Nibali: “Chiedo a tutti scuse pubbliche ma la squalifica non me l’aspettavo”
CICLISMO Il vincitore del Tour 2014, interviene sull’espulsione subita dal Giro di Spagna per essere stato trainato dall’ammiraglia dopo una caduta
“Per quello che é successo alla Vuelta chiedo veramente a tutti le scuse pubbliche, per chiunque sia indignato o vergognato per me!!”. Vincenzo Nibali, vincitore del Tour 2014, interviene sull’espulsione subita dal Giro di Spagna per essere stato trainato dall’ammiraglia dopo una caduta. “E’ uno sbaglio che mi costa caro – il messaggio postato da Nibali su Facebook – una trainata di 150 metri e molti che sono pronti a gettare del fango. Ma succede in ogni gara”. “Molti di voi non hanno mai corso in bici, altri sono grandi tifosi ed altri ancora si sono avvicinati negli ultimi anni – e’ il messaggio di Nibali – La bici, il ciclismo è passione, amore, giornate lontano dalla famiglia con allenamenti estenuanti, sacrifici troppi che iniziano già all’età di 16 anni circa!! Quello che è successo alla Vuelta succede in ogni gara: ciò non deve dimostrare che non è sbagliato e devo restare impunito!!! La giusta punizione da scontare la dettano i giudici”. Puntuale il verdetto dei giudici ma che all’atleta non va giù. “Sono un po’ deluso dalla scelta della giuria: ieri c’e’ stata questa grande caduta, dove sono rimasti coinvolti diversi ciclisti. Io ho ritardato a salire in sella per un problema nel cambio della bici, che era rotta. Quando sono ripartito la tv e’ rimasta sempre accanto a me a riprendere la scena; dopo l’aiuto di Cataldo e Rosa sono andato avanti da solo. Ho preso la borraccia e poi ho preso abbrivio dietro la ammiraglia. Non e’ valsa la regola del buon senso per i giudici: a volte in passato per cose del genere ci sono state penalita’ di un minuto, di due minuti e anche multe. La squalifica, pero’, non me l’aspettavo”.
Il siciliano parla della sua stagione no: “Un anno andato male per mille motivi; arrivo alla Vuelta con la voglia di riscatto da una stagione infame, mi ritrovo alla prima tappa scusando l’espressione con il culo per terra, ti rialzi aiutato da un compagno sperando di non esserti fatto male, ti guardi le ferite lasciate addosso dall’asfalto rovente e cerchi la tua bici che andata distrutta , panico e caos nel gruppo, tardo a partire …tanto… – il racconto di Nibali – Troppo, al punto che quando risalgo sulla mia bici ho un ritardo di 1:20, mi fiondo all’inseguimento senza paura, senza acqua, da solo, piano piano guadagno terreno e trovo i miei compagni che mi aspettano lungo la strada, la testa che pensa che devo andare e devo rimanere davanti in corsa per quelle persone che mi guardano, per quelle che mi amano, per mia moglie, mia figlia e per quelli che si staranno domandando come sto, vado avanti per far vedere che non mi sono fatto niente, fino a quello sbaglio che mi costa caro”.
E qui il centro della vicenda: “Una trainata di 150 metri di cui molti sono pronti a gettare del fango, (è rientrato per che si è attaccato) nessuno sottolinea che è caduto, è stato attaccato, è da solo all’inseguimento contro 18 corridori che spingono a tutta davanti!! no signori, nel ciclismo la corsa è corsa nessuno ti aspetta!! Nel ciclismo episodi come questi ce ne sono molti a maggior ragione dopo una caduta!! Alla fine tutto avrei pensato, una multa salata da pagare ed una penalizzazione come si usa fare per restare fuori classifica!!! Avrei accettato anche una penalità di dieci minuti!! Dopo tutto IO non sarò il primo ne l’ultimo di questa vicenda. Mi scuso ancora – la conclusione – per avervi rubato del tempo e grazie del sostegno o meno che mi date. A presto”.