Nemmeno l’ingiustizia è uguale per tutti

Nemmeno l’ingiustizia è uguale per tutti
Luigi Lusi
7 settembre 2018

La letteratura è ricca di casi di giustizia non uguale per tutti. Un tema caldo, quello della giustizia, che mette sempre a dura prova governi e istituzioni quando la si vuole riformare. Non solo, ma la storia ci ricorda che proprio a causa di accesi scontri tra politica e giustizia sono saltati in aria governi. Il confine tra i due fronti è e rimarrà esoterico se non si fa una seria riforma. Ogni nuovo governo, ne annuncia una.

E appena si fanno i primi passi, arrivano le prime scosse. E così, alla Lega torna l’idea di riformare la giustizia “perché questo è il governo del cambiamento, e poi affronteremo la separazione delle carriere e il correntismo della magistratura”. Aa dare una netta sensazione che lo scontro tra Matteo Salvini e le toghe fosse arrivato a livelli di guardia, l’operato della procura di Agrigento che sta indagando proprio il vice premier per il mancato sbarco della nave Diciotti. Il fascicolo sta facendo il suo iter. Ora si aggiunge la stangata sul sequestro dei fondi della Lega. L’ultimo appello a cambiare note sullo spartito giustizia, arriva da Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Il Paese non sarà mai normale se non c’è una giustizia normale”. Quindi, per il presidente del Senato, “la riforma della giustizia è una priorità”.

Di certo, l’Italia non appare un paese normale quando il piatto della bilancia pende soltanto da una parte. E, come detto, di questi casi la letteratura è ricca. Prendiamo, ad esempio, la vicenda di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, a cui, lo scorso dicembre, la Cassazione ha confermato sette anni di reclusione per aver sottratto 25 milioni di euro dalla casse dell’ex partito di Francesco Rutelli. Il caso è scoppiato il 30 gennaio 2012, quando l’allora senatore viene iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Roma per appropriazione indebita di somme di denaro relative a rimborsi elettorali nel periodo in cui rivestiva l’incarico di tesoriere della Margherita. Una vicenda giudiziaria che durerà cinque anni.

Domanda: perché i denari finiti nelle tasche di Belsito, Bossi & C. devono essere sborsati dalla Lega, mentre quelli finiti nelle saccocce di Lusi dovrà cacciarli l’ex senatore di proprio pugno? Non siamo giuristi, ma la domanda va fatta. Qualcuno maligna: essere di sinistra è sempre fonte di grandi privilegi, anche se rubi… Non lo sappiamo. Sappiamo che sono spariti ben 25 milioni di euro dal bilancio di un partito, l’ex Margherita, e nessuno prima che scoppiasse la bomba sapeva nulla. Nessuno ha mai messo in dubbio l’intelligenza dell’ex tesoriere, ma come per “magia” sottrarre 25 milioni senza lasciare traccia, genera legittimi sospetti. Tuttavia, il caso è chiuso. Almeno quello di Lusi, perché quello di Salvini è alle prime battute.

Di storie di finanziamenti ai partiti, tesorieri che spariscono con mattezze e denari, e finte donazioni, ce ne sono a bizzeffe. Un universo non sempre penetrabile e che molto spesso segna zone più che grigie, quindi degno di maggiori riflettori accesi. Prendiamo, ad esempio, le fondazioni che spesso foraggiano partiti e non solo. In Italia, solo di tipo politico, ce ne sono 101. E ce n’è di tutti i colori e in gran parte rispondono al centrodestra o al centrosinistra ma c’è anche quella di Davide Casaleggio per il MoVimento 5  Stelle. Negli ultimi anni queste realtà hanno influenzato la politica italiana e sfornato decine di ministri e sottosegretari. L’avvento del renzismo, per dirne una, portò poi in auge la fondazione Open. Che come si legge nel sito, il “consiglio direttivo della fondazione, in carica fino all’approvazione del bilancio esercizio 2017, è composto da: Alberto Bianchi (presidente), Maria Elena Boschi (Segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti”. Sempre in area dem c’è poi la fondazione Eyu, del tesoriere dem Francesco Bonifazi. Ma questa è un’altra storia.

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