Neonata morta, emersa “inadeguatezza”. Borsellino: punire responsabili. Aiop: no processi sommari

L’assessore alla Salute invita alle direzioni aziendali ad assumere “i provvedimenti sanzionatori nei casi di accertata violazione delle stesse direttive assessoriali”. di Giuseppe Novelli

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di Giuseppe Novelli

“I provvedimenti fino ad ora assunti non possono non puntare l’accento anche sul comportamento inadeguato di taluni operatori che, alla luce delle prime risultanza emerse nel caso del decesso della piccola Nicole, mi suscitano profonda indignazione e pertanto da me censurati”. A dirlo è l’assessore alla Salute della Regione siciliana, Lucia Borsellino, a proposito della vicenda della neonata deceduta su un’ambulanza verso Ragusa per mancanza di posti letto nelle Unità di terapia intensiva di neonatologia (Utin) degli ospedali di Catania. “La censura è ancora più forte – aggiunge – laddove tali comportamenti incidono, ledendola profondamente, sull’immagine del Servizio sanitario della Regione siciliana, vanificando gli sforzi compiuti negli ultimi anni per la sua riqualificazione, nonché l’operato di tanti operatori che quotidianamente si spendono per la cura dei pazienti nel primario rispetto della dignità della persona” prosegue l’assessore.

PROVVEDIMENTI Dopo il provvedimento di avvio della sospensione dell’accreditamento delle attività di ricovero in ostetricia nell’evento nascita nei confronti della clinica Gibiino, la Borsellino, inoltre, ha dato disposizioni alle Aziende sanitarie che hanno manifestato indisponibilità di posti letto di Utin nell’ambito del percorso assistenziale della piccola Nicole di valutare “la conformità del comportamento tenuto dal personale delle suddette Unità operative rispetto alle linee guida assessoriali del 2010, che prevedono nei casi di particolare urgenza e necessità in aree critiche, come le Utin, l’accoglienza anche in eccesso del paziente in condizioni critiche”. Dall’assessore arriva l’invito alle direzioni aziendali ad assumere “i provvedimenti sanzionatori nei casi di accertata violazione delle stesse direttive assessoriali”. Analoga disposizione è stata indirizzata all’Azienda Cannizzaro, sede della Centrale operativa coinvolta nell’evento per l’adozione dei provvedimenti sanzionatori consequenziali alla “non idonea comunicazione intercorsa tra l’operatore della centrale operativa e le aziende interessate”. E’ stata, inoltre, invitata l’Azienda sanitaria provinciale di Catania, “ove non sia già intervenuta” ad attuare “un appropriato intervento” di supporto psico-sociale, ad elevata integrazione professionale, per la famiglia Di Pietro.

AIOP “E’ impensabile e semplicistico attribuire responsabilità, ai medici o a una singola struttura, ancora prima che le inchieste abbiano fatto piena luce sulla vicenda. Nel drammatico caso della piccola Nicole, la realtà è ben più complessa e ha fatto emergere alcune criticità dell’intero sistema sanitario regionale. Andrebbe attivata una seria riflessione sulla qualità del servizio d’assistenza in Sicilia. E bisognerebbe individuare esattamente cosa non ha funzionato”. L’avvocato Ettore Denti, presidente di Aiop-Catania, l’associazione che rappresenta le case di cura, sottolinea che “in provincia di Catania non è stato mai attivato il Servizio per il trasporto di emergenza neonatale (Sten) e il Servizio di trasporto materno assistito (Stam), obbligatori per legge, secondo quanto stabilito dalle Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e dal decreto regionale del 2 dicembre 2011. Servizi prioritari per la messa in sicurezza dei punti nascita di primo livello, pubblici e privati, che non hanno obbligo di essere dotati di Unità di terapia intensiva neonatale (Utin), secondo la rete dell’emergenza individuata dall’assessorato regionale alla Salute.

“Abbiamo già chiesto alla Regione, con una nota inviata ieri – prosegue – di assumere con urgenza gli interventi per attivare Sten e Stam a Catania, anche per evitare che in futuro possano avvenire simili tragici accadimenti”. “Respingiamo con forza il tentativo di trovare, a tutti i costi, un capro espiatorio nella drammatica vicenda – conclude l’avvocato Denti – prima ancora che la magistratura abbia concluso le sue indagini. Auspichiamo, pertanto, che in Sicilia si intervenga con decisione per attuare la normativa vigente”.