Neonata morta, c’era un posto libero in ospedale. Scontro a distanza tra Lorenzin e Borsellino

C’era un posto libero in ospedale, la notte tra l’11 e il 12 febbraio, quando dopo tre ore dalla nascita, aveva finito di battere il cuore di Nicole, la bambina morta dopo essere stata rifiutata da tre ospedali. A darne notizia lo stesso assessore alla Salute della Regione Siciliana, Lucia Borsellino, nel corso di un intervento al parlamento siciliano oggi pomeriggio. “La neonatologia dell’ospedale Cannizzaro ha effettuato un ricovero alle 2.05 di quella notte, su un posto riservato a una nascita prevista di un neonato patologico, mentre al momento della chiamata del 118 di Catania in orario precedente il reparto aveva risposto di non avere alcun posto libero”. Parole che si commentano da sole, quelle della Borsellino, che ha già richiesto “un approfondimento alla direzione aziendale”. E non è tutto. L’assessore s’è chiesto più volte “perché la piccola Nicole non è stata portata al Pronto soccorso del Policlinico di Catania?” avanzando la possibilità che la piccola Nicole si potesse salvare.

Dunque, dopo centinaia di pagine sotto la lente di ingrandimento degli ispettori della Sanità siciliana, cominciano a prendere forma i contorni di questa tragica vicenda che, ancora una volta, fa emergere una sanità siciliana sempre più malata. La morte della neonata ha dato vita anche a una battaglia tutta politica. Finora uno scontro a distanza tra il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che continua a minacciare il governo Crocetta di commissariare la Sicilia, e la stessa Borsellino che in Aula s’è vista decisamente contrariata, proprio per la paventata ipotesi ribadita ancora una volta ieri dal ministro nel corso del question time alla Camera (“Stiamo approfondendo se ci sono le condizioni per la nomina di un commissario ad acta”). Le indagini sulla morte della neonata a Catania, secondo la Lorenzin, evidenziano “l”assenza di un efficace sistema di governance per la sicurezza dei punti nascita e la mancata attuazione del protocollo relativo al trasporto neonatale”. “Abbiamo riscontrato anche scarsa capacità nella casa di cura per procedere nell”immediatezza alla stabilizzazione del neonato – ha aggiunto – e gravi disfunzioni nelle comunicazioni tra il 118 e le strutture contattate”. Il ministro, forte della relazione prodotta dai suoi ispettori, ha sentenziato: “A Catania non e’ stato applicato il protocollo previsto”.

E poi: “Perche’ non c’era posto in ospedale? Eppure i posti letto in Sicilia per terapia intensiva neonatale sono 114, 34 in piu’ del valore previsto. Come mai erano tutti pieni? C’e’ quindi anzitutto un problema di appropriatezza del ricovero”. E’ questa l’aria che tira sul filo della sanità tra Roma e Palermo. Dal canto suo, la Borsellino, dall’aula del parlamento siciliano, quasi in contemporanea, avvertiva la Lorenzin: “Non è scongiurato il ritorno della Sicilia nei Piani di rientro, difficilmente sostenibile per la nostra Regione. Noi siamo pronti ad affrontare le sfide, purché il Ministero trasferisca alla Sicilia le somme che spettano alla nostra Regione e destinate all’ammodernamento”. La battaglia è appena all’inizio. Intanto sul fronte della cronaca, Tania Laura Egitto, la madre di Nicole, è stata dimessa dall’ospedale Cannizzaro di Catania dove era ricoverata da martedì per un malore. La donna era a casa, nel Catanese, quando ha accusato dolori addominali. Intanto la Procura etnea ha firmato il nulla osta per la restituzione del corpo della piccola Nicole ai familiari. Domani pomeriggio i funerali.

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