Il rispetto dell’ortografia istituzionale dura poco: il tempo, per Luigi Di Maio, di lasciare lo studio della Vetrata, superare indenne il primo appuntamento con la stampa, e uscire dal Quirinale. Poi “il nome” indicato a Sergio Mattarella viene candidamente rivelato: è Giuseppe Conte, dice il capo politico del Movimento Cinque Stelle. Avvocato, professore, non parlamentare. Un tecnico, si sarebbe detto, ma Di Maio assicura: “Il nostro sarà un governo politico, e Conte era nella mia squadra, quindi è stato votato da 11 milioni di persone”. E non è un tecnico perchè “non vesserà gli italiani”. Più attento Matteo Salvini: anche lui conferma che un nome è stato proposto a Mattarella, ma non lo dice: nè nelle dichiarazioni al Quirinale, né nella diretta Facebook lanciata a tamburo battente appena lasciato il Colle. Ma alla domanda dei cronisti se si possa considerare Conte un politico, risponde così: “Tutti i premier sono politici”. È proprio la natura del premier la principale preoccupazione, soprattutto di Di Maio, che fuori dal Quirinale dice: “Giuseppe Conte sarà un presidente del Consiglio politico, indicato da due forze politiche, di un governo politico con figure politiche al proprio interno e soprattutto con il sostegno di due forze politiche votate, non cambi di casacca o persone che vengono dal gruppo Misto”.
Salvini: “L’Ue non ha nulla di cui preoccuparsi, vogliamo far crescere Paese, fare investimenti, rendere più stabile il lavoro”
Se Di Maio ripete pervicacemente l’aggettivo “politico” declinandolo in ogni modo possibile, Salvini sceglie invece di spostare i riflettori sulle tensioni di mercati e cancellerie europee. Di Maio sul tema era stato più cauto, limitandosi a dire “fateci almeno partire prima di criticarci”. Il leader della Lega invece è più aggressivo: “Come è possibile farsi dare suggerimenti o peggio ancora ordini o minacce, da chi ha portato l’Italia e mezza Europa in una situazione di precarietà mai vista?”, “Io sono civile, educato e rispettoso, ma basta: di precarietà si muore, di tagli si muore, di austerità si muore, di immigrati fuori controllo si muore, di vincoli europei si muore”, dice Salvini nella diretta sui social. Anche al Colle aveva insistito sul tema: “Qualcuno all’estero dovrà cambiare la sua prospettiva. Sarà un governo di speranza e prospettiva, non sarà un governo remissivo. Leggiamo con interesse e stupore dichiarazioni di ministri e commissari di altri Paesi, preoccupati… Non hanno nulla di cui preoccuparsi: vogliamo far crescere Paese, fare investimenti, rendere più stabile il lavoro”.
Fitch: “L’accordo di governo tra i due partiti più euroscettici d’Italia aumenta i rischi per il profilo di credito della nazione”
Dunque “nessuno ha niente da temere, anzi”. E però “vogliamo un governo che metta l’interesse nazionale italiano al centro, rispettando tutto e tutti ma mettendo l’Italia al centro, il ‘prima gli italiani’. Rispettando nel limite del possibile tutte le normative e i vincoli, però facendo crescere il Paese”. Parole che hanno come destinatari Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo, secondo il quale le parole di Di Maio e Salvini sono “giocare col fuoco, perché l’Italia è fortemente indebitata. Le azioni irrazionali o populiste potrebbero provocare una nuova crisi dell’euro, quindi si può solo fargli un appello: restate nel regno della ragione”. O l’agenzia di rating Fitch, per cui “l’accordo di governo tra i due partiti più populisti ed euroscettici d’Italia aumenta i rischi per il profilo di credito della nazione, soprattutto attraverso un allentamento fiscale e potenziali danni alla fiducia”. O più in genere i mercati, che oggi hanno visto lo spread salire a 187 punti.