Il partito degli onesti. Un partito nel partito. Una classe dirigente in costante opposizione. Matteo Renzi parla dal palco dell’Hotel Parco dei Principi di Roma, dove più o meno tutti si aspettano una resa dei conti. Una sfida e un chiarimento sui fatti di mafia capitale: benvenuti all’assemblea nazionale democratica. L’obiettivo del premier è far sì che l’ordine del giorno venga approvato senza sorprese. Solo sabato scorso, infatti, il Pd sembrava assalito da una tempesta distruttrice con il governo andato sotto in commissione Affari Costituzionali sulle riforme. Nel corso di un’animata riunione dei dem (che ha causato il rinvio di circa due ore dei lavori) otto deputati della minoranza del Pd (Cuperlo, Lattuca, Pollastrini, Bindi, Agostini, Lauricella, D’Attorre e Giorgis) avevano chiesto – e poi parzialmente ritrattato – di essere sostituiti per le votazioni degli emendamenti, essendo in dissenso ma non volendo mandare sotto il governo e i relatori. Il discorso di Renzi di ieri fa eco a quanto affermato (sempre lo scorso sabato) da Pippo Civati, leader della minoranza. Il suo ultimatum: “Se l’esecutivo va avanti, allora ci sarà scissione” è espressione delle anime di un partito diviso sulla prospettiva da dare al futuro. Renzi prepara durante la notte il discorso e dal pulpito chiosa: “Non accetteremo mai diktat della minoranza”.
In sostanza, la sua idea di partito si fonda sul concetto che quasi per mandato divino si debba cambiare il paese. Il terreno di scontro, oltre alla riforma della Costituzione e del titolo V, è il jobs act. Ne parla abbondantemente quando sono le 11 e 40 di ieri mattina. “La vicenda è chiusa”, afferma,”è l’Europa che ce l’ha chiesto e noi ce l’abbiamo messa tutta”. Archiviato. “Noto un certo richiamo all’Ulivo molto suggestivo e nostalgico – prosegue – ricordo cosa diceva l’Ulivo sul bicameralismo, quello che non ricordo è come si possa aver perso 20 anni di tempo senza aver realizzato le promesse delle campagne elettorali. Abbiamo perso 20 anni di tempo. Noi dobbiamo recuperare il tempo perso da altri e lo faremo a viso alto e con la schiena dritta”. Poi si appella ai membri delle altre correnti democratiche: “Cari democratici non siete qui per discutere tra una corrente e l’altra, siete qui per cambiare l’Italia”.
C’è spazio anche per il capitolo ‘Mafia capitale’. Sull’inchiesta Mondo di mezzo, Renzi è categorico. “È arrivato il momento di dire che chi ha rubato deve restituire tutto il malloppo. È che soluzioni all’acqua di rose non sono pensabili”. Il premier all’assemblea torna sul caso che ha colpito il Campidoglio. “Deve essere chiaro che chi è disonesto, non può camminare con noi. Non tutti gli onesti votano il Pd, ma tutti quelli che stanno nel Pd devono avere l’onestà come elemento fondamentale. Niente sconti su questo. Sono schifato”, conclude.