di Enzo Marino
Prima si sono sfilate le Chiese di Bulgaria, Serbia, Antiochia, Giorgia. Infine è arrivato il “no” più pesante, quello di Mosca. Sul Concilio pan-ortodosso convocato dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo si addensano nubi pesanti. E ora la riunione dei vertici ortodossi di tutto il mondo, che dovrebbe svolgersi a Creta dal 16 al 27 giugno prossimi, potrebbe saltare. Questione di teologia, certo, di diversa visione delle questioni religiose, ma anche, se non soprattutto, questione di politica, ancorché ecclesiastica. L`accordo tra Costantinopoli, seconda Roma, e Mosca, terza Roma, non è affatto scontato, neppure quando vescovo di Roma, la prima Roma, è Jorge Mario Bergoglio, che in questi mesi ha intensamente tessuto un rapporto cordiale tanto con Bartolomeo (foto home, dx) quanto con Kirill (foto home, sx). Tra i due pesano differenze e diffidenze secolari, l`uno rappresenta l`anima greco-bizantina dell`ortodossia, l`altro l`anima russo slava. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli ha un ruolo di “primus inter pares” tra i patriarchi delle diverse Chiese ortodosse, tutte autocefale, ossia autogovernate, ma rispetto al piccolo gregge di Istanbul il patriarca di Mosca e di tutte le Russie rappresenta la maggioranza degli ortodossi di tutto il mondo, almeno cento dei trecento milioni di fedeli. Un successo del sinodo di Creta rafforzerebbe Bartolomeo, cosa che Mosca guarda con un certo sospetto.
A dividere i due patriarchi, poi, ci sono anche altri motivi, a partire dall’influenza dell’uno o dell’altro patriarcato sulla diaspora ortodossa (non di rado danarosa) in America del nord e in Europa. Pesano, poi, le diversità politiche. Il russo ha un solidissimo rapporto con il Cremlino, e con Vladimir Putin in particolare, ne sostiene il protagonismo e l`idea di una alleanza tra potere politico e influenza religiosa sulla società, ne condivide le posizioni in politica interna ed estera, dal contrasto alla legalizzazione delle nozze gay all’insistenza sul “genocidio” dei cristiani in Medio Oriente. A Istanbul, Bartolomeo mantiene, per ovvi motivi, un rapporto distante dal governo di Recep Tayyip Erdogan, ed il suo temperamento riformista e sociale lo porta a insistere su questioni come la cura dell’ambiente, l’ecumenismo, il tema della pace. Con tutti e due Papa Francesco ha stretto rapporti cordiali come non mai. A Bartolomeo lo lega una affinità che trascolora nell’amicizia. Si sono incontrati frequentemente, anche in Vaticano per pregare per la pace in Medio Oriente con Shimon Peres e Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e nell’isola di Lesbos per testimoniare vicinanza ai profughi e agli immigrati. Con Kirill, per la prima volta nella storia, Francesco ha coronato il sogno, a lungo accarezzato dai suoi predecessori, di un incontro fraterno. Pur di realizzarlo, Jorge Mario Bergoglio ha accettato ogni condizione posta dal patriarca russo, sia il luogo (Cuba), sia il contenuto di una dichiarazione congiunta firmata in quell`occasione. Un Concilio pan-ortodosso, capace di superare le divergenze, è l`idea degli uomini di Papa Francesco, rafforzerebbe la comune testimonianza dei cristiani in un mondo percorso da ingiustizie e guerre, fanatismo e secolarismo, indifferenza e terrorismo.
Il “ministro” della Santa Sede per l’ecumenismo, il cardinale Kurt Koch, inviato a Creta, ha dato voce alle speranze del Palazzo apostolico in un`intervista di questi giorni al sito della Chiesa tedesca Katholisch.de: “Spero che le differenze emerse vengano portate a unità. Sarebbe un segno molto pesante se non avesse luogo. Un Concilio serve anche a questo, riunire le opinioni diverse. Sono fiducioso che possa avere luogo”. Ora, però, le divergenze sembrano giunte a un punto di rottura irreversibile. Nei giorni scorsi hanno dato forfait le Chiese di Bulgaria, Serbia, Antiochia e Georgia, per “l’insoddisfazione e i rilievi critici di alcune Chiese locali riguardo i vari documenti preparati durante il periodo preconciliare, problemi di relazione e comunione fra Chiese, la mancata volontà di includere nell’ordine del giorno almeno una delle nostre proposte”, come ha scritto il patriarca serbo Ireneo. Oggi si è riunito il sinodo del patriarcato russo, la Chiesa che tiene il pallino. “Tutte le Chiese dovrebbero partecipare al Concilio pan-ortodosso, e solo in quel caso le decisioni del Concilio saranno legittime”, ha detto il metropolita Hilarion, a quanto riferisce Interfax, ministro degli Esteri del patriarcato russo, a conclusione della riunione durata tutto il giorno. A questo punto “l’unica decisione possibile”, si legge in un comunicato conclusivo del sinodo russo, “è continuare la preparazione del santo e grande concilio con il conseguente raggiungimento di un consenso pan-ortodosso per la sua convocazione ad un’altra data”.
Bartolomeo nei giorni scorsi aveva già respinto questa proposta. Appare dunque sempre più in forse la tanto attesa assemblea tra le 14 chiese “autocefale” (ossia autogovernate) dell’ortodossia, in rappresentanza dei 300 milioni di fedeli di tutto il mondo. Il “Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa” – questo il nome ufficiale – è programmato a Chania, nell`isola greca di Creta che, ecclesiasticamente, dipende dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Sarebbe un evento storico, perché si riunirebbe dopo quasi un secolo di discussioni e polemiche interne all’ortodossia (a partire dalla conferenza pan-ortodossa di Rodi del 1961), sarebbe il primo concilio pan-ortodosso dopo un millennio, se si calcola lo scisma cattolico-ortodosso del 1054, o dopo dodici secoli, se si calcola a partire dall’ultimo sinodo ecumenico, il Nicea II del 787. Ma pesano divergenze e conflitti. E pesa, sullo sfondo, la politica. Fin dall`inizio, in realtà, ha pesato. Inizialmente previsto a Istanbul, infatti, l`abbattimento, da parte turca, di un aereo russo, lo scorso 24 novembre, ha rovinato a tal punto i rapporti tra Mosca e Ankara che si è dovuto pensare ad un’altra sede. Per la delegazione russa sarebbe stato impossibile recarsi a Costantinopoli, e le autorità turche non avrebbero più concesso, probabilmente, l’utilizzo della chiesa di Santa Irene. Si è pensato a Creta la prossima settimana. Ma, ora, anche questa soluzione traballa pericolosamente.