Niger celebra l’indipendenza. Tajani: Italia non è nel mirino
Proteste contro la Francia. Ministro: lavoriamo per soluzione
Il governo italiano non intende modificare la sua presenza in Niger, dopo il golpe militare che ha portato alla destituzione del presidente democraticamente eletto, Mohamed Bazoum, ed ha intenzione di mantenere una presenza nel Sahel, “area strategica per la sicurezza dell’Europa” che sta vivendo un profondo “cambiamento degli assetti politici”. “L’Italia non è nel mirino”, ha confermato il ministro Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica, ricordando che il Paese africano – che ieri ha aperto i suoi confini terrestri con cinque Stati – rappresenta un importante snodo anche per il controllo dei flussi migratori. “Uno dei corridoi più importanti dell’immigrazione verso Nord, ovvero verso la Libia, passa proprio dalla regione di Agadez. È una regione attraversata da trafficanti di droga, trafficanti di esseri umani e di armi. Anche per questo vogliamo essere presenti”, ha commentato il titolare della Farnesina.
La tensione resta alta
La tensione in Niger resta alta. Oggi si prospetta una giornata “incandescente”. Si celebra il Giorno dell’indipendenza dalla Francia ed è “previsto un corteo verso l’ambasciata francese” a Niamey. Centinaia di sostenitori dei golpisti si sono radunati nel centro della capitale con cartelli antifrancesi e bandiere russe, secondo quanto riportano i media francesi, che pubblicano immagini delle proteste. I manifestanti hanno cominciato a radunarsi su invito di M62, una coalizione di organizzazioni della società civile che rivendica la sovranità del Niger contro ogni ingerenza esterna. “La Francia via dall’Africa”, “La Francia deve andarsene, viva il Niger”, “Viva la Russia, viva il Niger, viva il popolo del Niger”, c’è scritto sui cartelli visibili tra i manifestanti.
L’Italia non riconosce l’attuale governo
Parigi ha espresso preoccupazione ed ha chiesto alla giunta al potere di “garantire pienamente” la sicurezza della sua sede diplomatica, già attaccata nei giorni scorsi, sulla base degli “obblighi previsti dal diritto internazionale, e in particolare dalle Convenzioni di Vienna”. Non così il nostro Paese. “L’Italia non è uno Stato verso il quale possono esserci atteggiamenti negativi” e “al momento non è accaduto nulla”, ha confermato Tajani a Rai Isoradio, ricordando comunque che in occasione della festività l’ambasciata italiana a Niamey oggi resterà “chiusa”. “Non ci sono state fino a ieri manifestazioni contro l’Italia”, ha insistito Tajani. “Non riconosciamo il governo attuale. Ma gli stessi militari che hanno fatto il colpo di Stato hanno garantito la sicurezza del convoglio italiano che ha trasportato i nostri connazionali e molti cittadini stranieri, fra cui 21 americani, in aeroporto”, ha ricordato, facendo riferimento al rientro a Roma di un gruppo di italiani e di stranieri, avvenuto ieri notte con un volo speciale messo a disposizione dal governo.
Nessun pericolo per gli italiani
Gli italiani rimasti in Niger sono ora “una cinquantina”, ha confermato il ministro. Si tratta per la maggior parte di operatori esperti di organizzazioni non governative, tutta gente che “conosce bene il territorio”, aveva detto già ieri. “I più giovani, invece, sono già rientrati”, mentre nel Paese restano anche “poco meno di 400 militari” che dovevano addestrare le forze armate nigerine e che sono “rimasti estranei a ogni attività legata al golpe”. Tutti i connazionali “sono seguiti minuto per minuto dalla nostra ambasciata e dalla nostra unità di crisi”, che hanno messo a punto “tutti i piani possibili per aiutarli” in caso di emergenze. La situazione, comunque, è in evoluzione. L’Italia resta “favorevole a qualsiasi tentativo diplomatico per trovare un accordo” e per questa ragione la nostra ambasciatrice a Niamey, Emilia Gatto, è rientrata in sede, nella capitale nigerina.
Fiduciosi sulla diplomazia
“Continuiamo a tessere le fila per una soluzione diplomatica. Deve essere ripristinata la democrazia. Ma vogliamo che siano individuate soluzioni pacifiche. Siamo sempre stati contrari anche all’ipotesi di qualsiasi intervento militare europeo”, ha ribadito Tajani, confermando la posizione del governo Meloni. “Non siamo favorevoli all’uso delle armi, speriamo che la diplomazia sia vincitrice in questo paese”, ha detto il ministro, ricordando che la sua “priorità”, “il problema numero uno” è “l’incolumità dei nostri cittadini”. D’altra parte, secondo il titolare della Farnesina, “molti, forse tutti in Europa”, sono stati “colti di sorpresa” da questa evoluzione all’interno del sistema di potere del Niger. È stata un’azione maturata all’interno del palazzo presidenziale mentre “il primo ministro nigerino si trovava a Roma”, ha ricordato.
Lo zampino di Wagner
“E se avesse temuto un colpo di Stato non sarebbe arrivato in Italia”, ha precisato Tajani, lasciando intendere che neppure il capo del governo di Niamey aveva avuto sentore di una possibile svolta manu militari. “È stata la guardia del presidente ad agire autonomamente. Nessuno lo sapeva, né gli Stati Uniti né la Francia”. Quanto alla Russia, invece, “non abbiamo nessuna notizia di un coinvolgimento nelle vicende nigerine, nella fase di gestazione del golpe”, ha detto il ministro. Che poi il gruppo Wagner “cerchi di mettere un cappello sopra e di infilarsi anche in Niger è un altro conto”. Ma “le manifestazioni con le fotografie di Putin sono state più in chiave anti-francese che altro”, ha aggiunto Tajani, concludendo: “certo, in tutta quella regione la Russia da anni si è infiltrata con abilità”.