Nel Pp si apre la corsa alla successione di Rajoy

Nel Pp si apre la corsa alla successione di Rajoy
L'ex premier spagnolo, Mariano Rajoy
18 giugno 2018

A tre giorni dall’ufficializzazione del candidature, è in pieno svolgimento la corsa per la successione all’ex premier Mariano Rajoy per la guida del conservatore Partido Popular, ritrovatosi all’opposizione dopo la mozione di sfiducia proposta e vinta dai socialisti del Psoe.

Una mozione basata sulla sentenza “Gurtel”, che ha certificato la responsabilità collettiva del partito in un sistema di corruttele e di finanziamenti illegali su enorme scala: una vicenda giudiziaria che di fatto non si è ancora conclusa e che potrebbe mietere altre vittime illustri tra le fila del partito. I favoriti per la successione sono soprattutto due: il leader del Pp galiziano, Alberto Nuñez Feijoo, e l’ex vicepremier Soraya Saenz de Santamaria, i quali tuttavia non hanno ancora reso ufficiale la propria candidatura, forse cercando un accordo fra di loro che di fatto escluderebbe altre candidature alternative. Vittima principale di questa entente sarebbe il terzo incomodo, la numero due del partito Maria Dolores de Cospedal, anch’essa finora rimasta in silenzio riguardo alla sua candidatura e che, in virtù della sua importante posizione, è fra i dirigenti potenzialmente più vulnerabili a eventuali nuove sorprese giudiziarie.

Il resto della rosa ha pochissime speranze: si va dal moderato ex ministro degli Esteri Garcia Margallo al decisamente più conservatrore capogruppo della Camera, Pablo Casado, esponente di una “nuova generazione” ideologicamente più vicina a Ciudadanos (e già nel mirino della giustizia per dei master ottenuti in modo irregolare, un caso analogo a quello costato la carica alla governatrice della regione di Msdrid, Cristina Cifuentes). La proclamazione ufficiale dei candidati avverrà venerdì; la campagna elettorale avrà inizio il sabato e il voto degli iscritti (sempre che vi sia più di un candidato) si terrà il 5 luglio; oltre al candidato, gli iscritti voteranno anche un rappresentante cui spetterà il diritto di voto nel caso in cui nessuno dei candidati ottenga più del 50% dei voti, vinca in più della metà delle regioni o abbia più del 15% dei voti del rivale più vicino.

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