Dopo cinque lunghi anni di attesa, dolore e speranza, la Cattedrale di Notre-Dame, emblema della cultura, della storia e della spiritualità francesi, riapre finalmente le sue porte. Il 7 dicembre 2024 rimarrà impresso come un giorno memorabile nella storia, non solo della Francia ma del mondo intero. La cerimonia, solenne e suggestiva, ha visto la partecipazione di leader internazionali, artisti, donatori e milioni di fedeli e curiosi che, anche a distanza, hanno seguito l’evento con il fiato sospeso.
L’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, ha simbolicamente inaugurato la rinascita dell’edificio bussando tre volte con una croce sulle maestose porte della cattedrale, in un rituale carico di significato. Subito dopo, le campane, che erano rimaste silenti dal tragico incendio del 15 aprile 2019, hanno ripreso a suonare, riempiendo l’aria di Parigi di un suono che è stato definito “musica di speranza”.
Tra i protagonisti della giornata, il presidente francese Emmanuel Macron ha rivendicato con orgoglio il successo del restauro, definendolo una dimostrazione di ciò che l’umanità può raggiungere quando unita da un obiettivo comune: “Abbiamo riscoperto ciò che le grandi nazioni possono fare: raggiungere l’impossibile. Notre-Dame oggi non appartiene solo ai francesi, ma al mondo intero”. Le sue parole hanno emozionato il pubblico presente e virtuale, rendendo omaggio al lavoro di migliaia di persone che hanno reso possibile il compimento di questa titanica impresa.
L’evento ha attirato una platea internazionale senza precedenti. Oltre 40 capi di stato e di governo hanno preso parte alla celebrazione, tra cui il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha condiviso un caloroso abbraccio con Brigitte Macron. Presente anche il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale ha avuto una breve ma significativa conversazione con Mattarella e con altri leader mondiali. Grandi applausi hanno accolto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, al centro di una standing ovation all’ingresso in cattedrale, simbolo di resistenza e speranza in un mondo segnato da conflitti e divisioni.
Tra gli ospiti di spicco non sono mancati esponenti di spicco del mondo della politica e della cultura. La serata si è conclusa con una cena di gala all’Eliseo, organizzata dal presidente Macron, che ha visto riuniti i protagonisti della giornata in un’atmosfera conviviale, segno di unità internazionale e celebrazione collettiva.
Anche Papa Francesco ha voluto partecipare simbolicamente a questo momento storico, inviando un messaggio carico di speranza e spiritualità. Nel testo, letto durante la cerimonia, il Pontefice ha ricordato il dolore vissuto cinque anni prima e il miracolo della ricostruzione: “Oggi la tristezza e il lutto lasciano il posto alla gioia, alla celebrazione e alla lode”. Un omaggio particolare è stato rivolto ai vigili del fuoco che salvarono la struttura dall’incendio, nonché alla generosità internazionale che ha permesso di finanziare i lavori di restauro. “Questo edificio è un simbolo di fede e di fratellanza umana, un’opera che ci ricorda quanto il passato e il futuro siano intrecciati”.
L’inaugurazione di Notre-Dame rappresenta molto più di un traguardo architettonico. È un messaggio di resilienza per un mondo spesso segnato da divisioni e difficoltà. Durante il suo discorso, Macron ha esortato tutti a ricordare la fragilità della condizione umana e l’importanza della solidarietà: “Questa cattedrale ci insegna che anche le ferite più profonde possono essere curate. Non dimentichiamo mai il lavoro collettivo, l’umiltà e la volontà che hanno reso possibile questo miracolo”.
La riapertura ha anche un profondo significato spirituale per i fedeli di tutto il mondo. La prima messa nella cattedrale restaurata si terrà l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, un’occasione per riflettere sul significato della fede e della comunità.
Il progetto di restauro ha richiesto un investimento complessivo di circa 700 milioni di euro, di cui una parte consistente è stata coperta grazie a donazioni di privati e aziende. Tra i principali donatori figurano alcune delle famiglie più facoltose di Francia, come gli Arnault (gruppo LVMH) e i Bettencourt (L’Oréal), che hanno contribuito con generosità. Le donazioni sono arrivate anche da ogni angolo del mondo, coinvolgendo più di 340.000 sostenitori.
Il lavoro di ricostruzione è stato completato in cinque anni esatti, rispettando la promessa fatta dal presidente Macron subito dopo l’incendio. Il restauro di Notre-Dame è stato uno dei progetti di conservazione più ambiziosi della storia moderna. Dopo l’incendio che devastò la struttura, il presidente Macron fece una promessa coraggiosa: riportare Notre-Dame al suo splendore entro cinque anni. La sfida, definita “folle” dallo stesso presidente, è stata affrontata con una dedizione e un’organizzazione senza precedenti.
La ricostruzione ha coinvolto oltre 2.000 artigiani specializzati, tra cui falegnami, scalpellini, doratori e restauratori, che hanno lavorato per più di 2.000 giorni. Tra le opere più complesse, vi è stata la ricostruzione della guglia centrale, progettata dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc nel XIX secolo, e il restauro delle famose vetrate gotiche. Per il consolidamento della struttura, sono state montate oltre 1.200 tonnellate di impalcature, mentre la pietra calcarea originale è stata estratta da cave locali per mantenere l’autenticità dei materiali. Notre-Dame non è solo un edificio; è un monumento alla resilienza, alla fede e alla capacità dell’umanità di unirsi per preservare ciò che è più prezioso.