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Non solo salute, i punti deboli della Clinton. Sarà Sanders l’altro candidato democratico alla Casa Bianca?

Per anni, ha difeso strenuamente il diritto alla privacy, dando la possibilità agli avversari politici di speculare sulle sue condizioni di salute. Ora, dopo il malore avvertito in una delle cerimonie più seguite al mondo, quella per l’anniversario degli attentati dell’11 Settembre, Hillary Clinton dovrà dare ulteriori spiegazioni (e rassicurazioni) ai cittadini statunitensi, per non danneggiare seriamente la propria candidatura alle presidenziali, a meno di due mesi dalle elezioni. La candidata democratica alla Casa Bianca ha la polmonite, ha poi rivelato il suo medico personale, Lisa Bardack; nonostante il consiglio di annullare gli appuntamenti in agenda, Clinton aveva comunque deciso di partecipare alla commemorazione; la debolezza, un colpo di calore e gli antibiotici hanno però provocato il mancamento, ripreso da un video amatoriale e diffuso in tutto il mondo. Ci sono però diversi punti poco chiari in questa vicenda, sottolinea il Washington Post. Prima di tutto, il portavoce Nick Merrill ha atteso 90 minuti per diffondere un comunicato stampa, in cui ha spiegato che il malore è stato causato da un colpo di calore; a New York, però, la temperatura non era poi così calda, visto che si aggirava intorno ai 27 gradi.

A nessun giornalista, poi, è stato permesso di seguire Clinton, che ha lasciato le celebrazioni senza che i reporter che viaggiavano con lei fossero avvertiti dei suoi spostamenti. Che piaccia o meno a Clinton, il suo malore è arrivato in un momento terribile per la sua campagna elettorale, dopo un settimana in cui molti repubblicani avevano ripetutamente messo in dubbio le sue condizioni di salute, dopo i ripetuti colpi di tosse avuti durante un comizio di lunedì scorso. Elemento da non sottovalutare è che la campagna di Clinton ha diffuso la notizia della polmonite, diagnosticata venerdì, solo domenica pomeriggio, a causa del malore. L’episodio e la segretezza sulla polmonite, a cui ha rinunciato solo davanti all’impossibilità di continuare a nascondere la malattia, rafforzeranno i dubbi e la mancanza di fiducia nei confronti della candidata, già ai minimi della sua lunga carriera politica soprattutto a causa dello scandalo riguardante l’uso di un account di posta elettronica privato quando era segretario di Stato, di cui si discute da molti mesi. Ora, persino chi non ha mai preso seriamente i dubbi sulla sua salute comincia a preoccuparsi: come ha scritto Chris Cillizza sul Washington Post, le continue rassicurazioni dello staff di Clinton, a questo punto, non bastano più. Adam Nagourney del New York Times, su Twitter, ha invitato Clinton a pubblicare notizie dettagliate sulla sua salute, chiedendo a Donald Trump, il candidato repubblicano, di farlo a sua volta.

Quello che è successo domenica mattina, ha concluso Cillizza, ha cambiato la discussione sulla salute di Clinton; o meglio, costringerà la candidata a discutere della sua salute in questa campagna elettorale. Un altro giornalista del Washington Post, Todd Frankel, ha ricordato i precedenti del 1998, 2009 e 2012, quest’ultimo il più grave e il più difficile da tenere nascosto, anche perché all’epoca Clinton era segretario di Stato: dopo i trombi formatisi nelle vene delle gambe nei primi due casi, quattro anni fa l’ex first lady fu invece ricoverata per una trombosi venosa localizzata nel cervello. “Questo è il lavoro più importante al mondo e abbiamo due persone anziane in corsa per ottenerlo” ha commentato David Scheiner, medico del presidente Barack Obama per oltre due decenni, fino alla sua elezione nel 2008. “Le cose – ha aggiunto – non funzionano così bene a 70 o 68 anni (l’età di Trump e Clinton, ndr) come quando se ne hanno 45 o 50. Succedono cose brutte”. Clinton ha una trombosi venosa profonda, che richiede una dose giornaliera di anticoagulante; il suo medico personale ha reso noto lo scorso anno di averle prescritto il Coumadin, uno dei farmaci più diffusi per impedire la formazione di trombi. Nella sua biografia, Clinton ha ‘incolpato’ i suoi continui viaggi aerei di lavoro. Viaggi che, per chi ha una trombosi venosa profonda, rappresentano un fattore di rischio. L’episodio del 2012, quando si procurò, cadendo per un mancamento, una commozione cerebrale, non ha provocato un danno neurologico, secondo i suoi dottori. Il problema, per lei, è che ora in pochi sembrano voler credere ciecamente alle poche informazioni emerse, negli anni, sulla sua salute.

IL PAPABILE Cosa succederebbe se Hillary dovesse abbandonare il campo a causa di un malanno? In questo caso si riunirebbe la “Democratic National Convention”, l’organo che governa il partito, e dovrebbe scegliere un altro candidato ritenuto all’altezza di battere Donald Trump. La scelta più immediata potrebbe apparire quella di Bernie Sanders (foto home con Clinton), arrivato secondo con le sue idee radicali alla corsa alla nomination per poi invitare il suo popolo a convergere su Clinton. Tuttavia, potrebbe non essere il nome giusto per far fuori Donald, proprio a causa dei timori che le sue idee “socialiste” possano spaventare buona parte dell’elettorato Usa che sarebbe portato a giocare la carta del voto, sia pure poco convinto, a Trump. Ma la Convenzione democratica è sovrana e dunque potrebbe pescare un altro nome più adatto. Ci sono il vicepresidente Joe Biden o lo sconfitto da Bush e attuale segretario di Stato John Kerry. Difficilmente la “Dnc” sceglierebbe la outsider Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts che ha sempre contrastato efficacemente le dialettica di Trump ma anche lei, come Bernie, è considerata troppo “di sinistra” per diventare presidente Usa. Ma potrebbe spuntare anche un candidato a sorpresa last minute.

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