La “primavera araba”, di famosa o famigerata memoria, è iniziata in Tunisia tra il 2010 e il 2011 per poi diffondersi a macchia d’olio in altri paesi del Maghreb e del Medioriente. Sulla scia di questi eventi epocali il premio Nobel per la Pace 2015 è stato assegnato al “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino” per il suo contributo decisivo nella costruzione di una democrazia in Tunisia a seguito della cosiddetta “Rivoluzione dei gelsomini”. Il Quartetto, nel concreto, è costituito da quattro organizzazioni, tutte fondamentali nella società tunisina: l’Unione generale tunisina del lavoro, la Confederazione dell’industria del commercio e dell’artigianato, la Lega tunisina per i diritti dell’uomo e l’Ordine nazionale degli avvocati di Tunisia. Nella cerimonia di consegna del Nobel a Oslo il Quartetto ha invitato la comunità internazionale a considerare una priorità assoluta la lotta contro il terrorismo che colpisce dappertutto, dalla Tunisia alla Francia. “Il terrorismo è ovunque”, ha sottolineato Wided Bouchamaoui, presidentessa della Confederazione tunisina dell’industria, del commercio e dell’artigianato, “Dobbiamo lottare contro il terrorismo e continuare a vivere. La Tunisia è un paese tollerante, non siamo abituati né al terrorismo né alla guerra e dobbiamo fare in modo di ritrovare la nostra sicurezza”Ma la lotta al terrorismo, per quanto legittima non deve sacrificare la libertà. “Siamo molto preoccupati” ha ammonito Abdessattar Ben Moussa della Lega tunisina per i diritti dell’uomo, “perché ogni volta che si verifica un atto di terrorismo, si alzano molte voci, anche nel mondo dell’informazione, a chiedere una sospensione dei diritti dell’uomo. Ma la maniera migliore per combattere il terrorismo è rispettare sempre e comunque i diritti dell’uomo” ha concluso Ben Moussa. (Immagini Afp)