“Non sono ricattabile”: Giorgia Meloni risponde all’avviso di garanzia con un video
L’atto giudiziario è stato notificato non solo alla premier ma anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, oltre che al sottosegretario Alfredo Mantovano.
“Non sono ricattabile”. Con questa frase netta e senza mezzi termini, pronunciata con tono fermo e determinato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deciso di affrontare pubblicamente la notizia dell’avviso di garanzia ricevuto dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi. Un atto che, secondo quanto riportato dalla premier, riguarda i reati di peculato e favoreggiamento, legati alla controversa vicenda del rimpatrio del generale libico Osama Njeem Almasri.
Nel video diffuso su Facebook, Meloni ha voluto chiarire la sua posizione e quella del governo, ribadendo la sua determinazione a non farsi intimidire da quello che ha definito un attacco politico. “Il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Al Masri”, ha dichiarato la premier, sottolineando il parallelismo con il caso Salvini.
I fatti secondo Meloni
La vicenda risale all’arresto di Almasri a Torino da parte della Digos, su mandato della Corte penale internazionale. Tuttavia, come ha spiegato Meloni, la richiesta di arresto non è stata trasmessa al Ministero della Giustizia italiano, come previsto dalla legge. Questo vizio di forma ha portato la Corte d’Appello di Roma a non convalidare l’arresto, lasciando Almasri libero sul territorio italiano.
“A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito, come accade in altri casi analoghi”, ha spiegato la premier. Una decisione presa, a suo dire, per tutelare la sicurezza nazionale, ma che ora si trova al centro di un’inchiesta giudiziaria.
Vale oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire. Avanti a testa alta! pic.twitter.com/Urg0QOis9V
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 28, 2025
Le accuse e le reazioni politiche
L’avviso di garanzia è stato notificato non solo a Meloni, ma anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, oltre che al sottosegretario Alfredo Mantovano. Secondo la premier, l’inchiesta sarebbe stata avviata a seguito di una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra vicino a Romano Prodi, noto per aver difeso pentiti di mafia come Buscetta e Brusca.
La notizia ha scatenato un’ondata di reazioni politiche. Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega, ha espresso la sua indignazione con parole dure: “Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra”. Salvini ha inoltre rilanciato l’urgenza di una riforma della giustizia, tema caro al centrodestra.
Anche altri esponenti del governo hanno manifestato solidarietà alla premier. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, su X, ha sottolineato l’importanza di ristabilire una netta separazione dei poteri, mentre il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha espresso “profondo stupore” per l’avviso di garanzia, definendolo un provvedimento che solleva “molte perplessità”, sia per il tempismo che per le implicazioni istituzionali.
Meloni: “Andrò avanti a testa alta”
Nonostante le accuse, Meloni ha ribadito la sua intenzione di proseguire il suo percorso politico senza timori. “Io penso che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. È possibile che per questo io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma anche e soprattutto per questo io intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura”.
Con queste parole, la premier ha voluto lanciare un messaggio chiaro: non intende arretrare di un passo, nemmeno di fronte a quello che considera un tentativo di indebolire il suo governo. La vicenda, tuttavia, apre un nuovo capitolo nel dibattito politico italiano, con implicazioni che potrebbero andare ben oltre il caso specifico di Almasri.
Le implicazioni istituzionali e il futuro dell’inchiesta
La questione solleva interrogativi non solo sulla vicenda in sé, ma anche sul rapporto tra politica e magistratura. L’avviso di garanzia, arrivato in un momento delicato per l’esecutivo, rischia di alimentare ulteriormente lo scontro tra il governo e una parte della magistratura, già in tensione per le riforme annunciate dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Intanto, l’attenzione si sposta ora sulla magistratura e sulle prossime mosse dell’inchiesta, mentre il governo si prepara a difendere le proprie scelte, sostenendo che si è trattato di un atto necessario per garantire la sicurezza del Paese. La vicenda è destinata a rimanere al centro del dibattito pubblico, con ripercussioni che potrebbero influenzare il futuro politico di Meloni e del suo esecutivo.
Una cosa è certa: la premier ha scelto di affrontare la questione a viso aperto, trasformando l’avviso di garanzia in un’occasione per ribadire la sua determinazione e la sua linea politica. Resta da vedere se questa strategia riuscirà a consolidare il suo consenso o se aprirà nuove crepe nel già complesso scenario politico italiano.