Nordio e la riforma del sistema carcerario: detenzione differenziata e riduzione della custodia cautelare
Nasce la figura di un nuovo commissario per l’edilizia carceraria. Un approccio integrato per la prevenzione dei suicidi e poi sport, lavoro e riabilitazione
Il governo italiano ha recentemente intensificato gli sforzi per affrontare due problematiche cruciali legate al sistema carcerario: il sovraffollamento e il crescente numero di suicidi tra i detenuti. E’ quanto fa sapere il ministro della Giustizia Carlo Nordio, illustrando alcune iniziative intraprese per far fronte a queste emergenze, attraverso una strategia basata su interventi strutturali e misure preventive.
Un nuovo commissario per l’edilizia carceraria
Una delle iniziative chiave è l’istituzione di un commissario dedicato all’edilizia carceraria, il cui compito principale sarà accelerare la costruzione di nuove strutture detentive e la ristrutturazione di quelle già esistenti. Questo intervento mira a incrementare il numero di posti disponibili, contribuendo a ridurre il sovraffollamento che affligge molte carceri italiane.
Secondo Nordio, l’obiettivo non è soltanto quello di ampliare la capacità fisica delle strutture, ma anche di migliorare le condizioni di vita all’interno delle stesse. A tal fine, verranno adattati edifici inutilizzati, come caserme abbandonate, per ospitare detenuti e creare spazi idonei allo svolgimento di attività educative, sportive e lavorative. “Gli spazi disponibili nelle caserme dismesse”, ha dichiarato il ministro, “offrono un’opportunità unica per creare ambienti multifunzionali capaci di ospitare laboratori, palestre e altre strutture utili alla riabilitazione dei detenuti.”
La detenzione differenziata e la custodia cautelare
Un altro pilastro della strategia governativa riguarda la cosiddetta “detenzione differenziata”, con un’attenzione particolare ai detenuti tossicodipendenti. Come spiegato dal ministro, molte di queste persone necessitano più di cure che di punizioni. Per questo motivo, il governo sta collaborando con le comunità terapeutiche per trasferire questi detenuti in ambienti più adeguati al loro recupero, pur mantenendo un controllo statale. “Non possiamo trattare i tossicodipendenti come semplici criminali da punire,” ha affermato Nordio. “Sono spesso malati che necessitano di cure specifiche, e le comunità terapeutiche possono offrire il supporto necessario.”
Un’ulteriore misura è rivolta ai detenuti in attesa di giudizio, che rappresentano circa il 20% della popolazione carceraria. Poiché queste persone sono presunte innocenti fino a prova contraria, si sta lavorando per limitare il ricorso alla custodia cautelare, riducendo così il numero di detenzioni ingiustificate. “Troppo spesso,” ha sottolineato il ministro, “persone che finiscono in custodia cautelare vengono poi assolte, rendendo questa misura ingiustificata e penalizzante. Dobbiamo limitare questi casi e garantire una maggiore equità.”
Prevenzione dei suicidi: un approccio integrato
Il fenomeno dei suicidi in carcere rappresenta una piaga dolorosa e complessa. Con 87 suicidi registrati nel 2024, di cui l’ultimo avvenuto pochi giorni fa a Verona, la situazione richiede interventi urgenti. Il ministro Nordio ha evidenziato come la solitudine sia spesso un fattore scatenante, più che il sovraffollamento. Per questo motivo, il governo ha deciso di investire significativamente nell’assistenza psicologica. Oltre mille professionisti, tra psicologi e assistenti socio-psicologici, sono stati recentemente assunti per supportare i detenuti e monitorare i segnali di rischio. Questa rete di supporto è particolarmente importante nei momenti più critici, come l’ingresso in carcere o l’approssimarsi della scarcerazione, quando i detenuti possono essere più vulnerabili.
“Abbiamo investito risorse significative per rafforzare l’assistenza psicologica,” ha dichiarato Nordio. “È fondamentale captare i segnali di rischio e intervenire tempestivamente per prevenire gesti estremi. Spesso, infatti, i suicidi avvengono in due momenti particolarmente critici: subito dopo l’ingresso in carcere, quando il detenuto vive un forte shock, o poco prima della scarcerazione, in situazioni che appaiono incomprensibili.”
Nordio ha sottolineato che il lavoro degli psicologi è essenziale per comprendere le cause profonde di questi gesti estremi e per intervenire tempestivamente. Tuttavia, ha anche riconosciuto la complessità del problema, che non riguarda solo l’Italia, ma rappresenta una sfida comune a molti Paesi. “Questo è un fardello di dolore che condividiamo con altre nazioni. Non possiamo ignorarlo, ma dobbiamo affrontarlo con tutte le risorse disponibili.”
Il ruolo dello sport e del lavoro
Per migliorare la qualità della vita dei detenuti e prevenire episodi di autolesionismo, il governo punta anche su attività ricreative e formative. Lo sport e il lavoro, in particolare, sono strumenti efficaci per ridurre la tensione carceraria e favorire la riabilitazione. Tuttavia, per implementare queste attività sono necessari spazi adeguati, che il nuovo piano di edilizia carceraria mira a creare. “Lo sport e il lavoro deflazionano la tensione carceraria,” ha affermato Nordio. “Non è solo una questione di intrattenimento: queste attività aiutano i detenuti a ritrovare un senso di dignità e a prepararsi per il reinserimento nella società.”
Le caserme dismesse, ad esempio, offrono un’opportunità unica per riconvertire spazi inutilizzati in strutture multifunzionali, capaci di ospitare laboratori, palestre e altri ambienti dedicati. “Lavorare sugli spazi disponibili è una priorità,” ha concluso il ministro. “Solo con strutture adeguate possiamo garantire un percorso di recupero efficace e una gestione più umana del sistema carcerario.”
Il governo italiano, sotto la guida del ministro Nordio, sta affrontando con determinazione le sfide del sistema carcerario, adottando un approccio integrato che combina interventi strutturali e misure preventive. Sebbene i problemi del sovraffollamento e dei suicidi richiedano ancora tempo per essere risolti, i passi compiuti finora dimostrano un impegno concreto verso una gestione più umana ed efficiente delle carceri. La creazione di nuove strutture, l’attenzione alla salute mentale dei detenuti e la promozione di attività educative rappresentano segnali positivi di un cambiamento in atto, orientato non solo alla sicurezza, ma anche al rispetto della dignità umana.