Non serve sforzo fisico, si può stare anche comodamente seduti, ma servono concentrazione e abilità. I droni appassionano sempre più persone e negli Stati Uniti ci sono già vere e proprie competizioni. Se fino a qualche tempo fa pilotare un drone era considerato soltanto un hobby, un gioco, adesso potrebbe essere considerato quasi come uno sport. Per la prima volta infatti i campionati americani di New York saranno trasmessi in tv sull’emittente ESPN, proprio come si fa con gli eventi sportivi più importanti. Partecipano in tanti, già alle qualificazioni si sono presentati un centinaio di partecipanti. “L’adrenalina che ti dà pilotare un drone è simile a quella che si prova nel motocross quando sei in sella a una moto”, racconta Rafael Paiva, originario del Brasile.
Ma è ironico che i campionati nazionali si tengano a New York, città in cui i droni sono vietati in gran parte degli spazi all’aperto più affollati, per questioni di privacy e sicurezza. Colby Curtola, uno dei piloti di droni più bravi: “Capisco perché non vogliono i droni – dice – soprattutto dopo l’11 settembre, io l’altra sera ho provato un attimo a farne volare uno, ma sono stato fermato dalla polizia un minuto dopo”. E’ solo il secondo anno che si disputa il campionato americano di droni, ma si avvia a diventare un appuntamento sempre più seguito, anche se alcuni faticano a vederlo come uno sport. “La maggior parte dei nostri sport più famosi danno adrenalina, rischi, ci sono elementi pericolosi – afferma Matt Scassero che si occupa di testare droni all’Università del Maryland – questo invece secondo me è più simile a giocare con un video-game”.