Nuove norme Ue dal 2016 per aumento 1% annuo superfici vigneti

La Commissione europea ha pubblicato gli atti esecutivi delle nuove regole sugli impianti vitivinicoli nell’Ue, che erano state già approvate in linea di principio con la riforma della Politica agricola comune nel 2013, e che prevedono la possibilità per gli Stati membri di aumentare ogni anno dell’1% le superfici coltivate a vite, a partire dal primo gennaio 2016 (in Italia i vigneti coprono oggi poco meno di 65.000 ettari). Si mette fine così al regime dei diritti d’impianto, un sistema di quote simile a quello delle quote latte (che però limitava le superfici coltivate e non la produzione), restato in vigore dal lontano 1976. Al suo posto, viene istituito fino al 2030 un nuovo regime di “autorizzazioni” non trasferibili. Terminerà così anche, entro la fine dell’anno, il sistema di compravendita dei diritti di reimpianto dei vigneti, che l’Italia in particolare aveva cercato di difendere e mantenere fino al 2020, ma che ha trovato l’opposizione irremovibile della Commissione. In pratica, chi estirpava un vigneto conservava il “diritto di reimpianto” e poteva rivenderlo ad altre aziende. In Italia, dove vigeva un sistema di blocchi regionali (ora abrogato), i prezzi per i diritti di reimpianto erano carissimi e finivano con l’ostacolare i nuovi arrivati sul mercato, e in particolare i giovani agricoltori, che non potevano permettersi un grosso investimento iniziale. La compravendita potrà comunque continuare ancora fino alla fine dell’anno, e non oltre.

L’Italia applicherà il regime di transizione previsto dalle nuove norme, per cui i diritti di reimpianto non utilizzati e ancora validi al 31 dicembre 2015 potranno essere convertiti nelle nuove “autorizzazioni” non trasferibili se il produttore ne fa richiesta il 31 dicembre 2020. Il sistema dei diritti d’impianto aveva bloccato l’aumento delle superfici dei vigneti, poprio mentre negli ultimi anni aumentavano i consumi di vino al livello globale, e aumentava la concorrenza agguerrita dei produttori del nuovo mondo, soprattuto dal Cile, e poi Argentina, Australia e Sud Africa. “Il nuovo sistema dà flessibilità al settore vitivinicolo europeo per espandere gradualmente la propria produzione in risposta alla crescente domanda mondiale”, ha spiegato il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.

Secondo uno studio dell’ottobre scorso dell’italiana Cogea Srl (Consulenti per la gestione aziendale) citato dalla Commissione, nonostante la crescita in volume e in valore delle esportazioni di vino verso i paesi terzi che continua dal 2008, e un netto miglioramento della sua bilancia commerciale nel settore, l’Ue sta continuando a perdere quote di mercato a livello mondiale. Inoltre il consumo totale di vino è previsto in crescita fino al 2025, nonostatne una diminuzione nell’Ue. Il settore vinicolo europeo, dunque, in futuro dipenderà sempre di più dalle esportazioni nei paesi terzi. Un regime più stringente è previsto per i vigneti destinati alla produzione di vini di qualità Dop (Doc e Docg) e Igp, le cui superfici saranno limitate con decisioni delle autorità competenti nazionali o regionali degli Stati membri. In queste aree, si potrà decidere un aumento delle superfici coltivate inferiore all’1%, e applicare criteri di ammissione più stringenti, sotto il controllo dei consorzi di produzione.

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