Non ho tempo da perdere con Cracolici
Altro che alleato. La vera prima spina nel fianco del governatore Rosario Crocetta è, ed è sempre stata il Partito Democratico. E così sarà per l’intera legislatura. La ferita subita dai Democratici con la discesa in campo di Crocetta per la corsa a Palazzo d’Orléans, rimarrà insanabile. Da allora fino a oggi liti, contrasti, tradimenti e qualche finta tregua. Ma in questi ultimi giorni, la guerra è riesplosa. In modo particolare, a dare fuoco alle polveri, il deputato Pd, Antonello Cracolici, depennato in un fiat dalla nomenklatura siciliana del partito di Renzi dalle liste per una poltrona a Bruxelles. Una trombatura inaspettata per lo stesso ex capogruppo dem tantoché aveva già messo in moto la macchina della campagna elettorale, santini compresi. Non sarà facile per lui ingoiare questo rospo. Eloquenti alcuni suoi toni di questi giorni: “”Crocetta? Lui e il ‘cerchio tragico’”; “Voglio solo un presidente della Regione di cui sentirmi orgoglioso” e via dicendo.
Musica inascoltata da Crocetta che, come sua consueta abitudine tira dritto e gela Cracolici: “Devo governare in nome del popolo siciliano che mi ha eletto, non devo certo rispondere a Cracolici”. Poi incalza. “Sono bambini non nati, per dirla alla Pasolini. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti… Io sono un essere vitale fino all’ultimo respiro. Io ho altro da fare in Sicilia che occuparmi delle polemiche del Pd”. Crocetta, dal canto suo, ritiene di avere il coltello dalla parte del manico. E non avrebbe tutti i torti, dato il sistema elettorale che vige in Sicilia. Un sistema che consegna a un uomo soltanto il destino dell’Isola e che lo stesso uomo può essere mandato a casa soltanto con le dimissioni dei parlamentari di Sala d’Ercole. Gli stessi parlamentari, in questo caso, che giornalmente chiacchierano, strillano, tramano contro il governatore in quanto a loro dire non fa una buona politica ma che, allo stesso tempo, non hanno il coraggio di dimettersi per il tanto decantato bene dei siciliani.
Ecco perché la Sicilia è al palo: senza una politica di sviluppo, senza una programmazione dei fondi europei a lungo raggio, senza una Regione in grado di fare fatturato con tutti i ‘tesori’ che si ritrova, invece di accendere puntualmente mutui per centinaia e centinaia di milioni di euro per pagare i debiti e per poi ritrovarsi ancora più indebitata. In questa giornata della ‘Liberazione’ Crocetta è un fiume in piena. Senza sosta continua a sferrare colpi bassi ai suoi compagni di partito. “Quando dovevano far parte del governo Cuffaro – tuona – non c’era tutta questa pruderia nel Pd, cosi’ come nella giunta Lombardo. Basta. Io mi sono scocciato”. Intanto, nei prossimi giorni Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, arrivera’ a Palermo per mettere una pezza sul caso Sicilia. Non potrà fare diversamente in un terreno minato, come è quello del Pd isolano, in quanto rischierebbe di uscirne azzoppato.