Nella faida del Pd pure gli insulti sessisti. De Luca alla Bindi: “Impresentabile in tutti i sensi”

Nella faida del Pd pure gli insulti sessisti. De Luca alla Bindi: “Impresentabile in tutti i sensi”
29 ottobre 2015

di Carlantonio Solimene

“Rosy Bindi è impresentabile, da tutti i punti di vista”. L’ennesimo attacco del governatore della Campania Vincenzo De Luca alla presidente della Commissione Antimafia, “colpevole” di averlo inserito nella lista degli esponenti “da non votare” alla vigilia delle ultime Regionali, scatena un caso politico. Perché in quel “da tutti i punti di vista” si cela un insulto sessista alla deputata Pd che riecheggia quello ormai famigerato rivoltole anni fa da Silvio Berlusconi, quando l’ex premier definì la Bindi “più bella che intelligente”. Allora si scatenò un putiferio, la risposta dell’esponente Dem – “non sono una donna a sua disposizione” – finì stampata su migliaia di magliette e in piazza si scatenarono i “girotondini”. Stavolta, invece, per ottenere l’indignazione del mondo politico, e in particolare dell’ala renziana del Pd, si è dovuto aspettare fino a sera, quando a difendere la Bindi ci ha pensato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Perché la presidente della Commissione Antimafia è da tempo nella lista nera del premier. Da quando, cioè, ha annunciato che non si sarebbe più candidata in futuro e ha cominciato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Prima con la lista degli “impresentabili”, poi annunciando che avrebbe portato in Antimafia il tema controverso dell’innalzamento a 3.000 euro della soglia per l’uso dei contanti, previsto dalla legge di Stabilità in discussione al Senato.

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E così i primi a solidarizzare con la Bindi sono stati i “nemici” di Forza Italia, con Elvira Savino che ha parlato di “doppiopesismo della sinistra”. Poi è toccato ai governativi, dal vicesegretario del Pd Guerini a Ernesto Carbone per arrivare, come detto, al ministro Boschi: “Le frasi su Rosy Bindi sono inaccettabili. Mi auguro che arrivino le scuse di De Luca”. Scuse che, a fine giornata, non erano ancora state pronunciate. Che il clima nel Partito Democratico sia tutt’altro che idilliaco lo dimostra anche l’ennesimo addio al Senato, dove Corradino Mineo – da sempre molto critico sulla riforma costituzionale appena licenziata da Palazzo Madama – ha deciso di passare al Gruppo Misto: “Zanda ha liquidato il mio dissenso come una questione disciplinare – ha spiegato l’ex giornalista – e la riunione del gruppo si è trasformata in una richiesta delle mie dimissioni. Perché Renzi non espelle nessuno, con Renzi ci si auto espelle. E Zanda non vuole altri casi Mineo sulla legge di stabilità. Capita l’antifona, presento le dimissioni”. Intanto Matteo Renzi, dal suo viaggio in Sudamerica, ha annunciato un incontro “politico” con la minoranza per chiarire i motivi di dissenso sulla legge di Stabilità.

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