Cuperlo, ieri mattina, ha parlato a lungo con Roberto Speranza, ribadendogli la sua posizione: se Renzi fa un’apertura vera, va colta. Altrimenti si dirà no. A Sky Tg24 l’ex sfidante di Renzi al congresso del 2013 ha spiegato che la modifica dell’Italicum non può certo essere approvata prima del referendum, ma comunque “ci vuole un atto politico serio, solenne, irreversibile”. Cuperlo ha anche indicato un paio di soluzioni: “Il deposito di un testo base provvisorio da incardinare in commissione o un documento politico che stabilisca i principi della nuova legge elettorale”. La seconda strada indicata da Cuperlo è quella sulla quale Lorenzo Guerini sta ragionando insieme a Renzi. Il premier non vuole scoprire le carte prima del voto, un dirigente Pd ricorda: “La differenza tra noi e Bersani è che lui, presentando prima la sua proposta, alla fine non modificò il Porcellum (nel 2012, ndr). Noi l’Italicum lo abbiamo fatto, proprio ascoltando prima gli altri partiti e poi tirando le somme”. Un documento politico, però, non è una bozza di legge elettorale, non impone di scrivere nel dettaglio una nuova riforma. Per consolidare il nuovo rapporto con parte della minoranza (e anche con interlocutori di peso come lo stesso Giorgio Napolitano e un pezzo di intellighentia di sinistra come Eugenio Scalfari) Renzi potrebbe anche accettare di mettere nero su bianco i criteri guida che l’Italicum rivisto dovrebbe comunque rispettare, aprendo al superamento delle preferenze in favore di collegi uninominali, come si faceva nel sistema elettorale delle province, al premio alla coalizione anziché alla lista e non chiudendo a un sistema a turno unico, a patto che garantisca comunque un vincitore. Su questo si concentrano i contatti di queste ore tra vertice Pd e Cuperlo. Dopo, la commissione si riunirà e proverà anche a fissare un calendario di incontri con gli altri partiti, a cominciare da quelli di maggioranza.