La commissione europea ha adottato un nuovo elenco di 23 paesi terzi “ad alto rischio” per quanto riguarda il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento del terrorismo, a causa di “carenze strategiche” nei loro sistemi giuridici. L’elenco allarga a 11 nuovi paesi (fra cui Arabia Saudita, Panama, Portorico, Libia e Nigeria) la già esistente “lista nera” di 12 Stati stilata dalla Financial Action Task Force (Fatf), un organismo intergovernativo fondato nel 1989 per fissare e promuovere norme e misure di lotta al riciclaggio, il finanziamento del terrorismo e altre minacce all’integrità del sistema finanziario internazionale.
L’obiettivo della Commissione è più ambizioso di quello della Fatf e fa riferimento alle norme e i criteri più rigorosi della quinta direttiva Ue antiriciclaggio, in vigore da luglio 2018. L’iniziativa aiuterà le banche e gli altri soggetti nell’Unione sottoposti alla normativa antiriciclaggio a individuare i flussi sospetti di denaro, obbligandoli a effettuare controlli rafforzati (adeguata verifica) sulle operazioni finanziarie che coinvolgono clienti e istituti finanziari dei 23 paesi terzi ad alto rischio che figurano nell’elenco. Il nuovo elenco potrebbe però essere bocciato (a maggioranza qualificata) dagli Stati membri, alcuni dei quali preferirebbero evitare problemi con paesi terzi con i quali intrattengono relazioni sensibili. Nelle scorse settimane, secondo fonti di Bruxelles, si sono mossi in questo senso in particolare il Regno Unito e la Spagna, contrari all’inserimento nella lista rispettivamente dell’Arabia Saudita e della Spagna.
Così, in modo irrituale, prima ancora che la proposta fosse presentata dalla Commissione, un numero nutrito di Stati membri (Regno Unito, Spagna, Francia, Italia, Finlandia, Germania, Bulgaria e Grecia) ha già espresso un orientamento contrario alla nuova metodologia per la selezione dei paesi terzi, preferendo mantenere la lista già esistente. Tuttavia, i rappresentanti dei governi dell’Ue dovranno ora esprimersi ufficialmente entro un mese (prorogabile di un altro mese), e Vera Jourova, la commissaria europea per la Giustizia che si occupa del dossier, ha dichiarato a Strasburgo di “non aspettarsi” che ci sia una maggioranza qualificata dei paesi membri contro la nuova lista nera dell’Ue. “È la prima volta – ha osservato la commissaria – che questa nuova metodologia viene applicata in pratica, e non sono sorpresa dalle reazioni: capisco che per alcuni paesi ci sia una sensibilità politica riguardo alle loro relazioni estere, a dispetto del fatto che gli Stati membri hanno approvato questa legislazione e appoggiato la nuova metodologia l’estate scorsa. Credo che alla fine gli Stati membri esprimeranno comprensione per le motivazioni e la necessità” di approvare la lista, ha concluso Jourová.
In una nota la stessa commissaria ha dichiarato che nell’Ue “abbiamo le norme di lotta al riciclaggio più rigorose al mondo, ma dobbiamo assicurarci che il denaro sporco proveniente da altri paesi non penetri nel nostro sistema finanziario”. Jourova ha quindi invitato i paesi terzi inseriti nell’elenco “a colmare rapidamente le carenze riscontrate. La Commissione – ha assicurato – offre loro tutta la collaborazione necessaria a tal fine, nel nostro reciproco interesse”. Le 11 giurisdizioni aggiunte dalla Commissione alla “lista nera” sono: Afghanistan, Samoa americane, Guam, Iraq, Libia, Nigeria, Panama, Portorico, Samoa, Arabia Saudita, Isole Vergini americane. Questi Stati vanno ad aggiungersi ai paesi terzi già inseriti nella lista Fatf: Bahamas, Botswana, Repubblica popolare democratica di Corea, Etiopia, Ghana, Iran, Pakistan, Sri Lanka, Siria, Trinidad e Tobago, Tunisia, Yemen. askanews