Niente riduzione di pena per Totò Cuffaro. Secondo la Cassazione, l’ex governatore della Sicilia, non ha diritto di chiedere la “correzione” della pena inflittagli perche’ l’aumento di pena deciso in appello e confermato dalla Suprema Corte non ha ecceduto i limiti previsti dalle norme ed anzi e’ ben inferiore al massimo consentito. E’ questo il succo della sentenza 35464 della Prima sezione penale della Cassazione depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi il primo aprile.
“Esula dal caso in esame – scrive la Cassazione – la pur evocata illegalità della pena parziale e finale, dato che la sanzione di anni cinque di reclusione, determinata per il delitto più grave (favoreggiamento), è stata aumentata di un anno per il reato di rivelazione di segreti di ufficio e complessivamente, per i tre reati in continuazione, di anni due donde la pena definitiva di anni sette, con un incremento, quindi, ben al di sotto del massimo del triplo consentito dall’art. 81, commi primo e secondo del codice penale”. Cuffaro dal 22 gennaio 2011 sta scontando nel carcere di Rebibbia la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d’ufficio aggravati dall’aver aiutato Cosa Nostra.