E’ stato presentato questa mattina in Procura l’esposto (di un paio di pagine basate su notizie di stampa) con cui Virginia Raggi si e’ rivolta alla magistratura affinche’ venga fatta chiarezza, verificando l’esistenza o meno di eventuali ipotesi di reato o condotte illecite, sulla questione delle polizze vita che Salvatore Romeo, ex capo della sua segreteria, ha stipulato indicando la sindaca quale beneficiaria (a sua insaputa) di 41mila euro complessivi in caso di morte del sottoscrittore. Due polizze (una di 30mila e un’altra di 3mila) erano state accese da Romeo nei primi mesi del 2016, un’altra (pari a 8mila euro) e’ stata stipulata addirittura a fine gennaio del 2017, un paio di giorni dopo il ricevimento da parte della sindaca dell’avviso di garanzia per abuso d’ufficio (in concorso con l’ex capo del Personale del Comune Raffaele Marra) e falso in relazione alla nomina di Renato Marra, da vicecapo dei vigili urbani alla Direzione Turismo del Campidoglio.
L’INTERROGATORIO Interpellata dai magistrati sulle polizze, la sindaca, nell’interrogatorio del 2 febbraio scorso, ha manifestato incredulita’ e sorpresa, spiegando di non sapere assolutamente nulla e auspicando che Romeo quanto prima modificasse il nome del beneficiario. L’ex dirigente comunale, l’11 febbraio, attraverso un post su Facebook, ha fatto sapere di aver effettivamente cambiato i beneficiari ma non e’ chiaro se lo abbia fatto anche in riferimento all’ultima polizza. Intanto il difensore della sindaca, l’avvocato Alessandro Mancori e’ impegnato nella stesura della memoria integrativa annunciata ai magistrati romani all’indomani dell’interrogatorio di 15 giorni fa. In quella sede alla Raggi sono state anche rivolte domande sul presunto “atto d’accusa” che tra dicembre 2015 e gennaio 2016 avrebbe preso di mira Marcello De Vito, attuale presidente dell’Assemblea Capitolina.
LA PROCURA “Non solo non e’ mai esistito alcun dossier su De Vito ma la sindaca – ha ribadito anche oggi l’avvocato Mancori – ha spiegato agli inquirenti di non sapere assolutamente nulla di questa storia. Qualcuno in questa vicenda ha pure tirato in ballo Raffaele Marra dimenticando che lo stesso Marra, fino al marzo del 2016, era un perfetto sconosciuto, e nessuno sapeva chi fosse”. La Procura, dal canto suo, ha ipotizzato il reato di violazione del segreto d’ufficio senza indagati, passo che comunque ha consentito agli inquirenti di raccogliere le testimonianze di una serie di persone legate ai Cinque Stelle per capire se c’e’ qualcuno che ha ideato e sponsorizzato quell'”atto di accusa” che brucio’ la candidatura nelle ‘comunarie’ pentastellate di De Vito, avversario della Raggi nella corsa a sindaco.