L’Italia applicherà il regime di transizione previsto dalle nuove norme, per cui i diritti di reimpianto non utilizzati e ancora validi al 31 dicembre 2015 potranno essere convertiti nelle nuove “autorizzazioni” non trasferibili se il produttore ne fa richiesta il 31 dicembre 2020. Il sistema dei diritti d’impianto aveva bloccato l’aumento delle superfici dei vigneti, poprio mentre negli ultimi anni aumentavano i consumi di vino al livello globale, e aumentava la concorrenza agguerrita dei produttori del nuovo mondo, soprattuto dal Cile, e poi Argentina, Australia e Sud Africa. “Il nuovo sistema dà flessibilità al settore vitivinicolo europeo per espandere gradualmente la propria produzione in risposta alla crescente domanda mondiale”, ha spiegato il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.
Secondo uno studio dell’ottobre scorso dell’italiana Cogea Srl (Consulenti per la gestione aziendale) citato dalla Commissione, nonostante la crescita in volume e in valore delle esportazioni di vino verso i paesi terzi che continua dal 2008, e un netto miglioramento della sua bilancia commerciale nel settore, l’Ue sta continuando a perdere quote di mercato a livello mondiale. Inoltre il consumo totale di vino è previsto in crescita fino al 2025, nonostatne una diminuzione nell’Ue. Il settore vinicolo europeo, dunque, in futuro dipenderà sempre di più dalle esportazioni nei paesi terzi. Un regime più stringente è previsto per i vigneti destinati alla produzione di vini di qualità Dop (Doc e Docg) e Igp, le cui superfici saranno limitate con decisioni delle autorità competenti nazionali o regionali degli Stati membri. In queste aree, si potrà decidere un aumento delle superfici coltivate inferiore all’1%, e applicare criteri di ammissione più stringenti, sotto il controllo dei consorzi di produzione.