sull’Italicum, oggi o al più tardi a metà settimana si riunirà la commissione Pd voluta da Matteo Renzi e allargata alla minoranza, ma i bersaniani di fatto si sfilano dicendo che è ormai troppo tardi e che a questo punto non resta che votare no al referendum. L’incontro della commissione Pd non risulta ancora ufficialmente convocato, ma i contatti tra maggioranza e minoranza interna sono continui e qualcosa sembra muoversi: il punto è trovare un compromesso tra la linea di Renzi, che prevede solo un giro di consultazione con gli altri partiti prima del referendum, e quella di Gianni Cuperlo (foto)che invece vuole un atto formale subito, ben prima del voto del 4 dicembre. Di fatto, si delinea una potenziale divisione della minoranza, visto che oppositori storici alla riforma come Vannino Chiti sono ormai convinti a votare sì, dopo che Renzi ha accettato di fare propria la proposta per l’elezione diretta dei nuovi senatori presentata proprio da Chiti e dal bersaniano Federico Fornaro. Cuperlo, poi, è deciso a vedere le carte di Renzi al tavolo della commissione e per il momento non segue i bersaniani ormai schierati per il no. Pier Luigi Bersani (foto home), invece, non ha più dubbi: “Non si è bloccato l’Italicum, ora si deve fermare la riforma costituzionale”. Non è un caso, del resto, che solo Cuperlo sia entrato nella commissione Pd sulla legge elettorale, nonostante la disponibilità di Renzi ad inserire un secondo esponente della minoranza.

Cuperlo, ieri mattina, ha parlato a lungo con Roberto Speranza, ribadendogli la sua posizione: se Renzi fa un’apertura vera, va colta. Altrimenti si dirà no. A Sky Tg24 l’ex sfidante di Renzi al congresso del 2013 ha spiegato che la modifica dell’Italicum non può certo essere approvata prima del referendum, ma comunque “ci vuole un atto politico serio, solenne, irreversibile”.  Cuperlo ha anche indicato un paio di soluzioni: “Il deposito di un testo base provvisorio da incardinare in commissione o un documento politico che stabilisca i principi della nuova legge elettorale”. La seconda strada indicata da Cuperlo è quella sulla quale Lorenzo Guerini sta ragionando insieme a Renzi. Il premier non vuole scoprire le carte prima del voto, un dirigente Pd ricorda: “La differenza tra noi e Bersani è che lui, presentando prima la sua proposta, alla fine non modificò il Porcellum (nel 2012, ndr). Noi l’Italicum lo abbiamo fatto, proprio ascoltando prima gli altri partiti e poi tirando le somme”. Un documento politico, però, non è una bozza di legge elettorale, non impone di scrivere nel dettaglio una nuova riforma. Per consolidare il nuovo rapporto con parte della minoranza (e anche con interlocutori di peso come lo stesso Giorgio Napolitano e un pezzo di intellighentia di sinistra come Eugenio Scalfari) Renzi potrebbe anche accettare di mettere nero su bianco i criteri guida che l’Italicum rivisto dovrebbe comunque rispettare, aprendo al superamento delle preferenze in favore di collegi uninominali, come si faceva nel sistema elettorale delle province, al premio alla coalizione anziché alla lista e non chiudendo a un sistema a turno unico, a patto che garantisca comunque un vincitore. Su questo si concentrano i contatti di queste ore tra vertice Pd e Cuperlo. Dopo, la commissione si riunirà e proverà anche a fissare un calendario di incontri con gli altri partiti, a cominciare da quelli di maggioranza.