Una popolazione che ha vissuto quasi nella sua totalità una vita in pace e che, all’improvviso, si ritrova catapultata in clima di guerra da messaggi di allerta che ordinano di trovare immediatamente rifugio: i giapponesi hanno avuto oggi un nuovo, brusco risveglio, quando per la seconda volta in un mese un missile intermedio nordcoreano ha attraversato il cielo nipponico. Il missile lanciato da una struttura vicino a Pyongyang ha sorvolato per due minuti l’Hokkaido, la più settentrionale delle quattro isole principali che compongono l’Arcipelago, dalle 7.04 alle 7.06 locali. Il portavoce del governo di Tokyo, Yoshihide Suga ha precisato che non sono stati lanciati missili intercettori, perché la traiettoria del missile “non indicava un rischio” per il territorio giapponese. Il proiettile è caduto nel Pacifico nordorientale a circa 2mila km dalla costa di Hokkaido. “Alle prime verifiche, non sono segnalati danni”, ha chiarito Suga. Tuttavia, certamente, un ulteriore danno alla serenità dei giapponesi c’è stato. Il sistema d’allerta integrato giapponese, che s’attiva solitamente per terremoti e tsunami, per la seconda volta ha lanciato un pauroso messaggio relativo a 12 prefetture – Hokkaido, Nagano, Niigata, Aomori, Akita, Iwate, Yamagata, Miyagi, Tochigi, Fukushima, Gunma, Ibaraki -, vale a dire tutto il Giappone nordorientale fino alle porte della capitale Tokyo. L’annuncio è stato dato tramite altoparlanti, programmi televisivi, messaggi sugli smartphone e alert sui siti internet. “Passaggio di un missile. Passaggio di un missile. Un missile è stato apprentemente lanciato dalla Corea del Nord. Cercate rifugio in un edificio e in un sotterraneo”, recitava il “J-Alert” inviato dal governo.
Seguito da un secondo annuncio, dopo il passaggio del missile, che chiedeva di non toccare e di segnalare alle autorità eventuali ritrovamenti di materiali e oggetti non identificati. “Non posso dire che siamo abituati. Pensate, un missile ha sorvolato proprio la nostra città. Non è per niente rassicurante”, ha commentato all’agenzia di stampa France Prese Yoshihiro Saito, che lavora nella piccola città di pescatori di Erimo, sull’Hokkaido. Il missile si è inabissato nel Pacifico, a circa 2mila km dalla costa di Hokkaido. Saito, un pescatore a sua volta, ha sottolineato che lungo la traiettoria del missile si trovavano anche pescherecci con a bordo i suoi colleghi. Un responsabile alla pesca di Kushiro, un’importante città dell’Hokkaido, ha sottolineato l’impossibilità di mettere al sicuro i colleghi che sono al largo. “Fa davvero paura. Il governo ci dice di precipitarci in edifici solidi, ma non possiamo farlo rapidamente, impossibile avvertire i colleghi al largo in tempi rapidi”, spiega Yoichi Takahashi all’Afp. Anche per chi lavora sulla terraferma, tuttavia, non è facile seguire le indicazioni del governo. “Ci dicono di ripararci in un edificio o in un sotterraneo, ma qui non ne ho. Non posso fare altro che non far nulla”, sottolinea Isamu Oya, un ristoratori di sushi di Erimo. Emerge tuttavia anche un altro sentimento, quello della rassegnazione. E’ un modo tipico di reagire dei giapponesi, che usano a profusione una formula – “shikata ga nai” – il cui significato è “non c’è niente da fare” che continuare come se nulla fosse. “Aver paura? Sì, ma non serve a nulla” spiega Oya. Saito dal canto suo rivela che, per quanto il missile sia al centro delle conversazioni odierne tra i suoi colleghi, “nessuno realmente ha parlato di fermare il lavoro o sospendere le operazioni”.