Gli eurodeputati del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) che parteciperanno all’audizione di conferma di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della prossima Commissione europea, domani mattina a Bruxelles, ascolteranno con attenzione le risposte dell’italiano per valutarne le competenze e l’adeguatezza rispetto al portafogli che gli è stato assegnato (Coesione e Riforme). Ma, indipendentemente dalla sua performance, per il gruppo S&D resta un problema politico rilevante da risolvere: il ruolo di vicepresidente esecutivo, più importante di quello di semplice commissario, che è stato assegnato a Fitto.
Lo hanno confermato diverse fonti a margine della riunione dell’Ufficio di presidenza del gruppo S&D, questo pomeriggio al Parlamento europeo a Bruxelles. In sostanza, accusano i Socialisti (ma anche i Liberali di Renew hanno espresso una critica simile), nell’assegnazione dei portafogli della nuova Commissione europea non si è tenuto conto del fatto che Fitto non appartiene a nessuno dei partiti della “maggioranza europeista” (Ppe, Renew, S&D, con l’appoggio dei Verdi) che ha approvato a luglio il secondo mandato per la presidente Ursula von der Leyen; lo si è invece premiato con uno dei sei posti di vice presidente esecutivo, quando il suo gruppo di appartenenza, l’Ecr, ha votato contro la riconferma di von der Leyen, e la leader del gruppo, la premier Giorgia Meloni, si è astenuta nel Consiglio europeo.
Per il Pd, che ha la più importante delegazione nazionale del gruppo S&D nel Parlamento europeo (seguita dal Psoe spagnolo), la situazione è complessa, se non imbarazzante: gli europarlamentari della delegazione capiscono il problema politico e condividono le critiche al Ppe, ma sanno anche che dal punto di vista italiano sarebbe positivo avere Fitto, dopo la sua esperienza come ministro alla Coesione e al Pnrr, in carica come vice presidente esecutivo per gli stessi compiti a livello Ue. E’ un problema che i Socialisti si aspettano sia von der Leyen a risolvere, ha detto una fonte del Pd stasera a Bruxelles.
“Non sosteniamo il suo ruolo” di vicepresidente esecutivo, ma “naturalmente non giudichiamo la sua preparazione prima di ascoltarlo, vedremo come Fitto andrà domani”, ha detto un’altra fonte, non italiana, del gruppo S&D. Un segnale preoccupante, per Socialisti e Liberali (e Verdi), è anche il fatto che nelle ultime 20 audizioni i Conservatori del gruppo Ecr hanno votato quasi sempre a favore dei candidati commissari, come se volessero entrare nella “maggioranza Ursula”, spostandola a destra e indebolendo le posizioni e l’influenza del centro sinistra sul nuovo Esecutivo comunitario.
La tensione sta aumentando, perché si rischia una “presa di ostaggi” politica da parte del Ppe contro un altro candidato socialista. Secondo diverse fonti c’è da aspettarsi, in particolare, che la decisione finale su tutti i commissari designati sia presa “a pacchetto”, dopo le sei audizioni finali di domani. Si prevede che il Ppe, in sostanza, fino a che non sarà stato assicurato il voto positivo per Fitto da parte dei Socialisti e dei Liberali, non voterà a favore della socialista spagnola Teresa Ribera, designata vicepresidente esecutiva per la Transizione verde e per la Concorrenza (un posto importantissimo per garantire un minimo di equilibrio dentro la nuova Commissione, molto spostata verso il centrodestra).
Il Ppe, inoltre, potrebbe prendere politicamente in ostaggio anche l’altro vicepresidente esecutivo più importante, il liberale francese Stéphane Séjourné (designato vicepresidente esecutivo competente per la politica industriale e il mercato unico). Lo consentirebbe il calendario di domani, non per nulla approvato con una maggioranza che il Ppe e l’Ecr hanno formato con i due gruppi di estrema destra, Sovranisti e Patrioti: ci saranno tre serie di due audizioni, con Fitto nella prima, Séjourné nella seconda e Ribera nell’ultima. Sembra fatto apposta per permettere rappresaglie del Ppe e delle destre contro Séjourné e Ribera, se Socialisti e Liberali sospenderanno il giudizio su Fitto.
In ogni caso, a decidere se promuovere, “rimandare” o bocciare un candidato saranno in prima battuta i coordinatori dei gruppi politici nelle commissioni europarlamentari competenti per ciascuna audizione; ma se non raggiungeranno neanche in un secondo scrutinio una maggioranza dei due terzi, in un senso o nell’altro (calcolata in modo ponderato in base al numero di eurodeputati che ciascun coordinatore rappresenta), alla fine saranno i membri delle commissioni a votare, e a decidere a maggioranza semplice. La domanda è: se si dovesse arrivare a questo punto, è possibile che gli eurodeputati del Pd possano votare su Fitto in modo difforme rispetto al resto del gruppo S&D?